venerdì 19 agosto 2016

Cenni Storici Del Palazzo Sannicandro di Via Stella N°120 in Napoli e del Santuario adiacente,Maria S.S. della Stella e Convento dei P.P. Minimi .

       

Antonio Varrica
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Cenni  storici  del  Palazzo Sannicandro,già di  Marzio Carafa della Stadera IV Duca di  Maddaloni   

 Questo Palazzo viene ricordato come "Palazzo dei Principi di Sannicandro"in quanto appartenuto dal 1715 e per oltre due secoli alla Famiglia Cattaneo Della Volta Paleologo 


Carafa della Stadera
Duchi di Maddaloni


Cattaneo Della Volta Paleologo
Principi di Sannicandro


Scopo di queste  righe  è quello di  “sintetizzare" in un unico  documento di facile lettura”, le informazioni  su questo palazzo ricco di vicende storiche


"SE LE MURA POTESSERO PARLARE"

Queste antiche mura,sono "impregnate dalla vita di chi ci ha preceduto" testimoni "nel corso dei secoli"di eventi a volta tragici, pertanto "tutti noi che ci abitiamo",le dobbiamo trattare con il rispetto che meritano consapevoli,di vivere in un luogo carico di forze antiche e misteriose

Ai bordi del lungo e vasto terrazzo del Palazzo Sannicandro (terrazzo di 800 metri quadri),che iniziando da via Stella N°120,svoltando poi in Via S.Nicandro , termina su una pregevole ringhiera in ferro battuto del 1700,posta alla fine del terrazzo, che prospetta su via A.Villari,erano collocati su basi di piperno,numerosi busti Marmorei
Opere pregevolissime,realizzate da Scultori di grande rilievo tra cui, Giuseppe Sanmartino,"Sculture oggi Scomparse" raffiguranti personaggi delle Famiglie che sono state proprietarie del Fabbricato
" Ma i reperti Rubati dal Palazzo Sannicandro ,non  portano fortuna "
  




                      I Proprietari storici del Palazzo di Via Stella N°120 -Napoli- 

    1585 - Marzio Carafa IV Duca Di Maddaloni  (Fondatore)
    1656 - Marchesi  D'Avalos 
    1665 - Gaspare Roomer (Banchiere Fiammingo)
    1674 - Monastero di S.Maria Maddalena De' Pazzi
    1684 - Carlo Caracciolo  Duca di  Airola,marito di Eugenia Cattaneo 
                sorella di Baldassarre Cattaneo 2° Principe di Sannicandro 
    1709 - Carlo Caracciolo muore senza eredi,il palazzo passa a sua sorella,Antonia 
               Caracciolo,moglie di Giambattista di Capua Principe della Riccia,il loro figlio
               è Bartolomeo V Conte di Montuoro,che sposa nel 1712,Anna Cattaneo figlia di
               Baldassarre Cattaneo.   
    !715 -  Baldassarre Cattaneo Della Volta Paleologo 2° Principe di Sannicandro,acquista da 
                Antonia Caracciolo,(sua consuocera) ,il Palazzo alla Stella.
    1717 - Domenico Cattaneo 3° Principe di Sannicandro,sposa Giulia di Capua 
               Duchessa di Termoli e abita nel Palazzo alla Stella*,con il Padre Baldassarre e la Zia
               Eugenia rimasta vedova nel 1709 di Carlo Caracciolo. 
               * quando gli impegni di corte lo permettevano, abitava a Villa Giulia
                 
                
                           

         I Principi di Sannicandro che dal 1715 "sino alla fine del 1800" abitarono stabilmente
                                                            in questo fabbricato :

        Baldassarre Cattaneo Della Volta  Paleologo 2°Principe di Sannicandro             1660/1739
        Domenico Cattaneo Della Volta Paleologo 3° Principe di Sannicandro               1696/1782
        Francesco Cattaneo Della Volta Paleologo 4° Principe di Sannicandro                1721/1790
        Augusto Cattaneo Della Volta Paleologo 5° Principe di Sannicandro                   1752/1824
        Francesco Cattaneo Della Volta Paleologo 6° Principe di Sannicandro                1744/1833
        Mariano Augusto Cattaneo Della Volta Paleologo 7° Principe di Sannicandro    1797/1860
        Francesco Cattaneo Della Volta Paleologo 8° Principe di Sannicandro                1844/1875

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 1    
Napoli,L'edificio di Via Stella n°120, è riportato al catasto sezione STE foglio 6 particella 169
Questo  fabbricato di epoca cinquecentesca / seicentesca,edificato sul pendio naturale di Via Stella è ubicato nel perimetro del centro storico di Napoli è stato oggetto di lavori di miglioramento statico e restauro architettonico ai sensi della legge 14.05.1981 n°219 su immobile sottoposto alle disposizioni di tutela previsti dal decreto legislativo 29.10.99 n°490 titolo I,ex legge 01.06.39 n°1089,giusto parere favorevole con nulla osta prot. n°19032 del 13.06.94,parere di larga massima favorevole  del 05.03.01 prot. n°7704 e parere definitivo e nulla osta prot.14115 del 30.05.01 della Soprintendenza per i beni Ambientali ed Architettonici di Napoli,nonchè visto di congruità,rilasciato dalla Soprintendenza per il patrimonio Storico,Artistico e Demoetnoantropologico di Napoli del 30.11.2001 con prot. 20908 per il restauro degli affreschi rinvenuti sotto la volta di ingresso del fabbricato (vedi nota 2).


- 1.1  ( vedi nota 1)
Da notizie storiche,emerge,che l'edificio in oggetto,non era apprezzato per le sue linee architettoniche,tanto che veniva definito mancante di massa e di buona distribuzione e ancora"si presenta alquanto tozzo e privo di ornamenti,nonostante avesse un vasto cortile,un vasto portale,e una bella scala, "Ma se difetta d'architettura, non fa difetto la Sua Storia".
L'edificio nella seconda metà del cinquecento era suntuosissimo,aveva stalle,appartamenti adornati di splendidi arazzi e mobili di rara fattura.

Il fabbricato ha sviluppo planimetrico irregolare,occupa la testata dell'insula compresa tra via A.Villari (che è sottoposta di circa dieci metri a via Stella),via Gradini S.Nicandro,dalla quale ha accesso.
Il prospetto principale affaccia su via Stella,con i gradini S.Nicandro con quello laterale,la via A. Villari con quello posteriore ed il restante è contiguo ad altro fabbricato di minore altezza.
Lo sviluppo planimetrico è irregolare,è composto da tre piani simili fuori terra,oltre il piano terra e quello ammezzato sulla via Stella,mentre posteriormente,sulla via A.Villari,da altri due piani,di minore superfice,sottostanti quello di terra,così come precedentemente definito,con una superfice coperta lorda per piano medio di oltre 475 metri quadrati ed una altezza fuori terra di circa diciassette metri a monte e di oltre diciannove metri a valle.
Sul piano delle coperture,parzialmente a tetto e restante piano,si erge un ulteriore piano di superfice  contenuta solo su di un'ala dello stesso. (32), (lato nord,Est fabbricato).
L'edificio occupa la testata dell'insula compresa tra le vie su elencate,posizionato infatti a cavallo di un salto di quota  del suolo tra via Stella e la via A.Villari e tale variazione è visibile dalle quote altimetriche riportate sulle planimetrie al mille del Comune di Napoli,quasi dieci metri (più precisamente:sui gradini S.Nicandro,a monte,risulta una quota di ml 59,8 e a valle di ml 49,4).
Il prospetto su via Stella possiede maggiore carattere architettonico decorativo degli altri due:un ingresso ampio,con portale bugnato a tutto sesto,lateralmente arricchito da due semicolonne scandite da bugnature continue orizzontali che caratterizzano tutta la parte basamentale del prospetto fino al primo ordine,e da ceppi di pietra di dimensioni notevoli.
Il primitivo portone ligneo fu sostituito nel corso del restauro del fabbricato, (anno 2002).
Alla fascia basamentale bugnata,delimitata da una cornice marcapiano a semplice modanatura,segue l'intonaco liscio dei piani superiori,le cui aperture sono sottolineate da cornici mistilinee,timpani piani e tavole di piperno sagomate;il cornicione dentellato chiude superiormente l'edificio.
La zona interna è caratterizzata da una successione assiale di androne-cortile quadrato-passaggio archivoltato-spazio rettangolare.
Lo spazio rettangolare è diviso in nove campate con quattro pilastri centrali,volte a vela e a crociera,impostati su archi murari,chiudono superiormente le nove campate,di cui una, Alterata da una Superfetazione. 
Alla configurazione volumetrica a blocco esterna,quindi,si contrappone una maggiore articolazione interna alla quale contribuiscono anche le scale :due principali ed una secondaria a due rampe.
Il prospetto su via Stella possiede maggiore carattere architettonico decorativo degli altri due:alla fascia bugnata basamentale segue l'intonaco liscio dei piani superiori le cui aperture sono sottolineate da cornici mistilinee,timpani piani e tavole di piperno sagomate,il cornicione dentellato chiude superiormente l'edificio.
L'accesso è segnato dal portale bugnato ,lateralmente arricchito da colonne bugnate anch'esse e da cippi di pietra di dimensione notevoli,tutta la pavimentazione della zona interna è costituita da blocchi di piperno posti a cardamone riquadrati da blocchi a lista.
Altri elementi di piperno sono rilevabili all'interno degli spazi comuni:un pozzo (15) a pianta poligonale posto nel passaggio tra il cortile e lo spazio archivoltato,un piccolo sedile nell'androne e basi scanalate con maniglioni sulle pareti dello spazio archivoltato.
Ai livelli superiori si accede mediante una scala prospiciente il cortile,che si sviluppa con piani di sosta su volte a crociera e rampanti su volte a botte,contornata per tre lati da muratura d'ambito e per il quarto da uno sporto sul cortile stesso con tre scansione;nella zona centrale quattro pilastri delimitanti un vuoto centrale.
Sulla zona di fondo,degli ambienti voltati,è presente una seconda scala del tipo monumentale,da cui si accede solo ad un piano;è caratterizzata da un'invito basamentale con volute in piperno e da balaustra sorretta da elementi torniti,scanditi ogni cinque,da pilastrini quadri con terminali semicircolari,anch'essi,in piperno.
La struttura portante verticale dell'edificio è in muratura di tufo,quelle orizzontali originarie in solai lignei (in travi di legno e paconcelli)e a struttura a volta in muratura per il piano terra e per la scala,oltre ad alcuni rifacimenti in travi di ferro e tavellonato di laterizio. 
Le coperture a tetto sono costituite da strutture lignee in travi e tavolato,con sovrastante manto di tegole.
L'edificio oltre alle Superfetazioni già citate,dai vari sopralluoghi effettuati,se ne sono riscontrati      
molte altre,per cui è indispensabile che di volta in volta si interviene,si dovrà considerare la possibilità di modificare o eliminare le alterazioni riscontrate. (32)

Note:

Le informazioni cui al punto 1,sono del Comune di Napoli,quelle al punto -1.1,sono uno stralcio della descrizione del fabbricato di Via Stella 120,fatta dal Dott.Architetto Tobia Di Ronza (Soprintendenza Napoli),protocollo 22770 del 28/07/2000,della pratica di vincolo dell'edificio e Prot.1932 .

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-Punto 2

L’impianto distributivo "ancora esistente nel palazzo", è sintetizzabile in due distinte parti che lasciano intendere quale fosse lo sviluppo nel tempo della dimora dei Carafa di Maddaloni.
Edificio cinquecentesco  primo cortile:

Facciata su Via Stella con portale d’ingresso composto con colonne bugnate in piperno attribuite ai Vanvitelli  (Padre e Figlio), il portale del vestibolo in piperno grigio vesuviano ancora oggi,  conserva in parte affreschi nella volta a botte, la scala a destra  è originaria alla costruzione del fabbricato.





Dettagli scala monumentale

Edificio seicentesco  secondo  cortile: androne con grande cortile coperto e  scala monumentale per il piano nobile.

Di particolare interesse risulta la soluzione del porticato, con volte, a vela innestate su  grandi pilastri non riscontrabili in altre dimore Napoletane.


La scala nobile con pettorate e palagusti di piperno con volte, un tempo decorate, probabilmente da Gaetano Magri,termina in una loggia coperta  da volta a vela,sorvegliata da due garitte con ampia veduta sulla valle della Sanità, sulla collina di Capodimonte  e del Vesuvio, la  porta a fronte alla scala monumentale,era l’ingresso (6) del vasto salone di rappresentanza  dell’appartamento nobile,una volta con pareti affrescate,stucchi dorati; al soffitto di questo ampio salone un grande dipinto,olio su tela, del  Solimena (note 4 ,14) lungo quarantaquattro palmi e largo ventidue (mt.11,63x5,81)  alle pareti, quadri dei più importanti pittori del tempo formavano la galleria d’arte, collegata alle altre stanze dell’appartamento e all'alcova del principe il cui soffitto era affrescato da Michelangelo Schilles. 




Scala monumentale di accesso al piano nobile


Nella stanza da letto del Principe,"in origine affrescate da Giovanni Balducci,con scene di battaglie in ricordo delle doti di valoroso guerriero del Duca Marzio Carafa,nominato capitano Generale dal vicerè Duca di Ossuna era presente un “pregevole letto in muratura” con colonne tortili in marmo,baldacchino, decorato con pinnacoli e soffitti in legno dorato. (5)

L’appartamento  prende luce da ampi  balconi, che affacciano su di una loggia interna  scoperta ,(chiusa da portone sino a gli anni 70), che collega le due parti del palazzo e da tre aperture con volta  ad arco,che danno su di un vasto terrazzo  con  vista del Vesuvio  e da un balcone che affaccia sulla collina di Capodimonte e da altri balconi che guardano su Via Stella e nel cortile interno del fabbricato.



Marzio Carafa IV Duca di Maddaloni acquistò nel  1585 da Fabrizio Cardito per la somma di 3700 Ducati un fabbricato con annesso ampio terreno e giardino sul colle della Stella.      



Il Duca pensò di edificare in quel luogo il palazzo per la Sua residenza  e  poiché  era  anche allevatore di razze scelte di cavalli, necessitava di ampi spazi coperti per la movimentazione degli stessi e di  locali per le rimesse  delle carrozze che utilizzava per recarsi nei  feudi di Sua proprietà.
Pertanto  costruì  un nuovo fabbricato, vi fece scuderie per trenta cavalli e locali per la custodia delle carrozze,pozzi  di adduzione per il rifornimento idrico,grandi appartamenti adorni di arazzi e di mobili preziosi,i lavori d iniziarono nel 1587 e terminarono nel 1598,i responsabili del cantiere erano:
Mastro  Annibale  Ligoro (muratore),Paolo Saggese  (piperniere), Camillo Terracciano (tagliamonte) .

  • Decoratore: Giovanni Balducci (a cui furono pagati 300 ducati ),
  • Ingegneri:  Onofrio  Tango , Paolo Papa.

Il Duca di Maddaloni Marzio Carafa e il suo figlio primogenito Diomede dal 1606 vissero in questo palazzo.

1
affreschi n°1,2,3,4 ,sotto la volta dell'androne, con decorazioni grottesche e richiami esoterici di protezione del fabbricato  (2)

2

3



 N° 5,6,7,8, quello che rimane degli affreschi della galleria, (note 3 / 6) 


5

6

7


8










9  (note 4,12,14)


10 (vedi note 4,12,14)


11 (vedi note 4,12,14)




  nuovo portone ligneo installato nel 2002 



Stemma della famiglia Cattaneo Della Volta Paleologo sotto la volta di ingresso del palazzo lato Via S. Nicandro N°32,questa ala del fabbricato ospitava l'amministrazione dei feudi dei Cattaneo, una parte degli appartamenti erano dati in fitto a visitatori/ospiti/delegazioni che intrattenevano rapporti commerciali nel Regno di Napoli  

L'arma araldica dei Cattaneo Della Volta (ramo Napoletano di San Nicandro),si è andata sviluppando a partire dal Principe Domenico,lo stemma sormontato dalla corona di Principe,presenta fasce alternate d'argento e d'azzurro su cui è caricata un'aquila nera ad ali spiegate,sotto la quale al centro dello scudo è posto un palo troncato con croce d'argento in campo rosso (Paleologo) ai cui estremi si affrontano quattro lettere "B" mentre più sotto il tronco si chiude con bande traversali d'argento e di rosso (Della Volta) il ripetuto segno alfabetico " B" sta a rammentare le antiche virtù o benevolenza della Casata che la tradizione Famigliare identifica in "Buona fama,Bontà, Bellezza, Beneficenza".

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Ingresso dell'appartamento nobile dove (al soffitto), era la grande tela del Solimèna,(fotoN°9) che raffigurava le Virtù dei Cattaneo Della Volta Paleologo (del ramo Napoletano di Sannicandro) le foto 10 e 11 sono dettagli del dipinto.


Scala  monumentale

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Francesco Proto Carafa duca di Maddaloni ( Napoli 22/03/1821/Napoli 25/04/1892 )
deputato al Parlamento Italiano,il 20 Novembre 1861,presentò una violenta e accorata mozione
in cui denunciava i metodi utilizzati dai piemontesi per occupare il Meridione e tutti i disagi
relativi all'annessione




Nel corso della rivolta Napoletana anti Spagnola, il “10 Luglio 1647”una gran folla di popolo proveniente dalla zona di piazza Mercato,assaltò il Palazzo di Via Stella per saccheggiarlo,ma il Palazzo fu difeso e l’attacco respinto,due giorni dopo il “12 Luglio” Masaniello  con gran seguito di insorti,attaccò nuovamente  l’edificio ma i suoi difensori  dovettero cedere, "grazie anche al tradimento di un servitore dei Carafa",tutti coloro che abitavano nel palazzo e che formavano la piccola corte dei Carafa, servitori,paggi,musici,furono massacrati,compresi i cavalli nelle scuderie,il Palazzo fu saccheggiato e tutto ciò che vi era di prezioso fu portato via compresa una carrozza coperta di lamine d’argento ed ornamenti d’oro valutata in 15.000 scudi utilizzata dal Duca in occasione delle sue nozze,Masaniello in persona distrusse con alabarda e mazza,mobili e altri oggetti preziosi e con la  spada tagliò la testa di due tele, raffiguranti il duca di Maddaloni e di suo Padre e infilò la spada nei loro occhi (26).
Ma il bottino più ricco fu trovato nei vicini conventi di S.Maria della Stella e degli Agostiniani scalzi dove il Duca aveva creduto di mettere al sicuro la sua roba più preziosa (28).
Dopo il saccheggio il palazzo fu occupato da una turba di straccioni che distrussero quel poco scampato all'incendio appiccato dai rivoltosi.

Il  10 Luglio i rivoltosi, uccisero Giuseppe Carafa, fratello del Duca di Maddaloni Diomede, Giuseppe Carafa, fu decapitato da Michele de Santis (di professione macellaio) , al cadavere,  fu amputato un  piede,la testa di Giuseppe Carafa  fu fissata su di una picca e portata a Masaniello in piazza mercato, (che ricompensò il de Santis con mille scudi), quindi posta in una gabbia insieme, al piede tagliato,la gabbia ,poi fu portata a porta S:Gennaro e appesa sotto l'arco,dopo giorni fu rimossa da : Scipione Ristaldo,Geronimo Carafa e Geronimo Laudato che provvidero a dare sepoltura ai resti del duca Giuseppe Carafa nella chiesa di S. Giovanni in Portico. (16)
Michele de Santis tempo dopo, fu fatto arrestare dal Duca di Guisa (Enrico II di Lorena Duca di Guisa) e tradotto ad Aversa,fu arso vivo dentro un forno.
Il Duca di Maddaloni ottenne inoltre, l'esilio dal Regno per i popolani (e le loro famiglie fino alla quinta generazione) che avevano partecipato indirettamente all'omicidio di Don Giuseppe Carafa.(18)
 Masaniello fu ucciso il 16/07/1647, in una delle celle del convento del Carmine con una serie di archibugiate, ( pochi giorni dopo che aveva fatto uccidere Giuseppe Carafa e assaltare il palazzo di via Stella,facendo massacrare persone e cavalli ) (19,17) , il corpo di Masaniello fu decapitato,trascinato per le strade di Napoli e gettato in un fosso tra porta del Carmine e Porta Nolana,la testa fu portata al vicerè come prova della sua morte.
Il servitore dei Carafa che con il suo tradimento aveva reso possibile l'assalto del palazzo di via Stella fu ucciso dagli  stessi insorti che gli tagliarono la testa.
Gli oggetti preziosi proveniente dal saccheggio del Palazzo di via Stella furono portati nel castello del Carmine da Gennaro Annese, uno dei capi popolo che assaltarono il Palazzo e che se ne impadronì
Gennaro Annese fu poi arrestato e processato e il 20 Giugno 1648, decapitato in Castel Nuovo,la sua testa conficcata in cima ad un palo fu esposta di fronte al torrione. (17)
Dopo questi eventi "il palazzo di via Stella" fu denominato dal popolo il "Palazzo degli Spiriti" nome col quale è ricordato.

Domenico Gargiulo,detto "Micco Spadaro",uccisione di Giuseppe Carafa (17)
Domenico Gargiulo,detto "Micco Spadaro",presunto ritratto di Masaniello (17)



Michelangelo Cerquozzi (1602 / 1660 ),la rivolta di Masaniello
in piazza Mercato ,Napoli 7 Luglio 1648



Secondo androne con grande cortile coperto

Dell'uccisione e dello scempio del corpo di Giuseppe Carafa esiste testimonianza  grazie al quadro di Micco Spadaro,esposto nel museo di S.Martino.

Il Duca di Maddaloni cessata la rivoluzione non abitò più in questo palazzo e nel  1656 acquistò un palazzo in via Toledo dai Marchesi D’Avalos  dando in permuta il Palazzo della Stella e una masseria a Posillipo.


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(15) Pozzo a pianta poligonale

Il Palazzo di via Stella,nel 1665, viene valutato in 12500 ducati
I D’Avalos rivendettero poi il palazzo della Stella, al banchiere Olandese Gaspare Roomer che era  un grande collezionista di quadri di autori fiamminghi e del seicento napoletano,Gaspare Roomer eliminò i danni provocati da Masaniello e  nel 1668  restaurò il fabbricato  ampliandolo ulteriormente realizzando il porticato multiplo in successione ed in quota col cortile primitivo della fabbrica fino ad estendere la costruzione originaria sino al vico Tagliaferri,(ora Via A.Villari) responsabile dei lavori Ing. Onofrio Tango.
Una parte importante della pinacoteca di Gaspare Roomer fu ospitata nella galleria di questo fabbricato.
Sono documentati  lavori  per circa 1400 ducati a partire dal 1668 fino al 1672 affidati all’Ing. Onofrio Tango.
Note su Gaspare Roomer da Wikipedia
Intorno agli anni sessanta il successo economico di Roomer si concretizza con l'acquisto del palazzo del Principe di Sannicandro, in via Stella a Napoli, dove spostò la sua collezione. La galleria Roomer continuò a crescere nel corso degli anni fino a raggiungere, al giorno della morte di Gaspar, nel 1674, il numero di 1.100 quadri circa. Il testamento post-mortem redatto su volontà pregresse del Roomer consentì di dividere l'eredità accumulata tra il convento di Santa Maria Maddalena de' Pazzi, complesso religioso in cui l'unica figlia (morta due anni prima del padre) divenne badessa, a cui andarono gran parte delle opere, e la famiglia degli amici e soci Vandeneynden, a cui andarono circa 20 pezzi (in precedenza gli furono dati in donazione già altre 50 tele). Nonostante il lascito, tuttavia, i dipinti della collezione si dispersero per tutta Europa venendo accaparrati da altri collezionisti attenti all'arte, come fece il viceré di Napoli in carica dal 1683 al 1687 Gasparo de Haro y Guzman VII marchese del Carpio, in quanto la rinomata galleria interessava a molti nobili del tempo.





Ingresso Palazzo Sannicandro di Via Stella 120 Napoli
                                                          Colonne Bugnate in piperno

Dopo la morte del Roomer : (03/04/1674), nel palazzo furono inventariati circa 1100 dipinti tra oggetti sacri,nature morte, paesaggi,ritratti,disegni  ecc,tutte opere dei maggiori artisti : da Falcone a Vaccaro,da Preti a   Giordano , Rubens, Ribera,Battistello Caracciolo,Vouet e di altri artisti.
I maggiori beneficati del suo testamento furono l'ospedale di S.Maria degli Incurabili,nominato erede universale ,con un legato di 200.000 Ducati; (24) una parte dei dipinti della ricchissima collezione furono ereditati da Ferdinand Vandeneynden, (22) altro mercante fiammingo,che insieme al padre formò a Napoli una cospicua raccolta di opere di pittori locali,altre opere, sono poi arrivate,nei più importanti musei Europei e in collezioni private.
Stralcio :  La collezione di Gaspar Roomer era composta da capolavori della pittura Napoletana del seicento e da disegni e comprendeva opere del Battistello,Ribera,Stanzione e Falcone a cui si aggiunsero altre degli artisti Cavallino,Gargiulo Andrea Vaccaro,Preti e Giordano oltre ad un dipinto come il "Banchetto di Erode" di Rubens,Roomer favorì la circolazione di opere di artisti locali  ( e dei loro disegni),in particolar modo verso i paesi bassi (sua terra di origine),dopo la Sua morte,diversi dipinti della Sua ricchissima collezione furono ereditati da Ferdinand Vandeneynden che insieme al padre Jan, formò a Napoli una cospicua raccolta di opere di pittori locali e di stampe. ( 35 )
Il palazzo di via Stella 120 e altre proprietà,andarono alle suore Carmelitane del monastero di S.Maria Maddalena De' Pazzi (prima si chiamava del Sacramento) dove la figlia (unica) del Roomer era stata Badessa col nome di Suor Maria Maddalena e dove era morta due anni prima del Padre Gaspare.
Gaspare Roomer era devotissimo di S.Maria Maddalena De'Pazzi,(Santa Fiorentina 1566/1607) e  ne diffuse il culto a Napoli,per quest'ordine il Roomer spese in 30 anni 75.000 (24) Ducati
Gaspare Roomer fu sepolto nella chiesa del convento Carmelitano di S.Maria della Vita, (attuale ex ospedale S. Camillo) di cui era stato tra i maggiori benefattori e al quale aveva donato 9000  (24) Ducati e in cui aveva fatto erigere una cappella intitolata a Santa Maria Maddalena De' Pazzi, collocandovi il Suo monumento funebre purtroppo oggi andato perduto. (20/21)

Ecco 2  famose opere di grandi maestri di proprietà di Gaspare Roomer che facevano parte della Sua ricchissima collezione.

                                                                                
    
                        Peter Paul Rubens 1635/38 ,banchetto di Erode,(Edimburgo National Gallery) 

                                                                                   

                              Josè De Ribera 1626, Sileno Ebro,Napoli Museo di Capodimonte

                                                                                      

 Nel  1684 il Monastero di S.Maria Maddalena De' Pazzi,vendette  il Palazzo di via Stella al Duca D’Airola Carlo Caracciolo,marito di Eugenia Cattaneo,(1658/1732) sorella del Principe Baldassarre Cattaneo,Carlo Caracciolo ,morì nel 1709 senza eredi,il Palazzo passa a sua sorella Antonia Caracciolo moglie di Giambattista Di Capua Principe della Riccia,il loro figlio è Bartolomeo V  Conte di Montuoro che nel 1712,sposa Anna Cattaneo,figlia di Baldassarre Cattaneo 2° Principe di Sannicandro
Dal 1715 il Palazzo è di Baldassarre Cattaneo della Volta 2° Principe di Sannicandro,che lo acquista dalla sua consuocera ,Antonia Caracciolo.
Nel 1755 Domenico Cattaneo  3° Principe di Sannicandro,(quando Re Carlo III partì per la Spagna),fu nominato dal Re Carlo III, Ajo di tutti i suoi figli e primo reggente del piccolo Ferdinando I.

                                                                               

                                                                               


                                                         S.Maria Maddalena De' Pazzi

 Tradizionalmente i Protettori del Palazzo "Sannicandro alla Stella" sono : La Madonna della Stella S.Giuseppe, S.Michele Arcangelo, S.Francesco da Paola, S.Nicola di Bari, Santa Maria Maddalena De' Pazzi, S.Nicandro, S.Marciano, Santa Daria,San Gennaro , Sant Emidio.
               
                                                                                  

            La tomba di Gaspare Roomer nel convento Carmelitano di S:Maria della Vita alla Sanità

Il convento Carmelitano S.Maria della Vita fu eretto nel 1631 nella adiacenza di una cappella preesistente risalente al 1577,e di una chiesa paleocristiana dedicata a S.Vito,molte erano le opere di famosi artisti nella chiesa annessa tra cui quelle di Domenico Antonio Vaccaro,Luca Giordano, Paolo de Matteis ecc.,il convento è ubicato nell’area dell’ex ospedale per colerosi e anziani con malanni cronici S.Camillo,attualmente è un centro di recupero per tossicodipendenti e di ospitalità per i senza fissa dimora sotto questo complesso la tradizione colloca le catacombe di S.Vito .

Nel 1807 Chiesa e convento,furono ceduti a privati che vi installarono prima una fabbrica di candele,poi di porcellana,in seguito la struttura fu recuperate per ospitare l’ospedale S.Camillo.

Gaspare Roomer, ricco banchiere di Anversa,e collezionista di quadri,acquistò dal  Marchese del Vasto,Ferrante Francesco D’Avalos, nel 1665, il fabbricato di via Stella 120,riparò i danni creati da Masaniello quando assaltò il palazzo e lo ampliò,costruendo il colonnato a volte ,ed estendendo l’area del fabbricato, sino ai confini attuali di via A.Villari,in questo palazzo Egli pose  la sua ricchissima collezione di quadri dei più prestigiosi artisti del tempo : A,Falcone,Vaccaro,Preti,L.Giordano,Rubens,Battistello Caracciolo,Vouet e molti altri,quadri che adesso sono nei più importanti musei Europei e di collezioni prestigiose.

La figlia (unica) di Gaspare Roomer  prese il velo col nome di Suor Maria Maddalena nel monastero carmelitano del Sacramento,( via S.Rosa 290 ), di cui poi diventò Badessa,il Convento del Sacramento poi fu intitolato a S.Maria Maddalena De’ Pazzi ,Santa Fiorentina (1566/1607) a cui il Roomer era particolarmente devoto e di cui ne diffuse il culto a Napoli,Gaspare Roomer spese in 30 anni per questo Ordine 75.000 ducati ,la Figlia di Gaspare Roomer morì  nel 1672,due anni prima del padre.

 Gaspare Roomer  fu seppellito nel monumento funebre che si era fatto costruire, nella cappella di S.Maria Maddalena De’Pazzi ubicata nella chiesa del convento Carmelitano di S.Maria della Vita al quale aveva donato 9000 scudi ,in seguito di questo monumento,non rimase più niente,all’interno della chiesa quello che resta è in parte l’altare Maggiore e l’altare della terza cappella a destra,le strutture del convento sono molto alterate nel  chiostro è presente un’edicola con un dipinto raffigurante una Madonna,e ruderi di una scala in piperno. 

Gaspare Roomer morì il 03/04/1674,il maggior beneficato del Suo testamento fu l’ospedale di S. Maria degli Incurabili,nominato erede universale,con un legato di 200.000 ducati,il fabbricato di via Stella e altre proprietà andarono alle suore Carmelitane dove la Figlia del Roomer era stata Badessa,le quali rivendettero il palazzo di via Stella al Duca di Airola ,Carlo Caracciolo e da questo poi pervenne alla Famigli Cattaneo Principi di Sannicandro nel 1715.

La ricchissima raccolta delle opere d’arte della collezione Roomer furono ereditati da Ferdinando Vandeneynden ,commerciante Fiammingo e collezionista di quadri.

37


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Il  Principe Baldassarre Cattaneo intraprese i lavori di restauro più significativi nella storia del Palazzo,il portale di piperno pare sia stato fatto lavorare dal Vanvitelli (Padre e Figlio)anche se non c’è certezza del loro intervento,sicuro invece il contributo di Francesco Solimèna e Luca Vecchione nelle decorazioni e nella ristrutturazione del palazzo.
I  lavori di ristrutturazione e di restauro del fabbricato iniziarono nel 1724 e terminarono nel 1730 i lavori furono eseguiti sotto la direzione dell'ing/ arch. Luca Vecchione ,collaboratore di  Luigi Vanvitelli e di Francesco Solimèna per le decorazioni.



colonne bugnate in piperno grigio vesuviano attribuite ai Vanvitelli (Padre e Figlio)


Portone di ingresso del Palazzo Sannicandro alla Stella



   Gaspare Roomer,(Anversa 1596,Napoli 03/04/1674)
Il Roomer nel suo testamento lasciò il palazzo alla Stella alle monache di S.Maria Maddalena
del S.S. Sacramento,dalle quali dieci anni dopo,nel 1684 fu venduto al duca di Airola Caracciolo
poi pervenuto ai Cattaneo di Sannicandro
Gaspare Roomer fu seppellito nella chiesa di Santa Maria della Vita (21), (28) da lui ampliata e 
arricchita,sul suo sepolcro nella crociera al lato dell'Evangelo,fu messa la sua statua di marmo
con questa iscrizione :

GASPARE ROOMER
ORTU ANTVERPIENSI DIUTURNO INCOLATO PARTHENOPEO
INTEGERRIMO AC SUMMA PIETATE PRAEDITO VIRO DIVAE
MARIAE MAGDALENA E FLORENTIA OMNI AEVO FLORENTISSIMI
CARMELI ALUMNAE NON MINUS MUNIFICO QUAM RELIGIOSO
CULTORI  NON EXTINCTO SED IN DOMINO OBDORMIENTI
RELIGIOSI TANTAE EROINAE FRATRES GRATI ANIMI MONUMENTUM P.P.
ANNO A PARTU VIRGINIS MDCLXXIV



Architetto Luigi Vanvitelli (17)

Nel  1725 i riggiolari Domenico  Attanasio e Giuseppe Barberio realizzano un pavimento di “riggiole spetenate” nella galleria dell’appartamento del principe.  
Nel  1730 il falegname  maestro Angelo Antonio De Blasio,esegue le cornici per le porte dell’alcova del Principe secondo disegno di Francesco Solimèna e per altri fregi che ha realizzato nei vari appartamenti.




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Villa Giulia

Il  Principe Domenico Cattaneo 3° Principe di Sannicandro morì il 2/12/ 1782 nella sua villa di S.Giovanni a Teduccio,(Villa Giulia),il corpo fu traslato nel 1785 nella chiesa di S.Maria della Stella e sepolto nella cappella gentilizia della Famiglia Cattaneo,nel monumento funebre"ai piedi dell' l'altare di S. Francesco di Paola",che si era fatto costruire dallo scultore Giuseppe Sanmartino che realizzò  un grande vaso di porfido con avanti due statue di marmo di donna,una all'impiedi, regge un tronco di pianta con la mano destra e con la sinistra mostra il ritratto a bassorilievo del Principe,l'altra seduta sotto l'urna sepolcrale è affranta nella più profonda mestizia ,sotto nella base,si leggeva il seguente elogio:

DOMINICO BALTASARIS F. CATANEO SANNICANDRENSIVM PRINCIPI PATRICIO NEAPOLITANO AC. GENVENSI PORTICVS VETERIS MAGNATI HISPANIARVM PRIMAE CLASSIS INTER EQVITES VELLERIS AUREI AC DIVI IANVARII ADLECTO QUI POST GESTA LVCVLENTISSIMA MVNERA PVBLICA A REGE CAROLO EL DELATA PRAETVRAM VRBANAM HISPANIENS LEGATIONEM DOMVS AVGVSTAE PRAEFECTVRAM TVTELAM REGIS FERDINANDI IV ATQVE IN EIVS PVPILLARI AETATE XVIRALEM REGNORVM PROCVRATIONEM AVLAE MINISTERIIS SPONTE SVA ABDICATIS TRANSMISSAQVE AD FILIVM RE FAMILIARI PRIVATVS SECESSIT IN PRAEDIVM SVVM SVBVRBANVM AD LEVCOPETRAM VBI SIBI VIVENS ET RELIGIONIS PROLIXAEQVE IN PAVPERES LIBERALITATIS OPERIBUS IMPENSIS AC.LARGIS QVAM ANTEA VACANS XII ANNOS TRANQVILLLITATE MAXIMA IBIQUE  ANNOS NATUS LXXXV MENS XI DIES XII DECESSIT IV NON DECEMB ANN MDCCLXXXII MOX INDE TRANSLATVS IN VRBEM HEIC IN GENTILITIO SACELLO CONDITUS EST
FRANCISCUS FILIVS ET HERES CVM MCERORE ET LACRYMIS P
HAVE INDVEGENTISSIME PATER MIHIQVE TVA VT EMENDATISSIMA VITAE VESTIGIA  PREMAM ADSPIRA .

Il monumento si è perso in seguito all'incendio ( forse doloso del 4 Novembre 1944), della chiesa,evento che causò la distruzione del coro ligneo del cinquecento posto dietro l'altare maggiore e di gran parte delle decorazioni interne e di opere pregevolissime realizzate da artisti di grande rilievo come : Giacomo Farelli,autore di tre grandi quadri : uno dietro l'altare maggiore e gli altri due ai lati destro e sinistro e di : Massimo Stanzione,Domenico Antonio Vaccaro,Battistello Caracciolo,Agostino Beltramo,Nicola Fumo ,Giuseppe Sanmartino,molte di queste opere furono donate alla Chiesa di S.Maria Della Stella dal Principe Domenico Cattaneo .
 La foto del monumento funebre sotto riportata,risalente agli anni 1910/20 è una delle poche testimonianze della pregevole opera del Sanmartino e della Tomba di Domenico Cattaneo Della Volta 3° Principe di Sannicandro.

Si allega la copia attestante il beneficio di Patronato rilasciato Dall'Ordine dei Minimi alla Famiglia Cattaneo per la Cappella Gentilizia Loro concessa nel Santuario di S. Maria Della Stella. (34), nella pagina 45,alla nota (1),copia del documento del notaio Gregorio Servillo,datato 27 Giugno 1729,in cui i P.Minimi,cedevano in beneficio in " padronato perpetuo " al principe Baldassarre Cattaneo ed ai Suoi Eredi e successori,la cappella gentilizia il cui accesso era dalla Chiesa (ai piedi dell'altare di S. Francesco ) e da via Stella ,di fronte all'ingresso del palazzo Sannicandro.
L' accesso diretto alla cripta dei Cattaneo, (da via Stella) fu murato a fine 800, poi, danneggiato il quattro Agosto dal 1943, dal bombardamento aereo sulla città di Napoli,,nel corso dell'ultimo conflitto mondiale,che dissestò la Sacrestia e tutto l'edificio :
Con istrumento,rogato dal notar Gregorio Servillo,in data 27 Giugno 1729,i P.P. Minimi del convento della Stella,rappresentati dal P.Giacinto Rondinella costituito loro speciale Procuratore"volendo in piccola parte riconoscere li meriti  dei suoi benefici,degni di una larga ed ampia ricompensa e la memoria di un tale e tanto benefattore conservare in detto Monistero han deliberato  di cedere in beneficio  di detto Signor Principe D. Baldassarre Cattaneo e dei suoi eredi e successori in padronato perpetuo  la detta cappella del glorioso S.Francesco di Paola una con tutti gli ornamenti della medesima e con tutti i li diritti onori e preminenze  che a Patroni competono e possono competere ; colla facoltà e podestà specialmente di poter  quella abbellire e rifare come meglio e quando al detto Sig. Principe parerà e piacerà e con la potestà similmente di costruire sepolcro ,erigere tumulo, iscrizioni e imprese della  sua Ecc.ma  Casa,farvi la fossa cumjure funerandi  tanto per esso signor Principe,quanto per i suoi eredi e successori; serbata la formula di quello che sta esposto nel rescritto  della S. Congregazione ,col quale sta data la facoltà a detti P.P. di concedere detta Cappella etc. (da copia cons.nel nostroArch.conventuale  34 ).

                                                                           

                         
                           




Giuseppe Sanmartino, monumento funebre di Domenico Cattaneo 3° Principe di Sannicandro





Ingresso murato della cripta dei Cattaneo da questo ingresso, i Cattaneo  potevano accedere alla cripta , direttamente da via Stella ,uscendo dal Loro palazzo,senza passare per la Chiesa.
                                                                           

                                                                                    


                   Sul  lato destro dell'altare di S. Francesco di Paola ,è presente, (incassata nel muro,una nicchia,ora protetto da una porta) al cui interno giacevano i feretri di Giulia di Capua e di Domenico Cattaneo, la nicchia era coperta dal  monumento sepolcrale realizzato  dal Sanmartino andato distrutto.
Nella cappella gentilizia  ,fatta costruire da Baldassarre Cattaneo 2° Principe di Sannicandro,ai piedi dell'Altare di S.Francesco di Paola ,è ubicata a pavimento, la lapide di accesso al sepolcro della Famiglia , la Statua di S.Francesco Di Paola fu realizzata dallo scultore  Nicola Fumo (1647/1725) .
Sulla lapide,(danneggiata dall'incendio della Chiesa del 1944),era inciso lo stemma araldico dei Cattaneo Della Volta Paleologo (ramo Napoletano di San Nicandro).
   I Cattaneo di Napoli,tra cui la Duchessa Eugenia ( 1658 /1738 ) furono sepolti in questa cripta sino agli inizi del 1800. 
Di fronte alla nicchia ,una volta coperta dal monumento del Sanmartino,si apre una porta dalla quale si discende su via Stella ,innanzi all'ingresso del palazzo Sannicandro.                                                                               
                              


Di fronte al portone del Palazzo Sannicandro (Via Stella N°120) è presente l'ingresso posteriore da cui si accede,tramite tre rampe di scale,al Santuario di S.Maria della Stella. 
Da queste scale,una piccola porticina ora murata,permetteva l'accesso nel coro,dietro l'altare maggiore.
Questo ingresso secondario,fu realizzato per consentire al principe Baldassarre Cattaneo, di partecipare,senza essere visto, alle funzioni liturgiche.
Una iscrizione su una piccola lapide ne ricorda il restauro :
Baldassar Cataneus- S.Nicandri Principis- atavae pietatis nova - erga Minimorum Ordinem  -editurus argumenta -posticum templo aditum  -vetustate detritum restituit - MDCCXXVI.
E' bene notare,che questa medesima scala venne restaurata nel 1860 sotto la direzione dell'architetto Francesco Cappelli come si rileva da una nota di spese,che si conserva nell'archivio conventuale dei P.P.Minimi ( 34).
La fondazione di S.Maria della Stella risale al 1580 circa ad opera di due P.P.Minimi (fratelli)Benedetto e Paolo de Amicis con i lasciti di Laura Brancaccio dei Marchesi  di Montalbano,i Fonseca,i Di Capua,i Carafa i Caracciolo,i Cattaneo e altre Famiglie di Nobili, furono grandi benefattori di questo Santuario,in particolare il 2° Principe di Sannicandro Baldassarre Cattaneo, Sua figlia,la Duchessa Eugenia Cattaneo e il 3° Principe di Sannicandro Domenico Cattaneo.

                                         

                       Epigrafe che ricorda la realizzazione dell'ingresso secondario del Santuario
                                         di S.Maria della Stella voluta da Baldassarre Cattaneo      
                                                                                     
                                                                                                                                                                                                                                        


                                                             Chiesa S.Maria della Stella

                                                     Stemma araldico ritrovato nella  chiesa




Sagrestia Chiesa S.Maria della Stella
Epigrafe posta sulla tomba di Don Francesco Caracciolo Duca di Miranda,morto nel 1674


  Giovanni Battista Pergolesi 1710 / 1736
 compositore /organista / violinista,autore di musica sacra 

Maestro di Cappella di Don Ferdinando Colonna Principe di Stigliano e successivamente di Domenico Marzio VIII Duca di Maddaloni
ospite dei Principi di Sannicandro dimorò nel palazzo alla Stella in più occasioni
Dal 1731 al 1732 Napoli, l'Irpinia e la Basilicata, furono sconvolta da una serie di terremoti, le autorità decisero di porre la città sotto la protezione di S.Emidio,( 36 , 34)) facendo voto di celebrarne ogni anno la ricorrenza con una messa solenne e un vespro,da officiare il 31 Dicembre nella chiesa di S.Maria della Stella, (posta di fronte al palazzo Sannicandro ) gestita allora (come oggi ) dai Padri Minimi di S.Francesco di Paola. 
Per la prima ricorrenza nel 1735 ,Pergolesi fu incaricato di comporre messa e vespro 
(Messa in fa Maggiore di "Sant'Emidio" per voci soliste ,due cori e due orchestre 
La Chiesa della Stella fu scelta perchè i terremoti precedenti,non le avevano causato danni,furono organizzati raccolte di offerte destinate alla realizzazione di una statua d'argento che non sfigurasse nel tesoro di S.Gennaro,statua che fu commissionata a Gaetano Fumo,Papa clemente XII concesse alla città di Napoli,di iscrivere Sant'Emidio tra i Santi protettori della città contro i terremoti.
La dedicazione ufficiale della statua fu celebrata solennemente nella chiesa di S.Maria della Stella con l'intervento di tutte le autorità civili e militari il 29 /12 /1735, giorno riservato dalla chiesa Napoletana alla commemorazione di Sant'Emidio e al terzo anniversario del terremoto Irpino del 1732,da allora ,fino al 1859, il 29 Novembre di ogni anno la statua di Sant'Emidio, usciva dal tesoro del Duomo e portata in processione nella Chiesa della Stella per ricevere l'offerta in cera riservata dalla comunità Napoletana,a tutti i suoi compatroni. (41)
Nel 1858 venne inagurata la consuetudine di una seconda festa da celebrarsi il 16 Dicembre,in ricordo del terremoto che aveva colpito la Basilicata il 16 / 12 / 1857.
Nel 1861 , la confisca da parte del regno D'Italia,del complesso di Santa Maria Della Stella, (oggi sede della caserma de Carabinieri "Podgora")mise fine a queste tradizioni.


Sant'Emidio

ancora oggi,nella chiesa di S.Maria della Stella,è presente la cappella di S.Emidio che è sotto il patronato del Comune di Napoli (34)


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Palazzo Sannicandro


                     Primo cortile,scala cinquecentesca originaria alla costruzione del fabbricato
                     in origine affrescata dal pittore Fiorentino Giovanni Balducci,( 1560 /1631 nota 13)
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                                                             Catacombe di S.Gaudioso
             A destra,tomba del Pittore Giovanni Balducci,con lo scheletro incassato nella parete
                                               e ai suoi piedi,tavola dei colori e pennelli
                                                                              (13

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Mi piace ricordare le iniziative  della Nobile famiglia Cattaneo quale promotrice di incontri culturali in particolare di : Baldassarre Cattaneo amico di GIAMBATTISTA VICO,quando Baldassarre morì, G.B.Vico,scrisse in suo onore,sei epitaffi che furono apposti nelle adiacenze del monumento funebre del Principe, (8).
 e di Anna Cattaneo Della Volta, coltissima e raffinata protettrice di letterati e artisti,che pur abitando nel palazzo Marigliano,negli anni della Sua vedovanza,seppe intrecciare rapporti con intellettuali e poeti che si riunivano in un circolo letterario, da Lei fondato, sito nel palazzo "Sannicandro" alla Stella,dove tra l'altro, alla fine della primavera e l'inizio dell'estate del 1715,PIETRO METASTASIO (42) e GIAN VINCENZO GRAVINA si fermarono a Napoli nel viaggio di ritorno a Roma da Scalea (CS),dopo avevano partecipato ai funerali del filosofo GREGORIO CALOPRESE,ma vi allego il documento:
 Prime informazioni/considerazioni sulla nobile famiglia Cattaneo nei primi decenni del Settecento, e sui rapporti con Pietro Metastasio ed altri eminenti personaggi a Napoli durante il vice-regno austriaco.

Tra la fine della primavera e l’inizio dell’estate del 1715, Pietro Metastasio e Gian Vincenzo Gravina si fermarono a Napoli nel viaggio di ritorno a Roma da Scalea in Calabria dove avevano partecipato ai funerali del filosofo Gregorio Caloprese, cugino del Gravina e maestro-educatore del giovanissimo Pietro nel sapere filosofico tra il 1712 e il 1713.
Il Gravina nella sosta a Napoli presenta il suo figlioccio e migliore discepolo/allievo ad un pubblico di dotti e di nobili appartenenti alla fazione filo-asburgica, il cui vice-regno è ormai subentrato al secolare domino spagnuolo nel 1707.
Il luogo dell’incontro è nel Palazzo Sannicandro che diverrà proprietà effettiva del principe Baldassarre Cattaneo Della Volta nel 1724 (cfr.: Wikipedia _Palazzo_del_principe_di_Sannicandro).
Qui, Pietro Metastasio improvvisa quaranta ottave sul tema La magnificenza dei prìncipi e le sue lodi dinanzi al filosofo Giambattista Vico, ad ANNA CATTANEO (figlia di Baldassarre Cattaneo) e ad Aurelia Gambacorta d’Este, moglie del principe di Macchia, tra i protagonisti dell’omonima congiura anti-spagnola del 1703, finita nel sangue, e con la salvezza in extremis del marito di Aurelia Gambacorta riparatosi a Vienna.
L’incontro/presentazione dell’allora diciassettenne Pietro Metastasio nel palazzo dei Cattaneo Della Volta è fortemente significativo sia per il ruolo che dopo la morte del Gravina il poeta assumerà a Napoli trasferendosi nella capitale del vice-regno austriaco nell’estate del 1719 e rimanendovi sino al 1724, anno della messa in scena del suo primo melodramma, Didone abbandonata, al teatro di San Bartolomeo, sia per il dibattito politico-culturale e filosofico-giuridico che avrà come protagonisti alcuni tra i presenti alla recita delle quaranta ottave, in particolare GB. Vico ed Aurelia Gambacorta d’Este.
In questione sarà per tutti gli anni Venti e a seguire, sino al rientro a Napoli nel 1733 della dinastia dei Borbone e alla cacciata degli Asburgo, l’autonomia e l’indipendenza di Napoli come Regno, del quale sarà principale sostenitore Gianbattista Vico, al quale si contrapporrà Pietro Giannone e il gruppo di giurisdizionalisti come, fra tutti, Gaetano Argento. Il cuore della questione è se debba essere preferita per Napoli una scelta di status politico quale appartenenza ad un sistema laico-centralistico come il Sacro Romano Impero Germanico con la separazione netta dagli interessi proprietari e giurisdizionali della Chiesa di Roma, ovvero se a questo gli debba essere preferito una prospettiva di mantenimento provvisorio dei rapporti storico-istituzionali con la Chiesa entro, però, la costruzione di un autonomo ed indipendente Regno di Napoli.
La scelta dei principi Cattaneo della Volta di Sannicandro per l’una o per l’altra posizione non sarà semplice né definitiva, anche se nel 1715 i rapporti con Aurelia Gambacorta d’Este, la cui famiglia è senza dubbio tra le protagoniste dell’alleanza con gli Asburgo e un duraturo legame con il vice-regno austriaco, farebbero ritenere che anche i Cattaneo siano propensi a una tale soluzione.

Per altre e più approfondite conoscenze sull'argomento si rimanda alla lettura del volume: Legge Poesia e Mito/ Giannone Metastasio e Vico/ fra “Tradizione”e “Trasgressione” nella Napoli degli anni Venti del Settecento, a cura di Mario Valente, Edizioni Aracne, Roma 2001.                        
                  Gian Vincenzo Gravina (17)   


               
Gregorio Caloprese  (Scalea  CS) (17)


                    
                                
Antonio II Spinelli Principe di Scalea  1715/1787
                                      con le insegne dell'ordine di San Gennaro
                                                             

Pietro Metastasio (17)
   
  
Baldassarre Cattaneo era  Padrino di Battesimo del Principe Raimondo di Sangro di Sansevero (17)




Un ricordo,per il Capitano Bartolomeo di Capua ultimo Gran conte di Altavilla, Duca di Airola,figlio di Anna Cattaneo Della Volta,che si distinse per il suo coraggio,facendo scudo a Re Carlo Terzo,salvandogli la vita , rimanendo però gravemente ferito  (battaglia di Velletri 10/11/Agosto 1744) da quel giorno, Re Carlo,ebbe grandi riconoscimenti per le famiglie Di Capua e Cattaneo.

         
                                            
                                                                             

                                       Bartolomeo V Di Capua,sposò nel 1712,Anna Cattaneo 
                                             
31
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                                                                 Palazzo Sannicandro



Porticato con volte a vela innestate su grandi pilastri


Nel 1772 Francesco Cattaneo incaricò i pittori Nicolantonio Alfano e Gaetano Magri della decorazione delle volte dell'appartamento
Nel 1787 l'architetto Pompeo Schiantarelli viene saldato con 300 ducati per l'assistenza data alle nuove riattazioni.
Per oltre due secoli il palazzo di via Stella divenne la residenza di famiglia dei Sannicandro. Francesco Cattaneo,IV principe,che muore nel 1790 è il figlio di Domenico (1696-1782),suo figlio Augusto,V principe,muore nel 1824,in questo palazzo,il figlio di Augusto Francesco VI principe muore nel 1883,suo figlio Augusto,VII principe,muore nel 1860,anche Lui in questo palazzo,il figlio di Augusto e Ippolita San Felice di Bagnoli,si chiamava anche Lui Francesco (1844-1875),VIII principe,sua moglie,anzi la sua vedova,Agnese lasciò il palazzo alla Stella dopo il 1880,ma non si trasferì alla riviera di chiaia (come è erroneamente riportato in qualche testo),ma a via S;Mattia 63,dove nell'androne c'è lo stemma dei Cattaneo sulla volta.
Agnese Caracciolo ,vedova dell'VIII principe,con i figli Augusto,Anna,Fabio e Francesco si trasferì a via S.Mattia  dove rimase fino al matrimonio del figlio Augusto, che sarà ereditato da sua figlia Ippolita (1896-1988),il figlio di Agnese, Francesco X ,principe di S.Nicandro ha vissuto a S.Maria in Portico N° 3.
Quindi ci sono quattro Francesco
Il primo, come sopra riportato, muore nel 1790 e i suoi eredi non lasciarono il palazzo alla Stella,lo stesso dicasi per il secondo che muore nel 1833,il terzo muore nel 1876,a soli 31 anni e i suoi eredi lasciarono il palazzo alla Stella e si trasferirono al palazzo Sannicandro a via S:Mattia,il quarto muore nel 1953 ha abitato nel palazzo di S:Maria in Portico,(quest'ultimo è il bisnonno della professoressa Bitti Cattaneo della Volta), che sposò nel 1895 Felicia Giusso del Galdo,figlia del marchese Candidi Giusso a sua Volta figlio di Luigi Giusso,Felicia Giusso era sorella di Antonio Giusso che sposò sua cugina Ippolita Cattaneo,Ippolita era figlia di Luigi fratello piccolo di Francesco,scomparso a 31 anni,
Nel 1905 Ippolita Cattaneo sposa Antonio Giusso del Galdo,fratello di Felicia giusso,Ippolita era proprietaria di gran parte del palazzo alla Stella (come ha scritto Francesco Giusso nel libro "Un Genovese a Napoli") -Luigi Giusso Duca del Galdo,commercio,industria,finanza e vita vissuta dall'epoca Napoleonica agli albori dell'unità d'Italia,(editore Franco Mauro) dove a pag.261 si legge:degli altri figli di Onorina Giusso il secondogenito Antonio (1876-1960), era un  astronomo, ( membro della Società Astronomique de France),per le sue osservazioni,fece costruire, una piccola torre che adibì a specula astronomica, sul vasto terrazzo del palazzo Sannicandro alla Stella,"edificio posto in posizione elevata sulla città".
Il terrazzo,(di circa 800 metri quadrati),affaccia su via Stella, su via S.Nicandro e su via A.Villari e termina con una ringhiera di ferro di stile barocco che da su via Antonio Villari .
In origine l'accesso al terrazzo era dal salone delle feste del piano nobile del palazzo Sannicandro,ma in seguito al frazionamento degli immobili adiacenti : di via Stella e di via Sannicandro,si potè accedere anche da questi  fabbricati.
Sui bordi del terrazzo, erano collocati su basi di piperno, numerosi busti ornamentali marmorei, (OGGI SCOMPARSI ) ( 33), raffiguranti  personaggi delle Famiglie che si sono succedute nella proprietà del fabbricato .
Si tramanda che il terrazzo, fosse  tutto pavimentato con riggiole maiolicate. (33)
Nel periodo della reggenza,il futuro e piccolo Re "Ferdinando"visitava spesso il palazzo dove amava giocare con un piccolo asinello su questo terrazzo . 

                                                                             



                                                          Re Ferdinando IV a otto anni             
                                                                             
                                                                           


                                                                         
                                                       
                        Francesco II di Borbone,ultimo Re delle due Sicilie,16/01/1836/27/12/1864
                                      salito al trono il 22/05/1859,fu deposto il 13/02/1861 
   
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Dott.Gennaro Galbiati

Agli inizi degli anni 800,  in questo palazzo visse,l'illustre clinico Gennaro Galbiati (1776 / 1844),allievo di Domenico Cotugno e primario chirurgo dell'ospedale Incurabili , medico di corte dei Borboni,ricercatore e studioso,autore di articoli scientifici, mise a punto nel 1810, la vaccinazione anti vaiolosa,rendendola sicura, fu autore di innovative tecniche chirurgiche e di attrezzature ad esse collegate nel settore della ostetricia / cinecologia.

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Nel 1860,Giovan Battista Chiarini,riferendosi al palazzo Sannicandro scriveva: nel primo appartamento v'ha una galleria tutta dipinta a fresco dal Solimèna. ( note : 4,12,14 ) , (foto N°9,10,11).

Nel  Palazzo agli inizi del diciannovesimo secolo si trasferì da Matera,l’aristocratica Famiglia dei Ridola.

Anche i Padri Barnabiti hanno dato lustro al Palazzo,infatti, sono stati presenti  in questo fabbricato,dal 30 Novembre 1867 al 1870,quando il Rettore Padre Vallesi e altri religiosi furono ospitati dal principe di Sannicandro in un appartamento,ove aprirono una scuola, successivamente acquistarono il palazzo (Falcone) attiguo alla chiesa di S.Maria di Montesanto,attuale loro sede e del "Prestigioso Istituto Bianchi).

                                                              Palazzo Sannicandro

                                                                                        

      
 scala monumentale

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(32)
Alla fine degli anni 800 e inizio del  900,  " i  "NUOVI" proprietari del Palazzo , per dividersi "l’eredità” dei Cattaneo , modificarono  l’originale stato del  Fabbricato, "frazionandolo in appartamenti  privati" venduti poi separatamente, aggiungendo un ulteriore piano alla sommità dell'edificio,(lato nord est )  dando così inizio , a" superfetazioni e guasti architettonici che non si sono mai fermati " ,che hanno stravolto le originali strutture dell'edificio e degli "appartamenti storici in particolare" facendone perdere il loro antico splendore.

Conseguentemente si sono persi : il grande dipinto del Solimèna,(4) le boiserie,gli arazzi ,le attrezzature, le tele del teatrino di corte, i busti di marmo sul terrazzo (33), il pregevole letto in muratura (5),gli affreschi della scala cinquecentesca di Giovanni Balducci e quelli della scala monumentale di Gaetano Magri,gli affreschi di Michelangelo Schilles ,(allievo del Solimèna) e di Nicolantonio Alfano,scomparsa la piccola cappella privata nell'appartamento del Principe,con l'altare adornato con motivi in tardo barocco Napoletano,con al centro un dipinto della Madonna della Stella con L'Arcangelo Michele e i Santi : S.Francesco di Paola , S. Marciano,Sannicandro,Santa Daria, S.Emidio, Maria Maddalena De Pazzi, protettori del Palazzo, il locale della cucina era riccamente decorato con maioliche e completamente affrescato, una grande cappa sovrastava i fuochi delle fornacelle.    

 

Oggi è un condominio ..........................................


          

                                                   
                              Scala monumentale con porta di ingresso all'appartamento nobile


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Domenico Cattaneo Della Volta Paleologo
                                                           1° Principe di Sannicandro


                                            I Cattaneo della Volta Principi di Sannicandro

                                        1°Principe  Domenico Cattaneo                1613/1676
                                        2°                Baldassarre Cattaneo             1660/1739
                                        3°                Domenico Cattaneo               1696/1782
                                        4°                Francesco Cattaneo               1721/1790
                                        5°                Augusto Cattaneo                  1752/1824
                                        6°                Francesco Cattaneo                1774/1833
                                        7°                Mariano Augusto Cattaneo    1797/1860
                                        8°                Francesco Cattaneo                1844/1875
                                        9°                Mariano Augusto Cattaneo    1869/1950
                                       10°               Francesco Cattaneo                1876/1953
                                       11°               Corrado Cattaneo                   1900/1988
                                       12°               Corrado Cattaneo                   1953/2011
                                       13°               Francesco Cattaneo                1954/

                                       
                                         
          Foto e quadri di alcuni dei Principi di Sannicandro che abitarono in questo palazzo
                                                                         
                           
Baldassarre Cattaneo Della Volta Paleologo
                                              2° Principe di Sannicandro, ritratto di G.Bonito
                                               nel 1692 sposa Isabella Gaetani di Sermoneta
                                                                   dei Duchi di Caserta
                                                                                        
                                                           
Domenico Cattaneo Della Volta Paleologo
                                                          3° Principe di Sannicandro
                                                            marito di Giulia Di Capua
                                                                             
Giulia Di Capua
                  Duchessa di Termoli,Principessa di Sannicandro,Moglie di Domenico Cattaneo
                                         

    Giulia di Capua, (Termoli 03-07-1701), sposò Domenico Cattaneo  a Napoli il 04-08-1717
    ebbero 14 figli,molti dei quali morti in giovane età,morì nella Sua villa di Barra il 06-05-1763,fu
    sepolta nella chiesa della Stella il 13-05-1763 al lato della Madonna della Stella.
In suo onore il giorno del funerale alla Stella, il Padre Minimo Fra Gherardo degli Angioli ne descrisse le Lodi nella "Orazione per Giulia Di Capua"che è riportata in un prezioso documento, (da pag.128 a pag.156 ),"Delle Orazioni Varie di Gherardo degli Angioli Minimo"(9), Napoli MDCCLXXX,Biblioteca Naz. Roma Vittorio Emanuele,documento digitalizzato da Google : http://books google.com



                                                             Stemma Famiglia Di Capua                                                                                                                                           

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 Un doveroso accenno sul 3° Principe di Sannicandro Domenico Cattaneo,sicuramente il più noto della Nobile Famiglia Cattaneo Della Volta di Napoli.
Domenico Cattaneo con sua moglie, Giulia Di Capua,dimoravano nel palazzo alla Stella e nella loro villa di Barra.
Nel 1759 Re Carlo terzo,per motivi dinastici dovette rinunciare al trono di Napoli e si trasferì in Spagna per diventarne il Re.
Poichè i figli: Filippo,Carlo e Ferdinando erano minori,istituì un "Consiglio di Reggenza"che governasse in Sua vece  e avendo grande stima del Principe Domenico Cattaneo,lo nominò presidente del consiglio di reggenza sino al raggiungimento della maggiore età del principe Ferdinando ; Bernardo Tanucci fu nominato codiuvatore.
Al Principe Domenico,Re Carlo terzo,nel 1755 affidò anche l'incarico di tutore dei principini suoi figli,ed in particolare di "Aio" del futuro re Ferdinando.
Cariche che Domenico Cattaneo tenne con onore e dignità.
Purtroppo nella funzione di "Aio" del principino Ferdinando,Domenico Cattaneo,fu accusato di curare poco la preparazione politica/civile/culturale del futuro re,queste opinioni negative, erano diffuse da alcuni suoi contemporanei e avversari politici (gelosi della grande stima che re Carlo poneva nel Principe di Sannicandro) e furono ripresi poi in seguito, da scrittori/ politici/storici avversi ai Borboni che hanno creato la leggenda della mediocre cultura del Principe di Sannicandro e della superficialità, di come il Principe seguisse la formazione del giovane Ferdinando.
Fortunosamente queste dicerie sono state smentite recentemente,con il ritrovamento di una fitta corrispondenza  (7) tra Domenico Cattaneo e Re Carlo Terzo,da cui si evince che Re Carlo Terzo era informato giornalmente sugli affari del Regno e sulla gestione educativa del figlio e che era Re Carlo che ne dettava  gli l'indirizzi,gestendo dalla Spagna, non solo l'educazione del figlio Ferdinando ma anche il Regno di Napoli.
Domenico Cattaneo Terzo Principe di Sannicandro fu amante delle arti , amico e protettore di artisti e grande benefattore,fu amico,(come Suo Padre Baldassarre e suo Zio Carlo Caracciolo di Airola) di Francesco Solimèna ,che realizzò tele di vari personaggi della Famiglia Cattaneo oggi purtroppo dispersi.
Fu il Principe Baldassarre che commissionò al Solimèna la grande tela raffigurante l'apoteosi di Casa Cattaneo"un tempo al soffitto nella galleria del palazzo alla Stella" ,ora nel museo Baccarat a Parigi e che rimanendo contentissimo della grande opera, donò al Solimena,altri 500 Ducati oltre all'onorario concordato (14) ,fu il Principe Domenico che diede l'incarico ,sempre al Solimèna, di disegnare l'altare  e il pavimento maiolicato della chiesa di S. Michele Arcangelo ad Anacapri .




                                  Pavimento della chiesa di S.Michele Arcangelo di Anacapri


                        

                      Lapide posta dietro l'altare della Chiesa Di S.Michele Arcangelo di Anacapri
        
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     Il disegno a sinistra (presso il Museo di S.Martino) e i due vasi in porcellana (sala D'Ercole palazzo       Reale Napoli)
     dipinti nel 1847 da R.Giovine,raffigurano Re Carlo III che affida al principe Domenico Cattaneo
     il figlio Ferdinando,Domenico Cattaneo, fu nominato da Re Carlo III,  Ajo di tutti i suoi figli,nel
     1755 e non nel 1775 come spesso riportato per errore.   
     


                                                                                   

           Reggia di Caserta,(quadri di Gennaro Maldarelli)abdicazione di Carlo di Borbone a favore di                                                                                 Ferdinando


                                                                                   


Nella sala del trono della reggia di Caserta: il Principe Domenico Cattaneo,si trova tra Vanvitelli,
che ha in mano la pianta della reggia,il Re e la Regina,le colonne del vestibolare ottagonale
della reggia di Caserta,sono state realizzate con il marmo delle cave di Apricena di proprietà del Principe di Sannicandro.
                                                                        

                                                                                
                                                                         

                                                                                   


                                                                       

                                                                          Re Carlo III

                                                                                 

                                                           Regina Maria Amalia di Sassonia                      





Francesco Cattaneo 4° Principe

                                                                                 
Augusto Cattaneo 5° Principe
                                                                           
                                                                                                                         
Francesco Cattaneo 6° Principe
                                                                               
                                                   
  
           Famiglia di Augusto Cattaneo 7° Principe,alla Sua sinistra,il futuro 8° Principe Francesco  stroncato dal vaiolo           a 31 anni,dopo la sua morte,la moglie Agnese Caracciolo,lasciò con i figli, il palazzo alla Stella e si trasferì
nel palazzo Cattaneo in via S. Mattia a Napoli
                                                                             


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             Uno dei locali del Palazzo Sannicandro,adibiti a rimessa delle carrozze,in questi locali
                                 si custodivano tre carrozze della Famiglia Cattaneo
                  



             carrozza (con lo stemma dei Cattaneo),attualmente nella sala delle carrozze del museo
                                  Pignatelli ,in origine,nel Palazzo Sannicandro                                                                                                                                                           


 Francesco Solimèna,ritratto di donna,olio su tela,Tolosa ,Musèe des Augustins (12)
                                                         ( è il ritratto di Anna Cattaneo ? )


 

                          Sonetti del Solimèna,in onore di Anna Cattaneo contessa di Montuoro
                                                                                                        


Francesco Solimèna ,detto l'abate Ciccio (17)
                         
                                                                              
                                                        
                             





Santa Daria (12)
 secondo la tradizione locale(S.Nicandro Garganico), raffigura Isabella Gaetani moglie di Baldassarre Cattaneo



Statue dei Santi Martiri: Nicandro,Marciano,Daria,(protettori del fabbricato di via Stella)
commissionate dal principe Baldassarre Cattaneo nel 1719 per la chiesa di
San Nicandro Garganico. (12)









In questo prospetto del Palazzo Sannicandro ,all'inizio dei gradini Sannicandro
si intravede l'antica cappella votiva fatta erigere da Baldassarre Cattaneo
ai Santi Protettori del Fabbricato , (12).


(27) (28)
                                                           Facciata Principale su Via Stella
                                                                                   
                                                        Planimetria Generale su Via Stella
                                                                                
                                    Facciata fabbricato su Via Stella,di lato,gradini Sannicandro
                                                                                     
        Perimetro fabbricato su : Via Stella, Gradini Sannicandro,Via Sannicandro,Via Antonio Villari



Sulla sinistra,la torre (30)del palazzo Sannicandro, in origine adibita a specula astronomica
sullo sfondo  facciata del fabbricato, (33)


dettaglio della balaustra settecentesca

Lato Ovest / Est del fabbricato
Parte finale del terrazzo,in fondo la balaustra che affaccia su via A. Villari
(33)



Quello che resta di alcuni basamenti di piperno che erano i supporti dei busti di marmo, (33) si noti l’anello metallico utilizzato per legare l’asinello con cui giocava il piccolo Re Ferdinando nel corso delle sue visite al palazzo Sannicandro,Ospite del Principe Domenico Cattaneo suo aio 






sempre sul terrazzo,ingresso della piccola stalla per il ricovero dell'asinello






la torre della specula astronomica (30)




Balconata di ferro,posta alla fine del terrazzo che prospetta su Via A.Villari
da notare l'assenza dei busti (33)




Palazzo Sannicandro, Via Stella N°120,Bombardamento del 1 Marzo 1943
(33)  come si può notare , al 1 Marzo del 43 ,i busti di marmo erano ancora presenti sul terrazzo
Il Palazzo Sannicandro fu colpito da 7 bombe ,molte non esplosero,altre danneggiarono L'ultimo piano e alcune balconate che affacciano nel cortile interno  34 (vedi foto)  




Bombardamento  gradini Stella ,di accesso a piazzetta Stella ,del 1 Marzo 1943

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Prospetti (Recenti) Palazzo Sannicandro

(27)


Prospetto sul lato est



Prospetto su gradini Sannicandro



Lato nord,prospetto su via A.Villari



Prospetto facciata principale su via Stella N°120




(27)
Vista aerea del perimetro del Palazzo Sannicandro ; di via Stella ,via Sannicandro,via A.Villari  e della chiesa
di S.Maria della Stella ,(piazzetta Stella,convento e chiostro),si noti l'estensione del grande terrazzo,che da via
Stella,girava su via S.Nicandro e terminava su via Antonio Villari

       

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(29)

          
         Questo quadro,attualmente nel museo di S.Martino di Napoli,raffigura Domenico Cattaneo
         3°Principe di Sannicandro; solo dal 20/06/2020, grazie allo spirito di osservazione
         dell'Ing. Francesco Tommasini Mattiucci e di Sua Moglie, ( Prof. Bitti Cattaneo della Volta ) ne è           stata riconosciuta
         l'appartenenza,per oltre cento anni,si è ritenuto che il personaggio raffigurato,fosse Bernardo
         Tanucci ministro Borbonico dal 1754 al 1776. 
         Che il personaggio di questo dipinto, fosse  il Principe Domenico Cattaneo,lo si deduce
         anche dalla onorificenza dell'ordine del Toson D'oro,onorificenza ,che il Tanucci non ha mai
         ricevuto, Domenico Cattaneo,era anche titolare dell'onorificenza del Reale Ordine
         di S.Gennaro.    
         Domenico Cattaneo 3° Principe di Sannicandro,fu nominato Grande di Spagna / Cavaliere                     dell'ordine del Toson D'oro nel 1752 da Ferdinando VI*
          *(fratellastro di Carlo di Borbone) ,che morendo nel 1759, costringe Carlo di Borbone
          a diventare Carlo III di Spagna.
                          
         
         
          

     
                                                                               
                       
                                                                               (29)
                                        Bernardo Tanucci, Ministro del Re Carlo di Borbone
                                             e di suo figlio Ferdinando IV dal 1754 al 1776                                                                                         Si noti l'onorificenza di Cavaliere dell'insigne
                                                      e Reale Ordine di S.Gennaro
     


                            Morto il 06 / 02 /1739 nel Suo Palazzo di via Stella 120 Napoli
                                                                              
                                                                             



[Archivio di Stato di Napoli, Sede di Pizzofalcone, Notai del Settecento, Gregorio Servillo, ff. 422r-436r]  -------COLLOCAZIONE ARCHIVISTICA DA COMPLETARE-------------

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Nel nome del Signor Nostro Giesu Cristo amen

Die sexto mensis februarij secundae indictionis millesimo septingentesimo trigesimo nono Neapoli extra moenia huius civitatis contra Ecclesiam et Monasterium seu Conventum Divae Mariae de Stella Reverendorum Patrum Minimorum, seu di Santo Francesco di Paola, et proprie in Palatio olim Domini Principis Sancti Nicandri Domini Balthaxaris Cattaneo à preghiere, e richieste fatteci per parte dell’Eccellentissimo Signor D. Antonio Spinelli di Fuscaldo personalmente ci siamo conferiti in detto Palazzo dove avemo trovato il detto Signor D. Antonio Spinelli, et altri Signori Cavalieri ivi venuti á far ufficio di condoglienza coll’Eccellentissimo Signor D. Domenico Cattaneo Duca di Termoli, e Casalmaggiore per la morte seguita nella notte passata del fù Signor D. Baldassare Cattaneo Principe di Santo Nicandro suo padre, il quale Signor D. Antonio Spinelli in nome del detto Signor Duca di Termoli, e Casalmaggiore, have richiesto me sudetto notaro, che dovessi esibire, aprire, legere, e publicare, così il testamento in iscritto chiuso, e sigillato per lo detto quondam Signor Principe fatto, e consignato à me sudetto notaro sotto li undici del mese di febraro 1733; come anco il foglio chiuso, e sugellato di varie disposizioni, e legati dal medesimo olim Signor Principe di Santo Nicandro consignato à me sudetto notaro sotto il di 22 maggio 1736 per doverli conservare, et aprire doppo sua morte; il tutto à fine di sapersi la elezzione della sepoltura del cadavere del detto fù Signor Principe D. Baldassare (che stà attualmente giacente in casa) come per adempiere la volontà del detto Signor Principe espressa in detto testamento, e foglio, e nel codicillo nuncupativo del medesimo olim Signor Principe fatto ieri cinque del corrente mese di febraro 1739 rogato per mano mia. Et essendo tal richiesta giusta per tanto io sudetto notar Gregorio hò esibito in presenza del detto Signor D. Antonio Spinelli il detto originale testamento col detto original foglio di disposizioni e legati. E primieramente si è dimostrato detto testamento al notaro Nicola Servillo Regio Giudice à Contratti figlio del notar Gioacchino, et alli infrascritti quattro delli sette testimonij, che rogati dal detto quondam Signor Principe intervennero nella clausura del detto testamento cioè, al notar Antonio Servillo di Napoli del quondam Nicola, al notar Michele Iacoviello di Napoli, a Stefano Salvetti, et al notar Antonio Valente; E di più in luogo degli altri trè testimonij, che intervennero rogati nella clausura del detto testamento, cioè, notar Basilio Mastellone di Napoli al presente giacente in letto con indisposizione di petto; Giovanni di Viva (allora giovine, che assisteva nella mia Curia) al presente irreperibile; et in luogo di Saverio Servillo, figlio anco del notar Gioacchino Servillo, morto nel caduto anno 1738 si è detto testamento dimostrato all’infrascritti altri trè testimonij surrogati in luogo di quelli, cioè, al magnifico Giuseppe Teodoro surrogato in luogo del detto notar Basilio Mastellone, al magnifico Giuseppe Moltedo surrogato in luogo del detto Giovanni di Viva; Et al magnifico Giovanni Corfini surrogato in luogo del detto quondam Saverio Servillo. Per li quali sudetti Regio Giudice à Contratti, e testimonij sudetti visti diligentemente detto testamento e firme da essi fatte dalla parte di fuori, e li sugelli in quello apposti; si è trovato, et osservato in detto testamento non esservi vizio, macola, nè difetto veruno, e le firme, e sottoscrizzioni essere proprie di esso Regio Giudice à Contratti, e delli detti testimonij allora intervenuti, che fecero dette sottoscrizzioni anco sopra li sugelli da essi testimonij apposti in detto testamento che perciò d’ordine e volontà del detto Signor D. Antonio Spinelli nel nome sudetto per me sudetto notaro Gregorio Servillo si è proceduto alla pubblicazione, et apertura del detto testamento, e dalla parte di fuori del detto testamento vi era l’atto publico della clausura di esso testamento del tenor seguente cioè: In nomine Domini Nostri etc. Si copij l’atto publico colle sottoscrizzioni anco, e sugelli apposti dalla parte di fuori.

E dalla parte di dentro di esso testamento vi era del tenor seguente, videlicet: Nel nome della Sacrosanta etc. Si copij l’intiero testamento colla sottoscrizzione del fù Signor Principe testatore.

E poi si è anco aperto da me il foglio originale di disposizioni, e legati fatti dal detto quondam Signor Principe del tenor seguente, videlicet:

Della quale apertura di detto testamento e foglio il detto Signor D. Antonio subito ne ave richiesto Noi perché ne facessimo publico atto etc. Nos autem etc. unde etc.

Presentibus supradictis Regio ad Contractus Iudice, et testibus ut supra rogatis.

Ita est notarius Gregorius Servillo de Neapoli  

 

Nel nome della sacrosanta et individua Trinità, Padre, Figlio e Spirito Santo tre Persone un solo Dio, e colla protezione della Santissima Vergine Maria d’Immaculata Concezione, de miei Santi Protettori S. Michele Arcangelo, S. Nicolò di Bari, e S. Giuseppe.

Io D. Baldassare Cattaneo Principe di Santo Nicandro et utile Signore della Terra, seu Feudo di Casalnuovo, e della Terra dell’Apricena, ò sia Casalmaggiore, per grazia della Maestà di Carlo Terzo Rè delle Spagne e Imperatore, uno de Signori Grandi di Spagna, considerando la fragilità di questa vita, e che niente è più certo della morte, sicome niente più è incerto dell’ora di quella, ritrovandomi, per la Dio grazia, sano di corpo, mente, ed intelletto, e nel mio retto parlare, memoria et udito, hò stabilito fare, sicome fò il presente mio testamento in iscritto, chiuso, e sigillato, et in quello, espressamente voglio, che s’intenda apposta la clausola codicillare, e voglio, che vaglia come testamento in iscritto, chiuso, e sigillato, e se per tale ragione non valesse, vaglia per ragione di testamento nuncupativo, donazione causa mortis, e per ogni altra miglior via che puo, e vale e nella legge mi vien permesso, e casso, irrito, ed annullo ogni altro testamento, ed ogn’altro atto d’ultima volontà ch’avessi fatto da tutto il passato sino ad oggi, eziandio in quanto à cause, e legati pij; et in specie casso, irrito, ed annullo l’ultimo testamento in iscritto da me fatto, chiuso, e sigillato sotto il di 2 di settembre 1724 sollennizzato per gli atti del notar Gregorio Servillo di Napoli, dal quale mi è stato originalmente restituito, e da me lacerato, e voglio che questa sia la mia ultima volontà, e che chiunque mi succederà per qualsivoglia ragione, ò in virtù del presente testamento ab intestato, sia tenuto, e debbia adempire quanto nel presente mio testamento si conviene. Proibendo espressamente falcidia trebellianica ed ogni altra detrazione.

Primieramente come fedel cristiano, dichiarando aver vissuto, e voler vivere nel grembo di Santa Chiesa Cattolica Romana colla fede cattolica insegnata, e lasciata da Gesù Cristo Signore, e Redentor nostro, raccomando l’anima mia all’onnipotente Dio, Santissima Trinità, Padre, Figlio, e Spirito Santo, trè Persone, et un sol Dio, pregandolo per li meriti della Passione, e morte di Nostro Signore Gesù Cristo, vero Dio, e vero Uomo, perdonar j miei peccati, e condurre l’anima mia nell’eterna gloria del Paradiso, per cui l’ha creata, invocandoci l’intercessione della Beatissima sempre vergine Maria concepita senza macchia di peccato originale, del Glorioso S. Michele Arcangelo, dell’Angelo mio custode, del glorioso S. Giuseppe protettore particolare dell’agonizanti e di tutta la Corte Celestiale. E voglio, che, quando à Dio piacerà, di farmi passare all’altra vita, il mio cadavere sia sepelito senza pompa alcuna, nella Venerabile Chiesa di Santa Maria della Stella, nella mia sepoltura sita nella cappella di S. Francesco di Paola da me acquistata; in virtù d’istromento rogato per notar Gregorio Servillo di Napoli. Et in caso, che io morissi in Genua, ordino, che il mio cadavere sia sepelito nella sepoltura propria di nostra Casa fondata nel Coro di S. Anna de Reverendi Padri Carmelitani Scalzi fuori delle mura di Genua. E morendo nel mio Stato di S. Nicandro, ordino che sia sepelito nella Chiesa di Santa Maria delle Grazie de Padri Riformati, dove debbia farsi sepoltura à parte con la lapide. Ordino che subito seguita la mia morte, con quella maggior prestezza, che sarà possiblie, si debbiano celebrare docati cinquecento di messe, cioè messe quattrocento in S. Nicandro, messe ducento ad Apricena,  ed altre messe duecento nel Convento di Santa Maria di Stignano situato in territorio del feudo di Castelpagano, a disposizione del mio erede, e le restanti messe nella città di Napoli da Conventi mendicanti, il più presto, che sarà possibile. Dichiaro, che in S. Nicandro mio feudo stà fondata una Cappellania che è stata istituita dal quondam Signore D. Domenico Cattaneo Principe di S. Nicandro mio Padre di felice memoria come erede del quondam Signore Baldassare Cattaneo suo fratello per ordine del quondam Signore Sebastiano Maretti; qual Cappellano ha obligo di celebrare la messa nell’oratorio di S. Giuseppe, ò vero nella Chiesa Madre di detto luogo, alla forma dell’istromento dell’erezzione di detta Cappella, in atti del notar Giovanni Colle Saggese, ò altro più vero notaro à 7 di maggio 1650, con obligo di celebrar la messa à ragione come in detto istromento si contiene, in cui si riserbò di depositare il capitale di docati quattrocento alla forma del decreto della Reverenda Fabrica di Napoli. E perché l’obligo di detto Cappellano era solo di celebrare le messe, che capivano nel frutto di detti docati 400. Perciò ordinò detto quondam Signor Principe mio Padre nel suo ultimo testamento rogato per lo quondam notar Giovanni Battista dell’Aversana di Napoli, che s’accrescesse la rendita d’annui docati venti moneta di Napoli, oltre quelli, che già si pagavano, che in tutto sono annui docati quaranta in circa da pagarsi à detto Cappellano, mà con obligo à detto Cappellano di celebrare la messa ogni giorno e così tutto l’anno in detto luogo; ad arbitrio dell’erede di esso olim Signor Principe e successivamente ad arbitrio mio, quanto sij, rispetto all’aumento sudetto, e del mio primogenito in infinitum per linea mascolina coll’obligo di far celebrare dette messe da quel Cappellano, che io vorrò, e per quel tempo che mi parerà, non intendendo fondare Cappella, che si dovesse dare ad titulum  mà solo, che si celebrasse la messa cotidiana, de quali ne lasciò il pensiero al suo erede e successivamente à me sudetto Principe e mio primogenito mascolino in infinitum, e ciò non solo per detto aumento, mà rispetto à tutta la Cappella sudetta; ordino però, che si continui detto aumento di docati venti all’anno anche da miei eredi in perpetuum. Dichiarò anco detto quondam Signor Principe D. Domenico mio Padre, che in sua casa stava fondata un altra Cappella, seu Cappellania ordinata dal quondam Signor Baldassare suo fratello nel suo testamento in essecuzione del quale fù da lui fondata come per istromento rogato dal quondam notar Francesco Mignone di Napoli à 16 Agosto 1651 per annui docati trentasei sopra un magazeno sito in Genua alla Ciappella; et in difetto di esso, sopra ogn’altro suo bene; con restare à suo arbitrio di far celebrare la detta messa, dove lui voleva; Perciò volse, che in detto arbitrio, e commodità di far celebrare detta messa succedesse il suo erede, e dopo lui, il susseguente ad esso; e così da mano in mano, con doversi però provedere dell’elemosina della detta messa da tutti l’eredi per loro porzione, qual messa cotidiana si è celebrata, e fatta celebrare da me, con altre entrate ereditarie, mentre il detto magazeno non è più in nostro dominio, e perciò, sicome si celebra ogni giorno in casa, una messa, intendo, che quella s’intenda stabilita per l’adempimento di detto legato.

Che perciò confirmo le sudette Cappellanie perpetue stabilite, ut supra, dal detto quondam Signor Principe mio Padre, e voglio, che il mio erede e suoi eredi, e successori in perpetuum, et in infinitum debbiano continuare, e farle celebrare dalli Cappellani per esso eligendi. Dichiaro, che la buona memoria della Signora Principessa D. Isabella Caetano mia moglie nel suo ultimo testamento rogato per notaro Gregorio Servillo chiuso à 14 ottobre 1703, e per la di lei morte seguita aperto à 19 del medesimo mese ed anno, ordinò, che D. Domenico Cattaneo Duca di Casalmaggiore, nostro commune figlio primogenito, e suo erede fusse tenuto fondare una Cappellania perpetua d’una messa il giorno, da celebrarsi nella sudetta chiesa parocchiale di S. Giorgio, dal sacerdote nominando, ed eligendo da esso Duca e suoi eredi, e successori in perpetuum; al quale Cappellano, volle se li pagassero annui docati quarantacinque, ed oltre di ciò annui docati cinque per lo jus sacristiae, alla detta chiesa; con che volendo affrancare il capitale dell’annui docati cinquanta, potesse farlo, con pagarne il capitale al quattro per cento, quale messa cotidiana si è fatta celebrare con ogni esattezza; onde ordinò al detto Duca, che debba puntualmente adempirla, e farla adempire dalli suoi eredi, e successori giusta l’ordinato della detta olim Signora Principessa sua madre, e mia moglie; E perciò voglio, che resti obligata per l’adempimento di detta Cappellania, non solo la robba, che pervenirà da detta mia moglie ma anche l’intiera mia eredità. E di più ordino, e voglio, che dal di della mia morte in avanti in perpetuum, et in infinitum mundo durante si abbia à celebrare una messa il giorno per l’anima di me sudetto Principe testatore nella Venerabile Chiesa de Reverendi Padri della Missione del Borgo de Vergini di questa città, per uno de Padri Missionarij, esistenti nel Monastero, seu Convento, e per la limosina di detta messa cotidiana perpetua, ordino, e voglio che subito seguita mia morte si abbia à venire à convenzione colli detti Reverendi Padri, à quali si abbiano à pagare per una sol volta docati duemila condizionati per impiegarsi in compra, per beneficio delli Padri prò tempore che dimoraranno in detto Convento, seu Monastero, quali Padri attento detto pagamento di docati 2000 da farseli condizionati per convertirsi in compra abbiano ad obligarsi in perpetuum, et in infinitum celebrare, e far celebrare detta messa cotidiana in detta loro chiesa per l’anima mia e ciò, precedente assenso apostolico da impetrarsi; con doversi descrivere detto peso in tabella dej pesi del detto Convento, e Chiesa, acciò non se ne perda la memoria, e senza che in perpetuum possa detta messa cotidiana perpetua includersi nel Mare Magnum, ò in altra qualsivoglia bolla pontificia ottenuta, ò che si ottenesse, mà sempre in perpetuum, et incessanter mundo durante debba celebrarsi detta messa cotidiana mentre con tal condizione legge e patto, ordino, che si paghino detti docati duemila prò una vice; Et in caso, che detti Padri non volessero accettar detto legato col peso di detta celebrazione di messa cotidiana perpetua, voglio, ed ordino, che si debbiano in tal caso dal mio erede, e dalli suoi successori in perpetuum et in infinitum corrispondere e pagare alli detti Reverendi Padri, la limosina cotidiana di annui docati cinquanta in perpetuum, et infinitum, in tre terze, e paghe di ciascuno anno per la celebrazione di detta messa cotidiana, à ragione di grana dodici la messa, ad instar di messe sciolte, che vengono ad importare docati quarantacinque all’anno, e l’altri docati cinque per lo jus sacristiae.

Di più ordino, e voglio, che dal di della mia morte in avanti in perpetuum, et in infinitum, mundo durante, s’abbia à celebrare un altra messa il giorno per l’anima di me sudetto Principe testatore nella Chiesa di Santa Maria della Stella, nell’altare della Cappella del glorioso S. Francesco di Paola, che hò acquistato, in virtù d’istromento rogato per notar Gregorio Servillo di Napoli, dà un sacerdote prò tempore eligendo dal mio erede, e suoi eredi, e successori, amovibile ad nutum di detto mio erede, e suoi eredi, e successori; anco senza causa; e per detto effetto, voglio, ed ordino, che dal detto mio erede si abbia à pagare la somma di annui docati cinquantaquattro al Cappellano che celebrarà detta messa cotidiana, per la limosina della medesima messa cotidiana; ordino però, che il detto mio erede abbia la facoltà di nominare il Cappellano per la celebrazione di detta messa cotidiana sin tanto, che pervenga uno de due figli di Paolo Scorza, che serve presentemente da Gentiluomo in mia Casa all’età di potersi ordinare sacerdote. Ed in tal caso da ora nomino quello di detti due, alla celebrazione di detta messa e voglio che debba goderla sua vita durante, e che possa valersene, per assegnarla per patrimonio, à fine di potersi ordinare sacerdote; Con pagarseli per detta Cappellania docati quattro e mezzo al mese; E mancando il detto Cappellano, che viene da me stabilito nuovamente, resti in elezzione del mio erede, e suoi successori, di nominare altro Cappellano, à suo arbitrio, amovibile parimente ad nutum. E se per accaso, tutti due li figli di detto Paolo Scorza ascendessero al sacerdozio; In tal caso pure voglio, che la detta Cappellania sia conferita da detto mio erede à quello delli due che eligerà Andrea Scorza presentemente mio cameriere e zio di detti figlioli; Così pure che sino à quel tempo, che uno di detti figlioli stia in istato di poter celebrare la messa, lascio la facoltà al mio erede di farla celebrare da un altro à suo arbitrio, pure amovibile ad nutum. Dichiaro che à 27 giugno 1729, mediante istromento rogato per notar Gregorio Servillo di Napoli, li Reverendi Padri del Venerabile Convento, seu Monastero di Santa Maria della Stella sito all’incontro la mia casa palaziata, concederono à me sudetto Principe la Cappella del glorioso S. Francesco di Paula sita nella Chiesa del detto Convento. E volendo io dotare la detta Cappella di congrua dote, per li suppellettili necessarij che vi bisognassero in futurum, promisi, e mi obligai dare, e pagare ogni anno in perpetuum, et in infinitum, al detto convento, e suoi Reverendi Padri, annui docati dodici dal detto giorno in avanti, et in perpetuum, ò pure dare e pagare al medesimo Monastero docati trecento per una sola volta da impiegarsi in compra per la dote di detta Cappella; con condizione però che, fondandovi io sudetto Principe, una Cappellania, ò messa perpetua da celebrarsi nell’altare di detta Cappella, li sudetti docati dodici, ò pure il frutto, che pervenirà dalla sudetta compra, quelli si intendessero ancora, e fussero per lo jus sacristiae di detta Cappellania; come questo, ed altro appare dal detto istromento, al quale in ogni cosa s’abbia relazione. Che perciò ordino, che dal mio erede si paghino detti annui docati dodici al detto Convento e suoi Reverendi Padri, per li suppellettili, bisognaranno per detta Cappella in futurum, ed anco per lo jus sacristiae per la sopradetta messa cotidiana, da me ordinata celebrarsi in perpetuum nell’altare della detta Cappella à me conceduta giusta il convenuto nel sudetto istromento di concessione à mio beneficio fatta, della detta Cappella, conforme da me se li sono pagati puntualmente detti annui docati dodici. E volendo il detto mio erede restituire il capitale di docati trecento per l’affrancazione di detti annui docati 12, debbano detti docati 300 investirsi in compra, il frutto della quale compra doverà restare à beneficio del detto Convento, per ragione di detti suppellettili, per servizio di detta Cappella, et anco per lo detto jus sacristiae; Dichiarando che detti annui docati 12; per detto capitale di docati 300 sono oltre li docati sette, per ciascuno anno, li pago per lo censo del largo, seu suolo, all’incontro il mio palazzo, da essi concedutomi, nel quale suolo vi hò fatto alcune case, obligandoli per detto effetto, per la sodisfazione del detto legato, le medesime case, che hò fatto in detto suolo.

Di più, oltre quello che hò disposto, ordino e voglio, che dopo mia morte, si paghino al detto Andrea Scorza mio cameriere docati otto al mese, durante sua vita, e desidero che segua à servire la Casa; quando però non volesse continuare, ò non potesse, ò non lo volesse il mio erede tanto voglio che se li corrispondano li detti docati otto al mese. Alla Signora Paola d’Amico lascio, ed ordino, se li paghino carlini trenta il mese, durante la di lei vita, conforme gli l’ho pagati dopo la morte della Signora Duchessa d’Ayrola mia sorella, e se li dia una camera per abitazione in casa, appunto quella dove abitava Nicolino lo Scalco. A Pietro Verrina mio paggio, quando non voglia il mio erede servirsene in Casa, desidero, che lo mandi à sue spese à Santo Nicandro suo paese provedendolo d’un abito, quando non voglia lasciarli quello, che ave addosso, e li assegni carlini trenta il mese, facendolo applicare nella computistaria, per subentrare ad ogni mancanza, che potesse sopravenire all’altro aggiutante, quando si renda abile, accrescendoli in tal caso quella provisione, che sarà stimata ragionevole, quando però non volesse attendere à far bene, incolpi se medesimo. A Mario Ragno per carità lascio carlini dieci il mese da pagarseli, sua vita durante.

Dichiaro che il Signor D. Paolo Mattia Doria mio carissimo amico gli anni passati ricevè dà me in imprestito graziosamente docati trecentocinquanta in più partite, per dovermeli restituire ad ogni mia semplice richiesta, come appare dall’ultima polisa per lo Banco del Santissimo Salvatore, in testa di Scipione Orsomando, e Pietro Dies, di docati 98—75 girati à Carlo e Nicola Maresca, e da questi à Giovanni Nicola Bonvino, dal quale furono girati ad esso Signor D. Paolo Mattia, disse à compimento di docati 350 d’ordine, e di proprio mio denaro, per dovermeli restituire ad ogni richiesta ut supra, atteso che altri docati 251—25; per detto compimento, li ricevè, cioè docati 250 con fede di credito del Banco dello Spirito Santo sotto li 31 ottobre 1716 in testa del Signor D. Giulio Valdetaro, dal detto Dottor Giovanni Nicola Bonvino giratali e docato uno e grana 25 in denari contanti in detto di 30 giugno 1717, che fù fatto detto ultimo pagamento di docati 98—75 à compimento di detto imprestito di docati 350, che perciò, in segno della nostra antica amicizia, rilascio al detto Signore D. Paolo Mattia la detta somma imprestatali, et ordino al mio erede, che non possa pretendere cosa veruna dal detto Signor D. Paolo Mattia nè per la detta sorte di docati 350 nè per li loro interessi, quatenus si dovessero.

Dichiaro che sin ad oggi per mia cortesia, e per elemosina ho pagato à Beatrice Protano di Santo Nicandro, annui docati trentasei; ordino pertanto, e comando che dal mio erede se li continui detto pagamento di annui docati trentasei vita durante di essa Beatrice. Al Signor Nicola Alderisio mio medico lascio docati cinquanta pro una vice tantum. A Giovanna Benedetta Catarina mia figlia naturale monica nel Monastero di Montescaglioso, al presente Badessa del detto Monastero, dichiaro, che m’obligai pagare annui docati ventiquattro, durante la di lei vita, che perciò ordino che se li accrescano altri annui docati dodici, che in tutto sono annui docati trentasei, durante la di lei vita tantum, e non oltre; e quelli se li paghino puntualmente dal detto mio erede tertiatim durante la vita di essa Giovanna Benedetta Catarina tantum. Dichiaro, che à suor Maria Vittoria mia benedetta figlia monica professa nel Venerabile Monastero di S. Giovanni Battista di questa città dell’ordine de Predicatori ho pagato la sua dote seu limosina dotale con altre spese solite ingressarum. Ed oltre di ciò si riserbò essa mia figlia annui docati trecento nell’istromento della rinunza fatta da lei à mio beneficio, stipulato per notaro Gregorio Sevillo che perciò à maggior cautela l’istituisco mia erede particolare nella medesima dote sodisfattali, ed annui docati trecento di suo vitalizio riserbatosi in detto istromento; Ed ordino, che detti annui docati trecento se li possa esigere pro faciliori exactione dalle prime, e precipue entrate, rendite, e frutti della mia massaria grande sita nelle pertinenze di questa città à Pietrabianca, e proprio alle Case à demanio, citra pregiudizio di poterseli esigere sopra tutti miei beni, in conformità dell’obligo fatto in detto contratto.

Item lascio alla predetta suor Maria Vittoria mia benedetta figlia docati ducento prò una vice, da pagarsili subito seguita mia morte, perché se ne facci cioccolata per amor mio ed anco lascio alla medesima l’orologio di repetizione da buffetto con cascia d’ebano, che tengo in mia casa, acciò se lo tenga per mia memoria e preghi Dio per me.

Dichiaro, che per mia divozione ho fatto celebrare per l’anima mia una messa il giorno nella Cappella publica della mia massaria sita à Pietrabianca seu alle Case à demanio, pertinenze di questa città, con pagare ad uno Cappellano, che assiste nella mia casa sita in detta massaria, docati cinque al mese, cioè docati trè per la limosina per la messa e docati due per l’assistenza che fà al palazzo della detta mia massaria, che perciò voglio ed ordino, che si continui à celebrare la detta messa cotidiana in detta Cappella anche per compire all’obligo fatto nella fondazione di detta Cappella di dover far celebrare la messa in tutte le feste, e per detto effetto restino obligati li frutti della detta massaria, e casa à pagare docati trentasei l’anno per la detta celebrazione di messa cotidiana. E quando non si trovasse chi volesse celebrare la detta messa cotidiana in detta cappella  con la detta limosina di un carlino al giorno, ordino, che si celebri la messa solamente nelle giornate festive di precetto di tutto l’anno; con pagarsi la limosina per la celebrazione di detta messa, seu messe, conforme sarà di ragione.

A D. Anna Contessa di Montoro mia carissima e benedetta figlia vedova del quondam Signor D. Bartolomeo di Capua, Conte di Montoro, dichiaro avere costituito, e sodisfatto le sue doti di docati cinquantunomila, come appare dalli capitoli matrimoniali, e cautele dotali stipulate per detto notar Gregorio Servillo di Napoli, alle quali s’abbia relazione; che perciò li lascio la mia benedizione e la istituisco mia particolare erede nelle medesime doti già sodisfattele.

Alla detta Contessa mia benedetta figlia lascio il mio anello con uno smeraldo grande in mezzo brillantato, e due diamanti brillanti alli lati che si trova dentro una cassetta bianca, con altre gioje in guardarobba. Et in caso, Dio non voglia, venisse à mancare à detta mia figlia il Signor Principe della Riccia suo unico figlio maschio, ò vero in caso avesse causa di partirsi dalla casa del sudetto Signor Principe suo figlio, il che sia à sua elezzione; in tal caso ordino, e voglio, che il detto Duca mio figlio, ed erede debbia ricevere detta Contessa sua sorella, e dare l’abitazione nel mio palazzo, e proprio nel quarto, dove io abito con tutto il commodo di suoi servidori, e donne, durante la vita di essa Contessa e tavola gratis, quando voglia mangiare unitamente con esso. E mancando alla medesima Contessa, cavalli per commodità delle sue carozze, ordino, che gli l’abbia à dare esso Duca mio figlio, della mia razza, gratis, ad elezzione di essa Contessa.

Alla Duchessina mia nuora lascio il mio anello con uno diamante brillante in mezzo, e due rubini di lato; come parimente uno vezzo di perle, che fù da me comprato, oltre l’antico della Casa, che stà dentro la cassetta bianca di pioppo in guardarobba.

Al Signor Duca di Sermoneta mio nipote lascio un paro di cavalli della mia razza, j quali, intendo, che mandi à sceglierseli dentro la medema.

A Monsignor D. Giuseppe Schinosi Vescovo di Caserta lascio il mio calamaro alla francese dà boffetto, del quale mi servo ordinariamente in contrasegno del mio affetto, e lo prego, voglia ricordarsi di me nelle sue orazioni.

Volendo dare à miei vassalli di Santo Nicandro qualche contrasegno del mio amore, rilascio, e dono all’Università di Santo Nicandro tutto quello mi va debitrice per fiscali attrassati sino à tutto l’anno 1732, à tenore della declaratoria fatta dà Razionali eletti della stessa Terra, e che dovvranno fare per tutto detto tempo, non ostante che nell’anno 1729 senza veruna ragione avessero fatta una rivoluzione contro di me; se però pretendessero rifezzione per la Camera riserbata, ò per altre ingiuste pretensioni; in tal caso, voglio, che si faccino j conti, e sicome, risultando forsi io debitore, dovvrà il mio erede sodisfarli, così risultando creditore, come infallibilmente accaderà, intendo che siano costretti à pagare, perché abusano della mia cortesia.

Di più volendo anco gratificare j poveri particolari del mio Stato di Santo Nicandro, e Casalmagiore ordino, e voglio, che il mio erede facci un rilascio di tutto quello saranno debitori per tutto l’anno passato 1732 à quelli debitori, che conoscerà più bisognosi tra quelli, che sono restati dovendo, per aver avuto disgrazie nelle massarie, per l’imprestiti fattili dalla mia Casa, ò per affitti tenuti, che non le avessero corrisposto, ò per altre cause, che detto mio erede conoscerà meritevoli di rilascio, non includendo in questi, quelli che avendo avuto il maneggio della mia robba, resi j loro conti, forsi fussero restati debitori; se però al mio erede paresse che fussero impotenti à pagare, li farà quel rilascio che stimarà giusto.

Benvero, voglio, che se li rilasci tutto quello, che le venisse caricato per frutti, ò interessi di quello, che restaranno liquidi debitori sino al giorno della mia morte; in modo che pagando il capitale, ò in rate, ò in altro modo, estinguano sempre porzione di capitale. E quando il mio erede li riconoscesse così miserabili, che non avessero forma di pagare, rimetto ad esso di farle parimente quel rilascio, che le parerà giusto.

Di più ordino, e voglio, che, subito seguita la mia morte, il detto mio erede debba far distribuire docati seicento d’elemosina, nella forma seguente, cioè docati ducento alla Casa della Missione qui in Napoli, perché quei Padri vogliano aver memoria dell’anima mia nelle loro orazioni, docati ducento alla Casa Santa dell’Incurabili, docati cento dovranno dispensarli à poveri, ò qui, ò nello Stato, à suo arbitrio; docati cinquanta alli Padri Cappuccini di Casalmaggiore e docati cinquanta alli Padri Riformati del Convento di Santo Nicandro.

Di più possedendo sopra l’Università della mia Terra di Santo Nicandro docati duemila in circa annui di fiscali, e docati quaranta d’istromentarij; ordino e voglio, che si paghino dal mio erede in perpetuum da questo capitale docati cento annui, per impiegarsi nella forma seguente, cioè, docati venti al Reverendo Capitolo di detta Terra per la celebrazione d’un anniversario che dovvranno fare ogni anno nel giorno che sarà seguita mia morte, con castellana e messa sollenne, il quale anniversario doverà essere celebrato sollennemente colli assistenti e con venti lumi almeno, con candele d’una libra l’una. E di più si doveranno celebrare pure in detto giorno altre messe dodici lette per l’anima mia. Altri annui docati venti in perpetuum li lascio al Convento di Santa Maria delle Grazie de Padri Riformati di Santo Nicandro, perché faccino lo stesso anniversario come sopra. E delli restanti docati sessanta debbano farsene sei maritaggi l’anno, di docati dieci l’uno, da estrarsi in detta Terra à sorte tra le più povere zitelle, la quale estrazione debbia farsi in ogni anno, nel giorno dell’apparizione del glorioso S. Michele Arcangelo mio protettore, con l’intelligenza del Paroco pro tempore il quale abbia il peso dell’essecuzione di detto pio legato; e la detta estrazione si dovvrà fare alla presenza di detto mio erede, quando si trovi in Santo Nicandro, ed essendo assente, si farà in Chiesa alla presenza dell’Agente prò tempore, e dell’Erario coll’intervento del Paroco.

Item ordino, e voglio, che, subito seguita mia morte si debbano dispensare, e distribuire à titolo di limosina docati ducento à miei vassalli della Terra di Santo Nicandro, ed altri docati cento à miei vassalli della Terra dell’Aprocina pro una vice tantum, e questi, ò in denari contanti, ò in grano, ad elezzione del detto Duca mio erede.

Item à tutta la Famiglia di mia Casa, oltre la mesata del di loro salario che si trovarà principiata al tempo di mia morte, lascio due altre mesate intiere à titolo di legato, tanto à quelli che restaranno à j servizij del mio erede, quanto à quelli che saranno licenziati.

Ed essendo che senza l’istituzione d’erede il testamento de juris censura si dice esser nullo; Per tanto io sudetto Principe di Santo Nicandro D. Baldassare Cattaneo istituisco, ordino e fò mio erede universale e particolare il sudetto D. Domenico Cattaneo Duca di Casalmagiore mio carissimo, e benedetto figlio, sopra tutti, e qualsivogliano miei beni feudali, e titolati di qualsivoglia titolo, e specialmente nella sudetta Terra di Santo Nicandro, decorata col titolo di Principe, e nel Grandato di Spagna stabilito sopra la medesima Terra di Santo Nicandro, nel feudo di Casalnuovo e nella Terra dell’Apricena seu Casalmagiore; loro corpi, beni, membri, entrate, ed effetti feudali, e burgensatici, ragioni, giurisdizioni ed intiero Stato, et in qualsivogliano altri miei feudi presenti e futuri, nec non sopra tutti, e qualsivogliano altri miei beni burgensatici, crediti, nomi di debitori, fiscali, adoghi, arrendamenti, beni stabili, mobili, semoventi, suppellettili, oro, ed argento lavorato e non lavorato, gioje, denari contanti esistenti, così in casa, come in Banchi, tanto qui in Napoli, quanto nella Serenissima Republica e città di Genua, e suoi cartularij, e Banchi, et in qualsivoglia altro Regno, dominio e luogo, et in mano di qualsivogliano esistenti, in deposito, ò in semplice consegna, ed altri qualsivogliano effetti, che posseggo in qualsivoglia parte del mondo, riscotenze, animali, carozze, industrie, mercanzie, ed altre qualsivogliano ragioni, azioni à me in qualsivoglia modo spettanti, ed appartenenti, dovunque siti, e posti, et in qualsivoglia cosa consistenti, col peso di sodisfare li sudetti legati.

Item lascio al notaro Gregorio Servillo per clausura, apertura, e copia del presente mio testamento docati cento pro una vice; con che debbia darne più copie se saranno necessarie.

Se mi piacerà, dichiaro, che intendo lasciare uno foglio di varij legati e disposizioni, quale sarà sottoscritto di mio proprio pugno in potere del detto notaro Gregorio, ò del mio Padre Confessore che perciò ordino, e voglio, che debba detto mio erede esseguire inviolabilmente quanto nel detto foglio sarà da me ordinato e disposto, dandoli forza, e vigore, come se fusse inserito di parola in parola nel presente mio testamento.

Item lascio essecutori del presente mio testamento, et ultima volontà la sudetta D. Anna Cattaneo Contessa di Montoro mia figlia, monsignor Vescovo di Caserta, et il Signor Duca di Sermoneta mio nipote, alli quali dò, e concedo ampia potestà di esseguire e mandare in effetto quanto nel presente mio testamento si contiene senza decreto di Corte, nè altra sollennità giudiziaria. E questa dichiaro essere la mia ultima e deliberata volontà.

Di più lascio alla Casa Santa dell’Incurabili docati trecento pro una vice tantum per elemosina, e per suffragio della mia anima.

Item ordino, e voglio, che ogni anno in perpetuum nel di della mia morte, seu in quella giornata, che non verrà impedita si abbia à celebrare un funerale per l’anima mia, cioè, una messa cantata di requiem colla libera e col cataletto e candele accese, a quante messe potranno dirsi in quella stessa mattina. E per detto effetto, ordino che abbiano à pagarsi da miei eredi in perpetuum docati quindeci, così per la detta messa cantata, seu funerale, come per lo di più delle messe che vi capiranno. E questi nella medesima Chiesa di Santa Maria della Stella, ove sarà sepelito il mio cadavere.

Baldassare Cattaneo Principe di S. Nicandro ha disposto come sopra

 

Notamenti

 

Legato fatto alla famiglia sodisfatto, videlicet:

Si nota che dal Signor D. Nicola Belarde per lo Banco di S. Giacomo con sua poliza notata fede à 21 febraro 1739 si sono pagati al Signor Andrea Scorza docati trentasei disse pagarli d’ordine, e di proprio denaro del Signor Duca di Termoli in adempimento del legato lasciatoli dal detto quondam Signor Principe di Santo Nicandro in questo suo testamento, cioè docati 20 à titolo di legato pro una vice tantum, e docati 16 per l’importo delle due mesate come cameriere del detto quondam Principe come parimente ave ordinato pagarseli à titolo di legato.

E nel medesimo giorno dal detto Signor D. Nicola Belarde con altra sua poliza per San Giacomo si sono pagati al Signor Archangelo Gallina docati ventiquattro d’ordine e di proprio danaro del detto Signor Duca di Termoli in adempimento del legato dal detto quondam Signor Principe di Santo Nicandro fatto al detto Arcangelo, cioè docati dieci a titolo di legato pro una vice tantum, e docati 14 per l’importo delle due mesate, come agiutante di Camera del detto quondam Signor Principe che ave ordinato pagarseli à titolo di legato.   

Nel medesimo di 21 febraro 1739 dal sudetto Signor Don Nicola Belarde si sono pagati per detto Banco San Giacomo docati tredici à Francesco Coppola d’ordine e di proprio danaro del detto Signor Duca di Termoli per l’importo di due mesate come cocchiere del detto quondam Signor Principe di Santo Nicandro ordinate pagarseli a titolo di legato.

Nel medesimo di 21 febraro 1739 dal sudetto Signor D. Nicola Belarde si sono pagati con trè polize separate per San Giacomo, cioè, docati dieci à Giuseppe Malacreta, altri docati dieci a Liborio Fontana, et altri docati dieci a Pietro Mastrillo disse d’ordine, e di proprio danaro del detto Signor Duca di Termoli per l’importo di due mesate per ciascheduno di essi trè sopradetti come lacchè del detto quondam Signor Principe di Santo Nicandro ordinate pagarseli à titolo di legato, et in tutte le sopra enunciate polize stà espresso che detti legatarij restano intieramente sodisfatti, e detto Signor Duca erede quietato anco per aquilianam stipulationem, et per pactum de aliquid aliud non petendo come appare dalle dette polize, alle quali mi riferisco. Notar Gregorio Servillo

 

Legato per Santa Maria la Stella

Banco di San Giacomo pagate al Reverendo Padre fra Saverio Mirone Sagristano Maggiore del Monastero di Santa Maria della Stella de Reverendi Padri Minimi di S. Francesco di Paola docati venticinque corrisposti dit[t]e sono per tanti importa l’apprezzo d’una sciamberga e calzone dell’ultimo abito che si avea fatto il quondam Eccellentissimo Signor Principe di S. Nicandro, dal quale Eccellentissimo Signore il detto abbito col sciamberghino si è lasciato al detto Reverendo Padre nel suo ultimo testamento rogato per il magnifico notar Gregorio Servillo sotto li 5 febraro del corrente anno 1739 affinchè detto Reverendo Padre lo venda, e del prezzo ricaverà del medesimo ne faccia utensili, seu suppellettili per servizio della Cappella del detto glorioso Santo, ius patronato della Casa del detto quondam Eccellentissimo Signore, mentre il sciamberghino del detto abbito l’hà ricevuto il detto Padre, e la sciamberga, e calzone, per essersi lasciato sopra il cadavere del detto quondam Eccellentissimo Signor Principe nella di lui morte, perciò in adempimento del detto legato già è seguita la consegna del detto sciamberghino, e per la sciamberga, e calzone se li fà il presente pagamento, d’ordine e di proprio danaro dell’Eccellentissimo Signor Duca di Termoli mio Signore, e li pagamente notato prima sarà il sudetto ultimo intiero abbito nella margine del detto testamento e ne starete à fede del detto magnifico notaro. Napoli marzo 1739 – D. Nicola Belarde – notata fede à 24 marzo per docati 25—

Sequino per Casale – Si è da me fatto questo notamento à 5 agosto 1739 — Notar Gregorio Servillo

 

In nomine Domini Iesu Christi amen. Anno à circumcisione ipsius. Millesimo septingentesimo trigesimo tertio regnante etc. Die vero undecimo mensis februarij xj indictionis Neapoli, e proprio nella casa della solita abitazione di me sottoscritto notar Gregorio Servillo vicino la porta piccola del Real Monastero di Santa Chiara, conferitosi in detta mia casa l’Eccellentissimo Signor D. Baldassare Cattaneo Principe di Santo Nicandro, uno de Signori Grandi di Spagna, sano per la Dio grazia di corpo, mente et intelletto, e nel suo retto parlare, memoria, et udito esistente, e costituito in presenza Nostra detto Signor Principe, e considerando la fragilità di questa vita, la certezza della morte, e l’incertezza dell’ora di quella, ave stabilito fare, conforme ave fatto il presente suo testamento in iscritto, chiuso, e sigillato sottoscritto dalla parte di dentro di sua propria mano in presenza di Noi sottoscritti Regio Giudice à Contratti, notario e testimonij, quale ave voluto, che vaglia per detta ragione di testamento in iscritto, chiuso, e sigillato, e se per tale ragione forsi non valerà, vuole, che vaglia per ragione di testamento nuncupativo, ò sia per ragione di legato, codicilli donazione causa mortis, e per ogni altra migliore via, che può e vale, e di ragione li viene permesso, et in esso s’intenda espressamente apposta la clausola codicillare, informato à pieno della validezza di essa clausola. Cassando primieramente, irzitando, et annullando ogni altro testamento, codicilli, et altri atti di ultima volontà da esso fatti da tutto il passato sino alla presente giornata, eziandio in quanto à legati, e cause pie, ancorchè vi fussero apposte qualsivogliano clausole anco derogatorie, ò derogatorie delle derogatorie va che da oggi avanti non faccino più fede, nè sortiscano effetto alcuno in giudizio, nè fuori, et in specie àve cassato l’ultimo suo testamento pure in iscritto per esso Signor Principe fatto à due di settembre 1724 per mano mia sollennizato, quale li è stato da me restituito, e per esso Signor Principe lacerato. Volendo, che questa sia la sua ultima volontà e che chiunque ad esso Signor Principe succederà, ò in vigore del presente suo testamento, ò ab intestato, sia tenuto e debbia adempire quanto nel presente suo testamento si contiene; proibendo espressamente che dal presente suo testamento, e legati in quello fatti non si possa detraere nè defalcare cosa alcuna per legge di natura, per ragione di quarta, falcidia, trebellianica, nè per lo debito sussidio de beni, nè per ragione, causa, e modo qualsivoglia, quale testamento tenendolo esso Signor Principe nelle sue proprie mani, et asserendo con viva voce questa essere la sua ultima volontà, l’ave consegnato à me notar Gregorio Servillo di Napoli per doverlo fedelmente conservare, e doppo sua morte aprire subito sopra il suo cadavere in presenza delli medesimi Regio Giudice à Contratti, e testimonij infrascritti, ò altri surrogati in luogo dell’assenti, ò forse, impediti in numero opportuno ad istanza di chiunque lo domanderà, et anche senza richiesta d’altri ex officio, senza decreto di Corte, ò altra sollennità giudiziaria, affinchè subito si mandi in esecuzione la sua volontà. Volendo, che del presente testamento, e legati in quello fatti, se ne possano per noi fare uno, ò più publici istromenti, eziandio se di qualsivoglia legato fusse bisogno farsene publico istromento. Richiedendoci esso Signor Principe, che delle cose sudette ne facessimo publico istromento. Nos autem etc. unde etc.

 

Ego notarius Nicolaus Servillo de Neapoli, notarij Ioachim Regius ad Contractus Iudex, à supradicto Excellentissimo Domino Principe Sancti Nicandri testatore Domino D. Balthaxare Cattaneo rogatus clausurae presentis eius testamenti prò Regio ad Contractus Iudice interfui, ipsumque vidi subscribere à parte interiori eius propria manu, meque subscripsi.

 

Ego qui suprà Gregorius Servillo de Neapoli publicus, ac Regia authoritate notarius à supradicto Excellentissimo D. Principe Sancti Nicandri D. Balthaxare Cataneo testatore rogatus clausurae presentis eius testamenti pro notario publico interfui, ipsumque vidi subscribere à parte interiori eius propria manu, meque subscripsi.

 

Io notar Basilio Mastellone sono [testimone] rogato dall’Eccellentissimo Signore D. Baldassare [Cattaneo] Principe di S. Nicandro hò visto sottoscrivere [il] presente suo testamento dalla parte di dentro [di] sua propria mano mi sono sottoscritto, et hò [sugellato] con sugello alieno.

 

Io notar Antonio Servillo sono testimone [rogato da] D. Baldassare Cattaneo Principe di San Nicandro [nel] presente suo testamento l’ho visto sottoscrivere [di] sua propria mano dalla parte di dentro, […] ed ho sugellato, ut supra.

 

Io notar Michele Iacoviello di Napoli sono testimone dal sudetto Principe di S. Nicandro nel presente [testamento] l’hò visto sottoscrivere, et mi sono firmato ut supra.

 

Io Stefano Salvetti sono testimone rogato dal sudetto Signor Principe di Santo Nicandro nel presente suo testamento, l’hò visto sottoscrivere [dalla parte] di dentro, e mi sono sottoscritto, ut supra.

 

Io Antonio Valente sono testimone [rogato dal] sudetto Signor Principe di S. Nicandro nel presente [suo] testamento l’hò visto sottoscrivere [dalla] parte di dentro, e mi sono sottoscritto, e [sigil]lato ut supra.

 

Io Giovanni Viva sono testimone rogata da[l sudetto] Signor Principe di S. Nicandro nel presente [suo] testamento lo visto sottoscrivere dalla [parte] di dentro di sua propria mano, e perciò mi sono sottoscritto et hò sigillato ut supra.

 

Io Saverio Servillo sono testimone [rogato] dal sudetto Signor Principe di Santo Nicandro [nel] presente suo testamento l’hò visto sottoscrivere di sua propria mano dalla parte di dentro, e perciò mi [sono] sottoscritto, et ho signato ut supra.

  

Io sottoscritto D. Baldassare Cattaneo Principe di Santo Nicandro uno de Signori Grandi di Spagna dichiaro, che à 11 del mese di gennaro del passato anno 1733 feci il mio testamento in scritto, chiuso, e sigillato solennizzato per mano del notaro Gregorio Servillo di Napoli, in presenza del Regio Giudice à Contratti, e testimonij intervenuti, e sottoscritti in esso testamento, che fù dato à conservare al detto notaro Gregorio, nel qual testamento istituij il mio erede universale, e feci varij altri legati, e disposizioni e specialmente mi riserbai facoltà di lasciare un foglio di varij legati, e disposizioni sottoscritto di mio proprio carattere, in potere del detto notaro Gregorio, ò del mio Padre Confessore. Ed ordinai al mio erede, che dovesse esseguire inviolabilmente, quanto in esso foglio sarebbe dà me ordinato, e disposto, avendoli dato forza, e vigore, come se fusse inserito di parola in parola in detto testamento.

Avvalendomi adunque della detta facoltà riserbatami in detto mio testamento hò fatto il presente mio foglio, quale voglio, abbia à conservarsi dal detto notaro Gregorio, per doverlo poi aprire, e publicare nell’atto dell’apertura del detto testamento.

Primieramente annullo il legato, che avevo fatto à favore di Pietro Verrina che mi serviva alla Camera, avendo voluto partire dà mia casa, e commettere molte leggierezze, le quali tutte le vengono dà me perdonate, e prego il mio benedetto figlio, ed erede, quando lo conosca emendato, et inclinato al bene, ad aiutarlo, per darli dà vivere nella Computistaria di Santo Nicandro.

Sono entrato in qualche scrupolo di non aver adempito à due voti fatti, in occasione di mie malatie, l’uno à Santo Nicolò di Bari, l’altro à Monte S. Angelo, di docati cento l’uno; che però ordino, e voglio, che, seguita mia morte, il mio erede faccia avere à detti due Santuarij la valuta di docati cento ad ogn’uno di essi, ò in denaro contante, ò in una lampada di argento, ò in altro ornamento sacro, à suo piacere, e come stimarà meglio; il tutto però, quando io non avessi adempito à tale debito, prima di mia morte, come lo dichiarerò.       

Di più lascio à titolo di legato alla mia Cappella del glorioso S. Francesco di Paula, dentro la Venerabile Chiesa di Santa Maria della Stella de Padri Minimi, all’incontro il mio palazzo, docati trecento dà impiegarsi, ò in ristoro di fabrica per la detta Cappella quando si riconoscesse, che patisse al muro, come pare. E quando per tale effetto vi volesse maggior somma, intendo, che il mio erede debbia supplirlo, correndo à carico nostro di sostenerla; quando poi non necessiti di alcuno riparo, voglio che li docati trecento s’impieghino in qualche ornamento per la medesima Cappella, ad elezzione del mio erede, ò in argento, ò in suppellettili per la medesima, ò come meglio parerà à detto mio erede.

Hò pagato in mia vita al Reverendo Padre Domenico Tortora, che hà soluto udire le mie confessioni, carlini trentotto il mese, cioè carlini trenta per elemosina dà farsi dà lui, e carlini otto per la limosina di otto messe che in ogni mese ave celebrato, ed applicato, secondo la mia intenzione. E disiderando, che continui la celebrazione di dette messe per l’anima mia, sua vita durante; che perciò ordino, e voglio se li paghino docati venti per ciascheduno anno, sua vita durante.

Ad Andrea Scorza mio cameriero, oltre quello, che hò disposto à suo favore nel mio testamento, voglio, se li paghino altri docati venti prò una vice tantum. Et ad Arcangelo Gallina – altro mio cameriero se li paghino docati dieci prò una vice tantum. Napoli li 10 decembre 1734.    

Io Baldassare Cattaneo Principe di S. Nicandro dispongo come sopra.          

 

Nel sudetto mio testamento hò fatto un legato à D. Anna Cattaneo Contessa di Montoro mia figlia del mio anello di smeraldo con uno smeraldo grande brillantato, e due diamanti di lato; ma perché la sudetta mia figlia ave eletto di vivere nel Monastero di S. Giovanni Battista, benchè da secolare, non avendo ella più bisogno di gioie; Per tanto rivoco il detto legato, avendo io già da ora donato al Duca di Termoli mio figlio, il detto anello. Ed all’incontro, come cosa più à lei servibile, li lascio per mia memoria la mia lucerna d’argento per legere, ò scrivere la sera.

In detto mio testamento hò lasciato alla Casa Santa dell’Incurabili docati cinquecento in due capitoli; Ma avendo riconosciuto, che sia stato equivoco, mentre di essi ne ho destinato docati duecento ad altra opera pia; Perciò intendo, e voglio, che alla detta Casa Santa dell’Incurabili si paghino solamente docati trecento prò una vice, non ostante, che altrimenti apparisse dal detto testamento. Napoli li 22 maggio 1736.

Io D. Baldassare Cattaneo dispongo come sopra

Napoli à 22 maggio 1736

                         Principe di S. Nicandro

 

 

In mani del Signor notaro Gregorio Servillo

Foglio di disposizioni, dichiarazioni e legati fatto dall’Eccellentissimo Signor Principe di Santo Nicandro, consignatomi oggi li 22 maggio 1736 in Napoli, per doverlo fedelmente conservare col di lui testamento in iscritto, per doversi aprire, e publicare una col detto testamento doppo la sua morte, quale sia doppo lunghissimi e felicissimi anni. Notar Gregorio Servillo

  

In nomine Domini Nostri Iesu Christi. Amen

Die quinto mensis februarij secundae indictionis millesimo septingentesimo trigesimo nono Neapoli. E proprio fuori le mura di questa città nella casa palaziata dell’infrascritto Eccellentissimo Signor Principe di Santo Nicandro sita dirimpetto la Chiesa, e Monastero seu Convento di Santa Maria della Stella de Reverendi Padri dell’Ordine de Minimi, seu di S. Francesco di Paola.

A preghiere e richieste fatteci per parte dell’Eccellentissimo Signor D. Baldassare Cattaneo Principe di Santo Nicandro personalmente ci siamo conferiti in detta sua casa palaziata, ed essendomo ivi gionti avemo trovato nel quarto superiore, dove egli abita, il detto Signor Principe giacente in letto, benchè infermo di corpo, sano però per la Dio grazia, di mente, ed intelletto, e nel suo retto parlare, memoria, et udito esistente, il quale spontaneamente ave asserito avanti di Noi, che à undeci del mese di febraro 1733 in Napoli fece il suo ultimo testamento in iscritto, chiuso, e sigillato, e quello consignò à me sudetto notaro per doverlo fedelmente conservare, e dopo sua morte aprire. Ed in oltre à 22 di maggio 1736 il medesimo Signor Principe fece un foglio di disposizioni, dichiarazioni, e legati parimente chiuso, e sigillato, e quello consignò à me medesimo notaro Gregorio Servillo per doverlo fedelmente conservare col di lui testamento in iscritto, per doversi aprire, e publicare una col detto testamento dopo la sua morte. E perché la volontà dell’uomo è ambulatoria, e li è lecito di aggiungere, e mancare sino alla morte; Per tanto ratificando prima il detto testamento, e foglio di sue disposizioni praeter di quello, che infra disponerà; esso Signor Principe ave fatto, e fà li presenti suoi codicilli nuncupativi, quale vuole, che vagliano come tali, seu vagliano per ragione dè lagati, ò donazione causa mortis, e per ogni altra miglior via che dalle leggi li vien permesso, volendo, che inviolabilmente abbiano ad adempirsi, giusta la loro serie, continenza, e tenore.

Item dichiara, che fra le altre cose in detto suo testamento ave ordinato esso Signor Principe, che dal di della sua morte in avanti in perpetuum et in infinitum, mundo durante, si abbia à celebrare una messa il giorno per l’anima di esso Signor Principe nella Chiesa di S. Maria della Stella nell’altare della Cappella del glorioso S. Francesco di Paola, che ave acquistato, in virtù d’istromento rogato per mano di me sudetto notaro Gregorio Servillo dà uno sacerdote prò tempore eligendo dal suo erede, amovibile ad nutum di esso erede di esso Signor Principe, e delli di lui eredi e successori, anco senza causa; E per detto effetto avere ordinato in detto suo testamento, che dal detto suo erede si avesse à pagare la somma di annui docati cinquantacinque in circa al Cappellano, che doverà celebrare detta messa cotidiana, sin tanto che uno delli due figli del magnifico Paolo Scorza (che serve presentemente da Gentiluomo in sua casa) pervenisse all’età di potersi ordinare sacerdote; Et in tal caso dovesse uno di detti figli di Paolo Scorza godere detta Cappellania, sua vita durante, e che potesse valersene per assignarla per suo patrimonio à fine di potersi ordinare sacerdote, come ampiamente ave detto contenersi in detto testamento, al quale s’abbia relazione.

Che perciò in vigore delli presenti codicilli ordina, e vuole esso Signor Principe, che Ippolito Scorza figlio del detto magnifico Paolo, subito che sarà asceso, colla Dio grazia al grado sacerdotale, abbia à celebrare, sua vita durante, la detta messa cotidiana per l’anima del detto Signor Principe nell’altare di S. Francesco di Paola in detta Chiesa di Santa Maria la Stella.

Verum dal di della morte di esso Signor Principe in avanti debba celebrarsi detta messa cotidiana dà altro sacerdote eligendo dal suo figlio ed erede. Però vuole, ed espressamente ordina esso Signor Principe, che detto Ippolito possa servirsi di detta Cappellania à titolo di suo patrimonio per ascendere al grado sacerdotale. Et acciò con effetto detto Ippolito Scorza possa ottenere, così la prima tonsura, come gli ordini minori, e sagri, et il presbiterato, vuole, ed ordina esso Signor Principe, che dal suo erede si paghino al detto Ippolito Scorza in luogo del suo patrimonio annui docati trentasei, e questi sino à tanto, che detto Ippolito sarà asceso al grado sacerdotale; dal quale giorno in poi doverà cessare il pagamento di detti annui docati trentasei, atteso si doveranno dal detto giorno in poi pagare ad esso Ippolito gli annui docati cinquantacinque ordinati per detta Cappellania, quali restaranno à titolo di patrimonio di esso Ippolito, con restare obligato esso Ippolito celebrare ogni giorno la detta messa in detta Cappella di S. Francesco di Paola eretta in detta Chiesa di S. Maria della Stella, vita durante di esso Ippolito per l’anima di esso Signor Principe; Dichiarando esso Signor Principe che detti annui docati cinquantacinque sono franchi al Cappellano, che celebrarà detta messa, dallo ius della Sagristia, per lo quale ius ne stà detto Monastero di Santa Maria la Stella sodisfatto da esso Signor Principe, in virtù di convenzione frà di loro inita.

Verum se forsi in essecuzione de decreti sinodali della Corte Arcivescovile Napolitana fusse di bisogno supplire al detto Ippolito sino alla somma d’annui docati settantadue, cioè annui docati trentasei per la messa cotidiana, ed annui docati trentasei per ragione del suo patrimonio; sia tenuto in detto caso l’erede di esso Signor Principe, dal di che detto Ippolito cominciarà à celebrare detta messa cotidiana per l’anima di esso Signor Principe, non solo pagarli gli annui docati cinquantacinque stabiliti, ed ordinati pagarsi al Cappellano prò tempore della detta Cappellania, ma anco pagarli il supplemento sino alla somma di annui docati settantadue, vita durante di detto Ippolito tantum.

Item esso Signor Principe lascia il suo abito, seu vestito nuovo ultimamente fatto, al Reverendo Padre Saverio Sagristano di Santa Maria della Stella, affinchè lo venda, e dal prezzo da quello perveniendo ne facci altri utensili, seu suppellettili per servizio della detta Cappella di esso Signor Principe.

Item esso Signor Principe lascia il suo bastoncino con manico d’oro ultimamente comprato, al suo nipote figlio primogenito dell’Eccellentissimo Signor Duca di Termoli e Casalmaggiore suo figlio, acciò se lo goda per memoria di esso Signor Principe suo avo.

Delli quali codicilli, dichiarazioni, e legati esso Signor Principe ve ave richiesto Noi perché ne facessimo publico atto etc. nos autem etc. unde etc.

Presentibus notario Nicolao Servillo notarij Ioachim Regio Iudice ad Contractusnifico Doctore Phisico Nicolao Alderisio de Neapo  

a                                                                               

Magnifico Antonio Claviso                    de Domo eiusdem            Testibus

Magnifico Iosepho Moltedo                   Domini Principis                                       

et Magnifico Archangelo Gallina      

 

 

Ita est notarius Gregorius Servillo de Neapoli

                                                                                                                               

Trascrizioni a margine dei fogli

 

f. 422r

Apertura del testamento del fù Signor Principe di Santo Nicandro D. Baldassare Cattaneo, e del foglio de disposizioni, e legati fatti dal medesimo e codicillo nuncupativo del medesimo olim Signor Principe di Santo Nicandro per mano mia rogato à 5 febraro 1739

f. 427v

Si nota, che dal Signor D. Nicola Belarde si sono pagati per Banco di S. Giacomo con sua poliza notata fede à 21 febraro 1739 docati cinquanta all’infrascritto Signor D. Nicola Calderisio disse pagarli d’ordine, e di proprio denaro del Signor Duca di Termoli in adempimento dell’introscritto legato fattoli dal fù Signor Principe di Santo Nicandro in questo suo testamento, restando detto Signor Duca erede quietato per aquilianam stipulationem per come appare dalla detta poliza, alla quale mi riferisco.

Notar Gregorio Servillo

 

f. 428r

Si nota, che dal Signor D. Nicola Belarde con sua poliza per Banco di S. Giacomo notata fede à 21 febraro 1739 si sono pagati docati duecento all’introscritta Signora Suor Maria Vittoria Cattaneo monica in S. Giovanni Battista disse pagarli d’ordine, e di proprio danaro del Signor Duca di Termoli in adempimento del legato lasciatoli dall’introscritto fù Signor Principe di Santo Nicandro per comprarsene cioccolatto, e stante detto pagamento resta lei sodisfatta, e detto Signor Duca erede quietato, etiam per aquilianam stipulationem per come appare dalla detta poliza, alla quale etc.

Notar Gregorio Servillo

 

f. 429r

Si nota che dal Signor D. Nicola Belarde si sono pagati per lo Banco di S. Giacomo notata fede à 21 febraro 1739 docati duecento alli Reverendi Padri della Missione de Vergini di questa città docati duecento disse d’ordine, e di proprio danaro del Signor Duca di Termoli in adempimento dell’introscritto legato lasciatoli dal fu Signor Principe di S. Nicandro pro una vice, restando detto Signor Duca quietato per come appare dalla detta poliza, alla quale etc.

Notar Gregorio Servillo

 

f. 430r

Li notamenti dell’introscritto legato, seu delli pagamenti fatti alla famiglia stanno notati sotto le fine del presente testamento nel foglio susseguente al presente

 

f. 430v

Ho ricevuto l’introscritti docati cento per lo Banco di S. Giacomo con poliza in testa del Signor D. Nicola Belarde notata fede à 21 febraro 1739 disse pagarmeli d’ordine e proprio danaro del Signor Duca di Termoli in adempimento del lasciatomi dall’introscritto quondam Signor Principe di Santo Nicandro per l’introscritto suo testamento e copie, e stante detto pagamento fattomi resta detto Signor Duca quietato per aquilianam stipulationem, e per patto di altro non domandare per detta causa.

Notar Gregorio Servillo

 

f. 430v

Si nota, che dal Signor D. Nicola Belarde con sua poliza per lo Banco di S. Giacomo notata fede à 21 febraro 1739 si sono pagati docati trecento alla introscritta Casa Santa dell’Incurabili disse pagarli d’ordine e di proprio danaro dell’Eccellentissimo Signor Duca di Termoli in adempimento dell’introscritto legato lasciatoli dall’introscritto Signor Principe di Santo Nicandro in questo suo testamento restando esso Signor Duca quietato com’erede di questo anco per aquilianam stipulationem come appare dalla detta poliza alla quale etc.

Notar Gregorio Servillo

 

f. 433r

Foglio consignatomi chiuso dall’introscritto fù Signor Principe di Santo Nicandro à 22 maggio 1736 aperto col sudetto testamento oggi li 6 febraro 1739 stante la morte seguita del detto Signor Principe.

Notar Gregorio Servillo

 

f. 433v

Si nota, che dal magnifico Giuseppe Teodoro con sua poliza notata fede à 20 maggio 1740 per lo Banco dello Spirito Santo si sono pagati al Venerabile Convento di S. Maria della Stella docati duecento sette, e grana cinquanta, disse pagarli d’ordine, e proprio danaro dell’Eccellentissimo Signor Duca di Termoli erede dell’introscritto olim Signor Principe di Santo Nicandro per causa dellintroscritto legato di docati trecento lasciatoli per impiegarsi in fabrica per la Cappella in detta Chiesa del glorioso S. Francesco di Paola per il patimento del muro di detta Cappella come allora pareva quando anco avesse bisognato spendere più, e quando poi non necessitasse tutta detta somma di docati 300 al detto riparo ordinò, che s’impiegassero in qualche ornamento per la detta sua Cappella ad elezzione del suo erede, e sicome la spesa del riparo, e risarcimento del detto muro ave importato la somma di docati 92—50 secondo la misura, et apprezzo fatto dal Signor Giovanni Papa Tavolario del Sacro Regio Consiglio, quali si sono pagati al capomastro fabricatore Domenico Zeccolella à 18 marzo del corrente anno come stà dichiarato nella poliza del Banco de Poveri di docati 158—16 sotto nome di Nicola Belarde, vengono ad avanzare dal detto legato di docati 300 li sudetti docati 207—50 pagati con detta altra poliza à Reverendi Padri quali hanno promesso farne sei candelieri d’argento coll’impresa di detta Eccellentissima Casa per ornamento della detta Cappella del detto Glorioso Santo, e col detto pagato ho, resta adempito detto legato per come appare dalla detta poliza, alla quale mi riferisco.

Notar Gregorio Servillo

 

f.433v

Questo legato fatto a Scorza, e Gallina stà sodisfatto come dal notamento fatto in fine del testamento del Signor Principe   

  

f. 435r

Codicillo nuncupativo dell’Eccellentissimo Signor D. Baldassare Cattaneo Principe di Santo Nicandro

 

f. 435v

Sodisfatto questo introscritto legato, come dal notamento fatto in calce del testamento del Signor Principe D. Baldassare Cattaneo appare

Notar Gregorio Servillo

 

 

 

       





                                                                                


Mi piace ricordare Simonetta Cattaneo Della Volta ,donna di fulgida bellezza,(1453 / 1476 ),figlia di Gaspare Cattaneo Della Volta , (dei Cattaneo di Genova ) e di Caterina Violante Spinola, morì giovanissima a 23 anni,si vuole riconoscere il Suo volto nella primavera di Sandro Botticelli.                                                                                                       



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Bibliografia
  • Dott.Arch. Sergio Attanasio Università degli Studi di Napoli Federico 2°anno accademico 2006/2007   La Committenza Nobiliare nel Settecento a Napoli e nel Vesuviano, “Palazzo Sannicandro in Via Stella”
 Palazzo Cattaneo della Volta di Sannicandro o Carafa di Maddaloni  (Web)
 Palazzo Sannicandro a Napoli (Web ,storiacity)
 17 Palazzo del principipe  Sannicandro 
 17 Diomede  V Carafa
 Società storica del Sannio  domenico-Cattaneo-della-volta-controverso-aio-del -re
  www.nobili-napoletani.it
 Portale del sud-org/cognomi_c1.htm

 (1) Soprintendenza per i beni Ambientali e Architettonici di Napoli ,relazione prot. 22770
       del 28/07/2000 e prot. 19032, Dott.Architetto Tobia Di Ronza  

 2 Affreschi probabilmente di Giovanni Balducci  ritrovati e restaurati a cura della Soprintendenza di      Napoli nel corso dei lavori di restauro dell'edificio.

 3 affreschi superstiti

 6 Questa vasta anticamera misurava oltre  12 mt.x 8 mt.,per  una altezza di circa  15 mt., alla fine dell'ottocento/inizio novecento,l’appartamento nobile fu frazionato in quattro proprietà,conseguentemente,la  sala della galleria fu divisa in due, conservando da un lato l’accesso originario dalla scala monumentale (scala A),per l’altro appartamento, ricavato dall'altra metà del salone e da altri locali,l’ingresso è dalla ( scala B),( a  destra di chi entra nel fabbricato).
Dai locali dove una volta erano ubicati la cappella e la cucina, si ricavò un terzo appartamento con accesso dalla scala monumentale (A).
5 Presente sino agli anni 90,poi fu demolito,questa parte dell'appartamento storico,che era stata l'alcova dei Carafa , di Gaspare Roomer e dei Principi Cattaneo.

 4 Il dipinto del Solimèna rimase nel salone di ingresso dell'appartamento nobile sino alla fine dell’ottocento/inizi 900,(poi in seguito al frazionamento dell'appartamento se ne persero le tracce)  fu poi rinvenuto  nel “1981” nel salone del palazzo Parigino "De Noailles"attualmente sede del museo Baccarat ,(11 Place des Etas Unis -75116),l’opera collocata dagli studiosi tra il 1730 ed il 1731  fu attribuita al Solimèna  nel 1981,da Arnauld Brejon de Lavergnèe,fu venduta a Ferdinand 
Bischoffsheim ricco banchiere ebreo,per il suo palazzo parigino,poi pervenuta alla figlia .
 7 Carlo Knight: il periodo della reggenza (1760-1767),carteggio San Nicandro Carlo Terzo.
 8 il documento in cui si trovano gli epitaffi è il seguente: Opuscoli di Giambattista Vico nuovamente pubblicati con alcuni scritti inediti da Giuseppe Ferrari,Milano,dalla società  Tipografica dè Classici Italiani MDCCCXXXVI, vol.I,pp.341/342, Link:http://boocks.google.it/boocks google.com
9 Frà Gherardo degli Angeli di Eboli ,poeta e allievo di Giambattista Vico ,studiò nei Gesuiti, ma nel 1729 entrò nell'Ordine dei Minimi alla Stella,predicatore e oratore ufficiale per conto del Re,predicò fino al 1765 quando,malato,si chiuse nel  Monastero di S. Maria Della Stella dove morì il 2 Giugno 1783.(Dizionario biografico Treccani).
 12  Foto forniti dalla Prof.ssa Bitti Cattaneo Della Volta                                                                         13  Giovanni Balducci è sepolto nelle catacombe di S.Gaudioso.sotto la Chiesa di  S.Maria della
       Sanità. (foto e articoli sul web).
 14  Bernardo De Dominici ,pittore storico dell'arte (1683 / 1759) nel suo trattato del 1742,"Vite de'
       Pittori,Scultori ed Architetti Napoletani" descrisse le allegorie che il Solimèna volle rappresentare in questa grande tela i vari modi per i quali si ascende alla Gloria e le Virtù che cercano di sottrarre dai vizi la gioventù la quale è guidata da Pallade e da Mercurio.                                          La Gloria è accompagnata da varie scienze acquistate con lungo studio,nel basso Pericle che sbrana
il leone nel mentre alcuni sacerdoti porgono incensi a un simulacro di un falso dio con altri bellissimi
accompagnamenti e figure allusive.
Questo libro è c/o la Biblioteca Nazionale Austriaca di Vienna
 15 Pozzo a pianta poligonale posto nel passaggio tra il cortile e lo spazio archivoltato
 16  Ottorino Gurgo,Lazzari una Storia Napoletana
 17   Wikipedia
 18   Rosario Villari Politica Barocca inquietudini mutamento prudenza
 19   I sicari di Masaniello furono,(17):Carlo e Salvatore Catania,Andrea Rama,Andrea Cocozza
        Michelangelo Ardizzone,ricompensati poi con incarichi e somme di denaro.
        Il corpo di Masaniello,recuperato e ricomposto da un gruppo di persone,fu sepolto,dopo
        una processione per le vie di Napoli,nella basilica del Carmine dove rimase sino al 1799,dopo fu
        tolto e se ne persero le tracce.
 20   guida_il_sole_tra_i_vicoli_2011
 21   Il Convento Carmelitano di Santa Maria della Vita è ubicato nell'area dell'ex ospedale di
        S.Camillo,attualmente ospita un centro di recupero per tossicodipendenti e di ospitalità per i
        senza fissa dimora.
 22   (Tesi di dottorato ,Dott. Mario Epifani,anno accademico 2006/2007)
 23   S. Maria Maddalena De' Pazzi, (1566/1607) nacque a Firenze il 2 Aprile,è sepolta sotto l'altare
        maggiore del monastero di S.Maria degli Angeli (S.Maria De 'Pazzi) che ha sede in Careggi (Fi)
        Gaspare Roomer ne era devotissimo e fu il promotore del culto di questa Santa a Napoli.
 24   Un Ducato equivaleva a 3,44 grammi oro 24 K,che al prezzo corrente sono circa 100 EU
         200.000 ducati potrebbero valere 20 milioni di EU.

 25    Napoli,Atlante della città storica Stella,Vergini,Sanità, di Italo Ferraro edizioni Oikos

 26    Nuovo Monitore Napoletano (l'ira di Masaniello contro Diomede Carafa)

         Altre informazioni su :wikipedia palazzo dei principi di Sannicandro

         Nicola Della Monica,Palazzi e giardini di Napoli Newton Compton editori

27     Prospetti e foto aerea fabbricato : Studi : Arch. : Raffin, Arch, Angelo Salvatore Spadaro ; Arch.
         Michele Spirito.  ( su committenza Condominio di via Stella N°120 Napoli)
         

28    Ludovico de La Ville - Sur Yllon


29    Foto fornita dai Coniugi : Francesco Tommasini  Mattiucci /Bitti Cattaneo Della Volta

30   Proprietà Coniugi : Aragona / Di Pietro



        Quando Ferdinando di Borbone (1751 / 1823) ereditò il regno di Napoli, (1759) aveva otto
         anni e assunse il nome di Ferdinando IV,data la sua giovane età il regno fu affidato a un
         consiglio di reggenza presieduto da Domenico Cattaneo 3° principe di Sannicandro 
         Con l'invasione del regno di Napoli delle truppe Francesi, (1798) re Ferdinando si rifugiò
         a Palermo e prese il nome di Ferdinando III.
         Dopo il congresso di Vienna (1814 / 1815 ), re Ferdinando ritornò sul trono di Napoli
         prendendo il nome di Ferdinando I.
31     Napoli borbonica-Maria Antonietta-forumFree   ladyreading.forumfree.it

32     Superfetazioni Vedi nota 1,punto1.1,relazione della Soprintendenza per i beni ambientali 
         di Napoli, relazione prot. 22770 del 28 / 07 / 2000  e prot. 19032.

33    Al 1 Marzo del 1943,(data del bombardamento del fabbricato) si nota , che i busti erano 
        ancora presenti sul terrazzo . 
         
    
34    P.Giuseppe Maria Roberti ,Maria SS della Stella ovvero la Chiesa e il Convento dei P. P.
         Minimi in Napoli.
        Tipografia Pontificia Michele D'Auria /anno 1910,calata Trinità Maggiore Napoli

35    Da : Dott. Mario Epifani ,tesi di dottorato anno accademico 2006/2007 

36    Treccani.it/enciclopedia/giovanni-battista-pergolesi Dizionariobiografico

37     Wikipedia ,chiesa S.Maria della Vita 
          Il sole tra i vicoli , (Comune di Napoli)
         Tesi dottorato Dott. Mario Epifani, anno accademico 2006/2007
    
38     Achille della Ragione : Le Pale D'Altare del  Farelli  per le chiese Napoletane

39     Documento fornito dalla Prof.ssa Bitti Cattaneo Della Volta

40     estratto da :  Guida del Santuario Maria S.S. Della Stella Piazzetta Stella e Dormi a Napoli.it

41     cenni da : Napoli città Emidiana  ( 30 / 7 / 2015)

42      Il Metastasio , è il poeta del 1700 "senza dubbio" il più importante
          


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(40, 34)
                                                      Santuario di Santa Maria Della Stella
                                            Dei P.P.Minimi di S.Francesco di Paola in Napoli

                                                                          
  • Questa chiesa così come oggi si presenta è solo una parte dell'originale complesso architettonico fondato dai Padri Correttori nel 1571, poi rifondato dieci anni dopo da Domenico Fontana,il convento della Stella e gran parte della chiesa medesima, furono distrutti quasi totalmente dai bombardamenti del 1943 e dallo spaventoso incendio doloso del novembre del 1944 che ne ha compromesso definitivamente l'assetto generale comprendente prima di questi episodi opere pregevolissime del Farelli, di Massimo Stanzione, Beltramo e Domenico Antonio Vaccaro, nonché Fumo e Sanmartino.

Gli anni e gli avvenimenti della fondazione della chiesa.
7 Agosto 1571
Atto di donazione ai Padri Minimi nella persona del P.Benedetto De Amicis del primitivo oratorio eretto sul colle prospicente la "Valle della Sanità" ,da parte del Card. Arcivescovo Mario Carafa.
La chiesa venne fondata dai padri Germani, Benedetto (Vicario Generale dell'Ordine dei P.P. Minimi) e Paolo De Amicis, a partire dalla collocazione iconografica della Vergine secondo i più comuni canoni della simbologia cristiana sotto il segno della Stella. 
Il superiore della Provincia Monastica dei P.P. Minimi accolse di buon grado la donazione che fu approvata da P.Gaspare Passarello,allora generale dell'Ordine dei P.P, Minimi,in seguito a ciò vennero destinati e inviati a Napoli come religiosi locali della nuova fondazione cinque P.Minimi dei quali si ricordano i nomi : P.Valentino di Massa,P.Stefano Vespoli,P.Benedetto De Amicis,P.Stefano Massa,P.Nicola Cogliatosi,ai religiosi venne ceduto legalmente il possesso della Chiesa,insieme con una estensione di terreno,dove si potessero costruire il sepolcro.
Intanto che venisse completato l'edificazione della Chiesa,i P.P.Minimi si adattarono ad abitare una casa adiacente ,ben presto si mise mano alla costruzione del convento,opera che fu realizzata in tempi brevi,grazie alle generose offerte,e per le capacità organizzative di P. Nicola Gulinise dei Minimi.

  • Non prima però della peste del 1501, anno in cui la tradizione racconta del ”sogno del tessitore Sebastiano”, un abitante del rione alto Fonseca, al quale la Madonna dopo aver rilevato che nella chiesa di San Giovanni a Carbonara, sotto cumuli di rovine giaceva una sua Immagine, promise di liberare il popolo di Napoli dal morbo della peste se avessero trovato opportuna sede per il ricovero dell'icona e della sua venerazione con oboli e preghiere. E ciò avvenne realmente: l'icona trovò posto solo inizialmente in una cappella a Lei dedicata fuori Porta San Gennaro e qualche tempo dopo presso i ”Mastri Governatori” di Santa Maria in Costantinopoli, nell'omonima chiesa sull'omonima via. Durante le opere di riforma della città nel periodo del viceregno di Pedro de Toledo, l'icona ancora una volta cambierà sede per un oratorio a piazza Cavour, molto probabilmente in un'area ristretta tra le scarpate anfrattuose oggi occupate dall'edilizia teresiana del Borgo alle Cavaiole. Soltanto nel 1580 sotto il primo vicariato del De Amicis e sulla prima Provincia napoletana dell'Ordine dei Minimi di San Francesco da Paola, si decise d'innalzare il convento da sempre appartenuto ai Minimi fatto costruire così com'è con l'uso dei lasciti di Laura Brancaccio dei Marchesi di Montalbano.
!577 ,iniziano i lavori di costruzione dell'attuale Chiesa - Convento di S.Maria della Stella- nella villa di Ugo Fonseca, su un area di mt.45x11,60 si sviluppa l'unica grande navata,fiancheggiata da 12 cappelle (sei per lato),delle quali due nell'ampia crociera (mt.21,20x10),una dedicata alla Madonna della Stella e l'altra a S. Francesco di Paola,monumentale, nella cappella di S,Francesco di Paola,era il sepolcro del Principe di Sannicandro ,Don Domenico Cattaneo,già reggente di Carlo III ed educatore di Ferdinando I , realizzato da Giuseppe Sanmartino
1638 - la monumentale facciata neo -classica di Bartolomeo Picchiatti completa il sacro edificio è fatta di blocchi di pietra di Sorrento e si compone di due piani,ripartiti longitudininalmente in cinque zone,divise da lesene di piperno,adorne di basi e di capitelli di marmo,nel piano inferiore due grandi archi immettono per due rampe in un atrio e attraverso questo,nell'interno del tempio,sulla cui porta incorniciato in un ricco ornato di stucco, si ammira l'affresco della Madonna della Stella,e ai lati S.Francesco di Paola e S.Gennaro,che la ritrae nell'atto ,in cui venne disotterrata , tra le rovine di S.Giovanni a Carbonara ,un altro arco centrale, di piperno come i precedenti, alla cui base si stende un'artistica balaustrata di marmo bianco,è diviso dai medesimi per due vani o balconi,adorni anch'essi di tribuna di marmo,il piano superiore,sormontato da un attico che poggia su frontoni in corrispondenza delle tre zone reca due ordini di finestre,i due cancelli sono un esempio dell'alta qualità artigianale dei maestri ferrari Napoletani del seicento.
Sulle pareti laterali alla porta,nell'atrio della facciata, sono murati due lapidi ,con epigrafi latine,a perenne ricordo della consacrazione del Tempio e dell'incoronazione dell'Effige di S.Maria della Stella.
il 4 Dicembre 1884 Mons.Gennaro Maria Maselli,dei Minimi,Vescovo di Ugento,consacra il Tempio.
Il 7 Dicembre 1884 l'Effige della Madonna della Stella viene canonicamente incoronata dal Cardinale arcivescovo Guglielmo Sanfelice,per decreto del Capitolo della Basilica Vaticana.

Presentazione della chiesa al suo interno.

La chiesa, alta 17 metri, bassa rispetto al suo sviluppo longitudinale, si presenta dolcemente a croce latina, ottenuta da un rettangolo misurante 22 metri per 45.

  • Le cappelle risultano profonde ognuna 5 metri e fiancheggiano 5 per lato, la navata unica e vasta e larga da cappella a cappella 12 metri; tra le lesene delle cappelle e la navata medesima sedici grandiosi paraste proveniente dalla distrutta chiesa domenicana dei Santi Pietro e Sebastiano, presentano questa chiesa, che è di forma ellittica, leggermente come fosse concava; l'abside rettangolare, ha ai due lati fin dalla sua costruzione due aperture: a destra questa comunica con la strada e a sinistra con l'antisagrestia; all'intersezione del transetto con la navata non si erge la cupola. Il semplice e geometrico schema dell'aula congregazionale con l'altare in fondo, isolato nel presbiterio, indica l'adesione ai canoni della Controriforma. Dieci cappelle realizzate con decorazioni in stucco, gli altari tutti rifatti poiché distrutti dai bombardamenti del 1943 con quadri provenienti dai depositi della Soprintendenza ai Beni Artistici e Storici; la navata ed il transetto hanno il soffitto cassettonato ed ornato da elementi naturalistici ripresi da quelli originali del '700 anch'essi distrutti dalla furia bellica; le tre tele che ornano il soffitto del transetto, a partire dalla sinistra Fuga in Egitto, Circoncisione di Gesù, Nascita della Vergine eseguite da Pietro del Pò con la collaborazione del figlio Giacomo, prima del 1688, provengono dalla Cappella Palatina al Maschio Angioino.

Le opere artistiche e le influenze della Caserma dei Carabinieri Podgorà.

Il quadro dell'Immacolata Concezione firmato "Io Batta Caracciolus" che si ammira nell'abside, nella prima metà del '700 era collocato nella sagrestia dove vi restò fino all'ultima sistemazione della chiesa.
  • I restauri operati dalla Soprintendenza in seguito all'incendio del 1944, spogliarono la chiesa degli elementi in stucco, tipica veste del pieno Settecento, scoprendo l'architettura in piperno della chiesa qual doveva presentarsi nel periodo del tardo manierismo napoletano. Il coro ligneo del Cinquecento dietro l'altare maggiore aveva un pavimento di antiche ”riggiole” fatte sparire alla fine del '700. Va aggiunto e non trascurato che fino al 1638 durante la lunga fase di costruzione del complesso chiesastico non v'è traccia di un architetto, mentre dopo e fino alla prima metà del '700 si segnala la presenza di Bartolomeo Picchiatti, sovrintendente ai lavori si dice interrotti e ripristinati solo dal figlio con l'aiuto di Pietro ed Aniello de Marino, accertato da più di un anno. A partire dal 1638 in poi la direzione dei lavori sulle fabbriche del chiostro e dei due dormitori, assegnati alla locale tenenza dei Carabinieri nella caserma Podgorà all'indomani dell'espulsione degli Ordini religiosi del 1861.
I Frati Minimi vissero nel Convento fino al 26 /  Luglio /1862,successivamente una parte del chiostro venne demolita per far posto agli alloggi dei carabinieri che tutt'oggi occupano questa parte del convento.
Del primo nucleo del convento non si ha alcuna traccia.tra il 1584 ed il 1622 fu completato il chiostro d'impianto cinquecentesco con le forti arcate ed i ventidue pilastri in piperno,affrescate nel 1622,con le ventotto scene della vita di S.Francesco di Paola per mezzo del finanziamento del Marchese di Ansoe Ottavio Carafa,come dichiara un'iscrizione locale,nel chiostro vi sono conservati affreschi seicenteschi di un allievo di Belisario Corenzio,altri affreschi settecenteschi sono riscontrabili nei locali un tempo adibiti a farmacia.
Nel 1637 risultano avviati i lavori del dormitorio dei novizi,sopra il chiostro verso la piazzetta;si completavano la porta e l'originale scala in piperno su disegno di B.Picchiatti, la grande vasca,nel cortile,forse proveniente dalla villa del Fonseca che raccoglieva le acque piovane a mò di piscina,ed era situata tra quattordici piante di agrumi,fu sostituita con un pozzo in marmo,di forma triangolare e in ferro battuto con una stella al vertice,nel 1771;tolto,poi,il verde,il cortile fu basolato e venne formato un grande orologio maiolicato ed ornato di stucchi sulla facciata levante del dormitorio.
Annesso al complesso conventuale,vi era un vasto orto,proveniente dall'antica villa del Fonseca,con bocche d'acqua per una grande cisterna, con viali,quattordici pilastri in muratura,piante di agrumi,di frutta,ornamentali ecc,di esso,oggi è rimasta ben poca cosa:alcuni alberi di agrumi in uno spoglio giardino a due livelli,ridotto a pochi metri quadrati.

Il 2 Agosto del 1862 ,per l'abolizione degli ordini religiosi,il convento e i locali ad esso connessi furono consegnati all'Arma dei Carabinieri ( Caserma Podgora ).
La facciata del convento corrisponde ancora a quell'originale secentesca,con le grate settecentesche in ferro battuto che consentivano agli acquirenti di spezie e farmaci di comunicare con lo "speziale" dell'interno del convento tramite una finestrella in una grata (tuttora visibile),come si usava allora presso i conventi sia maschili che femminili,alle due sale,(non visitabili) si accede attraverso la sezione dei Carabinieri: la prima,destinata alle spezie,è coperta con una volta a vela ornata da racemi e fiori su fondo bianco convergenti verso il centro,ove in un ovale appaiono tre piccoli orientali : un indiano,un cinese,ed un africano,guidati da un mago, quasi a simboleggiare i luoghi di provenienza delle spezie,in origine questa sala comunicava con quella attigua che aveva la funzione di farmacopea vera e propria,la volta è decorata da un'ardita prospettiva di colonne,viste da " un sotto in su " recanti,al centro,il paesaggio della costa calabra con il sole nascente della "Carità",e la data del 1707,su una lunetta si nota la sigla del pittore  L.C.",di Leonardo Coccorese,ciò corrisponde alla trasformazione settecentesca della farmacopea,e non alla sua fondazione che risale al 1628.
La farmacia di S.Maria della Stella continuò a fornire a quanti ne facevano richieste,farmaci,spezie e specifici,fino al giorno della soppressione,tramite quella "finestrella" della grata che sta lì a testimoniare il vivo rapporto quotidiano.

         

                                                                                 


                                            
                                                        Effige della Madonna della Stella
Questa venerata Immagine è un pregiato affresco che rappresenta la Vergine SS. Maestosamente assisa fu ritovata  sotto un cumolo di macerie, nel 1501 da un pio tessitore abitante nel rione di Fonseca a cui si era rivelata in sogno.
Il 4 Dicembre del 1884 ,dopo essere stata restaurata,a cura  del Provinciale P.Tommaso Sorrentino,la Chiesa fu Consacrata,una lapide murata ,a destra della porta d'ingresso dell'antisagrestia ,ricorda il fatto.

      
                                                                                  






                          Il quadro dell'Immacolata Concezione ,firmato da Battistello Caracciolo
che si ammira nell'abside,nella prima metà del 700 era collocato nella sacrestia


Chiesa di S.Maria della Stella
in Napoli

Dietro L'altare Maggiore è esposta una pala di Battistello Caracciolo  ( 1578 / 1635 ),raffigurante L'Immacolata Concezione e i santi Domenico e Francesco di Paola ,probabilmente,è uno dei primi dipinti del Battistello Caracciolo ,il dipinto, fu realizzato tra il 1607 / 1608 , su commissione di Domenico Barrile il quale acquistò nel 1607 la seconda cappella di sinistra,è l'unico dipinto salvatosi dall'incendio della Chiesa ,che la distrusse quasi completamente, e con essa le opere d'arte contenute,il dipinto si salvò in quanto riposizionato in Sacrestia  nel 1700 , La Sacrestia fu  realizzata dell'architetto Luca Vecchione in stile Rococò.
Il quadro del Caracciolo, è posizionato al posto del dipinto di Giacomo Farelli (1629/1706),il Farelli dipinse nel coro della chiesa di S.Maria della Stella, (ubicato dietro L'altare Maggiore),tre tele distrutte poi nell'incendio provocato dai bombardamenti del 1943,esse raffiguravano una Madonna che appare a S. Francesco di Paola, (fig,1 al posto del quadro attuale del Battistello Caracciolo), Cristo che caccia i mercanti dal Tempio , alla parete del lato sinistro dell'Altare Maggiore e Cristo e l'Adultera alla parete del lato destro (fig. 3).
Il 4 Agosto del 1943 un bombardamento aereo sulla città di Napoli colpì la Chiesa dissestando
l'intero edificio e provocando un incendio .      
                                                                                  
    

                  Giacomo Farelli  (fig.1) La Madonna appare a S.Francesco di Paola,foto archivio   
                                                             Sovrintendenza Napoli  38)


                                                Giacomo Farelli  ( fig. 3 ) Cristo e l'adultera
                                  Foto corrispondente esistente nella collezione Capomazza (38)

                                                            


                                                                   Antisagrestia

  Degno di attenzione è il monumento funebre del Vescovo di Vico Equense Aloyous Riccius morto nel 1643,prelato della Nobile Famiglia dei Riccio (poi Rizzo),che raggiunse la massima influenza sotto le dominazioni degli Aragonesi e degli Angioini e che, tramite alleanze matrimoniali,era imparentata con le più potenti famiglie dell'epoca,tra cui i Caracciolo (nel 1500 ) e i Carafa della Stadera ( nel 1650 )                                                                           



  P. Gherardo Degli Angeli ,illustre letterato e insigne oratore dei  Minimi,(Eboli 16/12/1705,Napoli 2 2/6/1783)   
            
                        


Epigrafe di P. Gherardo Degli Angeli nell'antisagrestia della Chiesa di S.Maria della Stella



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Giambattista Vico



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12- Ringrazio la professoressa BITTI CATTANEO DELLA VOLTA che mi ha gentilmente  fornito le foto della grande tela dipinta del Solimèna ,ora a Parigi e le foto, di alcuni dei Principi Cattaneo  che abitarono nel palazzo alla Stella e altre informazioni  storiche sulla Sua "Prestigiosa Famiglia".

 34 Ringrazio i Padri Minimi di S.Maria della Stella per le foto che mi hanno permesso di fare all'interno del Santuario e al molto Reverendo P.Mario Savarese "Rettore del Santuario" che mi ha fornito copia di un opuscolo del 1910 ,con interessantissimi cenni storici sul Santuario di S.Maria della Stella,così come era prima dell'incendio,monografia storica del Padre Minimo Giuseppe Maria Roberti per ulteriori approfondimenti sul Santuario di S.Maria della Stella,consultare questa monografia. 


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