Cenni storici del Palazzo Sannicandro,già di Marzio Carafa della Stadera IV Duca di Maddaloni
Questo Palazzo viene ricordato come "Palazzo dei Principi di Sannicandro"in quanto appartenuto dal 1715 e per oltre due secoli alla Famiglia Cattaneo Della Volta Paleologo
1585 - Marzio Carafa IV Duca Di Maddaloni (Fondatore) , ( 43 )
Antonia Caracciolo,(sua consuocera) ,il Palazzo alla Stella.
I Principi di Sannicandro dal 1613, (Ramo Napoletano )
Domenico Cattaneo Della Volta Paleologo 1° Principe di Sannicandro 1613/1676
Domenico Cattaneo Della Volta Paleologo 3° Principe di Sannicandro 1696/1782
Francesco Cattaneo Della Volta Paleologo 4° Principe di Sannicandro 1721/1790
Augusto Cattaneo Della Volta Paleologo 5° Principe di Sannicandro 1752/1824
Francesco Cattaneo Della Volta Paleologo 6° Principe di Sannicandro 1744/1833
Mariano Augusto Cattaneo Della Volta Paleologo 7° Principe di Sannicandro 1797/1860
Francesco Cattaneo Della Volta Paleologo 8° Principe di Sannicandro 1844/1875
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1
- 1.1 ( vedi nota 1)
Da notizie storiche,emerge,che l'edificio in oggetto,non era apprezzato per le sue linee architettoniche,tanto che veniva definito mancante di massa e di buona distribuzione e ancora"si presenta alquanto tozzo e privo di ornamenti,nonostante avesse un vasto cortile,un vasto portale,e una bella scala, "Ma se difetta d'architettura, non fa difetto la Sua Storia".
L'edificio nella seconda metà del cinquecento era suntuosissimo,aveva stalle,appartamenti adornati di splendidi arazzi e mobili di rara fattura.
Il fabbricato ha sviluppo planimetrico irregolare,occupa la testata dell'insula compresa tra via A.Villari (che è sottoposta di circa dieci metri a via Stella),via Gradini S.Nicandro,dalla quale ha accesso.
Il prospetto principale affaccia su via Stella,con i gradini S.Nicandro con quello laterale,la via A. Villari con quello posteriore ed il restante è contiguo ad altro fabbricato di minore altezza.
Lo sviluppo planimetrico è irregolare,è composto da tre piani simili fuori terra,oltre il piano terra e quello ammezzato sulla via Stella,mentre posteriormente,sulla via A.Villari,da altri due piani,di minore superfice,sottostanti quello di terra,così come precedentemente definito,con una superfice coperta lorda per piano medio di oltre 475 metri quadrati ed una altezza fuori terra di circa diciassette metri a monte e di oltre diciannove metri a valle.
Sul piano delle coperture,parzialmente a tetto e restante piano,si erge un ulteriore piano di superfice contenuta solo su di un'ala dello stesso. (32), (lato nord,Est fabbricato).
L'edificio occupa la testata dell'insula compresa tra le vie su elencate,posizionato infatti a cavallo di un salto di quota del suolo tra via Stella e la via A.Villari e tale variazione è visibile dalle quote altimetriche riportate sulle planimetrie al mille del Comune di Napoli,quasi dieci metri (più precisamente:sui gradini S.Nicandro,a monte,risulta una quota di ml 59,8 e a valle di ml 49,4).
Il prospetto su via Stella possiede maggiore carattere architettonico decorativo degli altri due:un ingresso ampio,con portale bugnato a tutto sesto,lateralmente arricchito da due semicolonne scandite da bugnature continue orizzontali che caratterizzano tutta la parte basamentale del prospetto fino al primo ordine,e da ceppi di pietra di dimensioni notevoli.
Il primitivo portone ligneo fu sostituito nel corso del restauro del fabbricato, (anno 2002).
Alla fascia basamentale bugnata,delimitata da una cornice marcapiano a semplice modanatura,segue l'intonaco liscio dei piani superiori,le cui aperture sono sottolineate da cornici mistilinee,timpani piani e tavole di piperno sagomate;il cornicione dentellato chiude superiormente l'edificio.
La zona interna è caratterizzata da una successione assiale di androne-cortile quadrato-passaggio archivoltato-spazio rettangolare.
Lo spazio rettangolare è diviso in nove campate con quattro pilastri centrali,volte a vela e a crociera,impostati su archi murari,chiudono superiormente le nove campate,di cui una, Alterata da una Superfetazione.
Alla configurazione volumetrica a blocco esterna,quindi,si contrappone una maggiore articolazione interna alla quale contribuiscono anche le scale :due principali ed una secondaria a due rampe.
Il prospetto su via Stella possiede maggiore carattere architettonico decorativo degli altri due:alla fascia bugnata basamentale segue l'intonaco liscio dei piani superiori le cui aperture sono sottolineate da cornici mistilinee,timpani piani e tavole di piperno sagomate,il cornicione dentellato chiude superiormente l'edificio.
L'accesso è segnato dal portale bugnato ,lateralmente arricchito da colonne bugnate anch'esse e da cippi di pietra di dimensione notevoli,tutta la pavimentazione della zona interna è costituita da blocchi di piperno posti a cardamone riquadrati da blocchi a lista.
Altri elementi di piperno sono rilevabili all'interno degli spazi comuni:un pozzo (15) a pianta poligonale posto nel passaggio tra il cortile e lo spazio archivoltato,un piccolo sedile nell'androne e basi scanalate con maniglioni sulle pareti dello spazio archivoltato.
Ai livelli superiori si accede mediante una scala prospiciente il cortile,che si sviluppa con piani di sosta su volte a crociera e rampanti su volte a botte,contornata per tre lati da muratura d'ambito e per il quarto da uno sporto sul cortile stesso con tre scansione;nella zona centrale quattro pilastri delimitanti un vuoto centrale.
Sulla zona di fondo,degli ambienti voltati,è presente una seconda scala del tipo monumentale,da cui si accede solo ad un piano;è caratterizzata da un'invito basamentale con volute in piperno e da balaustra sorretta da elementi torniti,scanditi ogni cinque,da pilastrini quadri con terminali semicircolari,anch'essi,in piperno.
La struttura portante verticale dell'edificio è in muratura di tufo,quelle orizzontali originarie in solai lignei (in travi di legno e paconcelli)e a struttura a volta in muratura per il piano terra e per la scala,oltre ad alcuni rifacimenti in travi di ferro e tavellonato di laterizio.
Le coperture a tetto sono costituite da strutture lignee in travi e tavolato,con sovrastante manto di tegole.
L'edificio oltre alle Superfetazioni già citate,dai vari sopralluoghi effettuati,se ne sono riscontrati
molte altre,per cui è indispensabile che di volta in volta si interviene,si dovrà considerare la possibilità di modificare o eliminare le alterazioni riscontrate. (32)
Note:
Le informazioni cui al punto 1,sono del Comune di Napoli,quelle al punto -1.1,sono uno stralcio della descrizione del fabbricato di Via Stella 120,fatta dal Dott.Architetto Tobia Di Ronza (Soprintendenza Napoli),protocollo 22770 del 28/07/2000,della pratica di vincolo dell'edificio e Prot.1932 .
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-Punto 2
Dettagli scala monumentale |
Edificio seicentesco secondo cortile: androne con grande cortile coperto e scala monumentale per il piano nobile.
- Decoratore: Giovanni Balducci (a cui furono pagati 300 ducati ),
- Ingegneri: Onofrio Tango , Paolo Papa.
Ma il bottino più ricco fu trovato nei vicini conventi di S.Maria della Stella e degli Agostiniani scalzi dove il Duca aveva creduto di mettere al sicuro la sua roba più preziosa (28).
Dopo il saccheggio il palazzo fu occupato da una turba di straccioni che distrussero quel poco scampato all'incendio appiccato dai rivoltosi.
Michele de Santis tempo dopo, fu fatto arrestare dal Duca di Guisa (Enrico II di Lorena Duca di Guisa) e tradotto ad Aversa,fu arso vivo dentro un forno.
Il Duca di Maddaloni ottenne inoltre, l'esilio dal Regno per i popolani (e le loro famiglie fino alla quinta generazione) che avevano partecipato indirettamente all'omicidio di Don Giuseppe Carafa.(18)
Masaniello fu ucciso il 16/07/1647, in una delle celle del convento del Carmine con una serie di archibugiate, ( pochi giorni dopo che aveva fatto uccidere Giuseppe Carafa e assaltare il palazzo di via Stella,facendo massacrare persone e cavalli ) (19,17) , il corpo di Masaniello fu decapitato,trascinato per le strade di Napoli e gettato in un fosso tra porta del Carmine e Porta Nolana,la testa fu portata al vicerè come prova della sua morte.
Il servitore dei Carafa che con il suo tradimento aveva reso possibile l'assalto del palazzo di via Stella fu ucciso dagli stessi insorti che gli tagliarono la testa.
Gli oggetti preziosi proveniente dal saccheggio del Palazzo di via Stella furono portati nel castello del Carmine da Gennaro Annese, uno dei capi popolo che assaltarono il Palazzo e che se ne impadronì
Gennaro Annese fu poi arrestato e processato e il 20 Giugno 1648, decapitato in Castel Nuovo,la sua testa conficcata in cima ad un palo fu esposta di fronte al torrione. (17)
Dopo questi eventi "il palazzo di via Stella" fu denominato dal popolo il "Palazzo degli Spiriti" nome col quale è ricordato.
Domenico Gargiulo,detto "Micco Spadaro",uccisione di Giuseppe Carafa (17) |
Domenico Gargiulo,detto "Micco Spadaro",presunto ritratto di Masaniello (17) |
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(15) Pozzo a pianta poligonale |
Il Palazzo di via Stella,nel 1665, viene valutato in 12500 ducati
Una parte importante della pinacoteca di Gaspare Roomer fu ospitata nella galleria di questo fabbricato.
I maggiori beneficati del suo testamento furono l'ospedale di S.Maria degli Incurabili,nominato erede universale ,con un legato di 200.000 Ducati; (24) una parte dei dipinti della ricchissima collezione furono ereditati da Ferdinand Vandeneynden, (22) altro mercante fiammingo,che insieme al padre formò a Napoli una cospicua raccolta di opere di pittori locali,altre opere, sono poi arrivate,nei più importanti musei Europei e in collezioni private.
Il palazzo di via Stella 120 e altre proprietà,andarono alle suore Carmelitane del monastero di S.Maria Maddalena De' Pazzi (prima si chiamava del Sacramento) dove la figlia (unica) del Roomer era stata Badessa col nome di Suor Maria Maddalena e dove era morta due anni prima del Padre Gaspare.
Gaspare Roomer era devotissimo di S.Maria Maddalena De'Pazzi,(Santa Fiorentina 1566/1607) e ne diffuse il culto a Napoli,per quest'ordine il Roomer spese in 30 anni 75.000 (24) Ducati
Gaspare Roomer fu sepolto nella chiesa del convento Carmelitano di S.Maria della Vita, (attuale ex ospedale S. Camillo) di cui era stato tra i maggiori benefattori e al quale aveva donato 9000 (24) Ducati e in cui aveva fatto erigere una cappella intitolata a Santa Maria Maddalena De' Pazzi, collocandovi il Suo monumento funebre purtroppo oggi andato perduto. (20/21)
Tradizionalmente i Protettori del Palazzo "Sannicandro alla Stella" sono : La Madonna della Stella S.Giuseppe, S.Michele Arcangelo, S.Francesco da Paola, S.Nicola di Bari, Santa Maria Maddalena De' Pazzi, S.Nicandro, S.Marciano, Santa Daria,San Gennaro , Sant Emidio.
Il convento Carmelitano S.Maria della Vita fu eretto nel 1631 nella adiacenza di una cappella preesistente risalente al 1577,e di una chiesa paleocristiana dedicata a S.Vito,molte erano le opere di famosi artisti nella chiesa annessa tra cui quelle di Domenico Antonio Vaccaro,Luca Giordano, Paolo de Matteis ecc.,il convento è ubicato nell’area dell’ex ospedale per colerosi e anziani con malanni cronici S.Camillo,attualmente è un centro di recupero per tossicodipendenti e di ospitalità per i senza fissa dimora sotto questo complesso la tradizione colloca le catacombe di S.Vito .
Nel 1807 Chiesa e convento,furono ceduti a privati che vi installarono prima una fabbrica di candele,poi di porcellana,in seguito la struttura fu recuperate per ospitare l’ospedale S.Camillo.
Gaspare Roomer, ricco banchiere di Anversa,e collezionista di quadri,acquistò dal Marchese del Vasto,Ferrante Francesco D’Avalos, nel 1665, il fabbricato di via Stella 120,riparò i danni creati da Masaniello quando assaltò il palazzo e lo ampliò,costruendo il colonnato a volte ,ed estendendo l’area del fabbricato, sino ai confini attuali di via A.Villari,in questo palazzo Egli pose la sua ricchissima collezione di quadri dei più prestigiosi artisti del tempo : A,Falcone,Vaccaro,Preti,L.Giordano,Rubens,Battistello Caracciolo,Vouet e molti altri,quadri che adesso sono nei più importanti musei Europei e di collezioni prestigiose.
La figlia (unica) di Gaspare Roomer prese il velo col nome di Suor Maria Maddalena nel monastero carmelitano del Sacramento,( via S.Rosa 290 ), di cui poi diventò Badessa,il Convento del Sacramento poi fu intitolato a S.Maria Maddalena De’ Pazzi ,Santa Fiorentina (1566/1607) a cui il Roomer era particolarmente devoto e di cui ne diffuse il culto a Napoli,Gaspare Roomer spese in 30 anni per questo Ordine 75.000 ducati ,la Figlia di Gaspare Roomer morì nel 1672,due anni prima del padre.
Gaspare Roomer fu seppellito nel monumento funebre che si era fatto costruire, nella cappella di S.Maria Maddalena De’Pazzi ubicata nella chiesa del convento Carmelitano di S.Maria della Vita al quale aveva donato 9000 scudi ,in seguito di questo monumento,non rimase più niente,all’interno della chiesa quello che resta è in parte l’altare Maggiore e l’altare della terza cappella a destra,le strutture del convento sono molto alterate nel chiostro è presente un’edicola con un dipinto raffigurante una Madonna,e ruderi di una scala in piperno.
Gaspare Roomer morì il 03/04/1674,il maggior beneficato del Suo testamento fu l’ospedale di S. Maria degli Incurabili,nominato erede universale,con un legato di 200.000 ducati,il fabbricato di via Stella e altre proprietà andarono alle suore Carmelitane dove la Figlia del Roomer era stata Badessa,le quali rivendettero il palazzo di via Stella al Duca di Airola ,Carlo Caracciolo e da questo poi pervenne alla Famigli Cattaneo Principi di Sannicandro nel 1715.
La ricchissima raccolta delle opere d’arte della collezione Roomer furono ereditati da Ferdinando Vandeneynden ,commerciante Fiammingo e collezionista di quadri.
37
Architetto Luigi Vanvitelli (17) |
Giuseppe Sanmartino, monumento funebre di Domenico Cattaneo 3° Principe di Sannicandro |
Sul lato destro dell'altare di S. Francesco di Paola ,è presente, (incassata nel muro,una nicchia,ora protetto da una porta) al cui interno giacevano i feretri di Giulia di Capua e di Domenico Cattaneo, la nicchia era coperta dal monumento sepolcrale realizzato dal Sanmartino andato distrutto.
Di fronte al portone del Palazzo Sannicandro (Via Stella N°120) è presente l'ingresso posteriore da cui si accede,tramite tre rampe di scale,al Santuario di S.Maria della Stella.
Chiesa S.Maria della Stella
in origine affrescata dal pittore Fiorentino Giovanni Balducci,( 1560 /1631 nota 13)
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Catacombe di S.Gaudioso
A destra,tomba del Pittore Giovanni Balducci,con lo scheletro incassato nella parete
e ai suoi piedi,tavola dei colori e pennelli
(13
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e di Anna Cattaneo Della Volta, coltissima e raffinata protettrice di letterati e artisti,che pur abitando nel palazzo Marigliano,negli anni della Sua vedovanza,seppe intrecciare rapporti con intellettuali e poeti che si riunivano in un circolo letterario, da Lei fondato, sito nel palazzo "Sannicandro" alla Stella,dove tra l'altro, alla fine della primavera e l'inizio dell'estate del 1715,PIETRO METASTASIO (42) e GIAN VINCENZO GRAVINA si fermarono a Napoli nel viaggio di ritorno a Roma da Scalea (CS),dopo avevano partecipato ai funerali del filosofo GREGORIO CALOPRESE,ma vi allego il documento:
Prime informazioni/considerazioni sulla nobile famiglia Cattaneo nei primi decenni del Settecento, e sui rapporti con Pietro Metastasio ed altri eminenti personaggi a Napoli durante il vice-regno austriaco.
Gian Vincenzo Gravina (17) |
Pietro Metastasio (17) Baldassarre Cattaneo era Padrino di Battesimo del Principe Raimondo di Sangro di Sansevero (17) |
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Palazzo Sannicandro
Nel 1787 l'architetto Pompeo Schiantarelli viene saldato con 300 ducati per l'assistenza data alle nuove riattazioni.
Per oltre due secoli il palazzo di via Stella divenne la residenza di famiglia dei Sannicandro. Francesco Cattaneo,IV principe,che muore nel 1790 è il figlio di Domenico (1696-1782),suo figlio Augusto,V principe,muore nel 1824,in questo palazzo,il figlio di Augusto Francesco VI principe muore nel 1883,suo figlio Augusto,VII principe,muore nel 1860,anche Lui in questo palazzo,il figlio di Augusto e Ippolita San Felice di Bagnoli,si chiamava anche Lui Francesco (1844-1875),VIII principe,sua moglie,anzi la sua vedova,Agnese lasciò il palazzo alla Stella dopo il 1880,ma non si trasferì alla riviera di chiaia (come è erroneamente riportato in qualche testo),ma a via S;Mattia 63,dove nell'androne c'è lo stemma dei Cattaneo sulla volta.
Agnese Caracciolo ,vedova dell'VIII principe,con i figli Augusto,Anna,Fabio e Francesco si trasferì a via S.Mattia dove rimase fino al matrimonio del figlio Augusto, che sarà ereditato da sua figlia Ippolita (1896-1988),il figlio di Agnese, Francesco X ,principe di S.Nicandro ha vissuto a S.Maria in Portico N° 3.
Quindi ci sono quattro Francesco
Il primo, come sopra riportato, muore nel 1790 e i suoi eredi non lasciarono il palazzo alla Stella,lo stesso dicasi per il secondo che muore nel 1833,il terzo muore nel 1876,a soli 31 anni e i suoi eredi lasciarono il palazzo alla Stella e si trasferirono al palazzo Sannicandro a via S:Mattia,il quarto muore nel 1953 ha abitato nel palazzo di S:Maria in Portico,(quest'ultimo è il bisnonno della professoressa Bitti Cattaneo della Volta), che sposò nel 1895 Felicia Giusso del Galdo,figlia del marchese Candidi Giusso a sua Volta figlio di Luigi Giusso,Felicia Giusso era sorella di Antonio Giusso che sposò sua cugina Ippolita Cattaneo,Ippolita era figlia di Luigi fratello piccolo di Francesco,scomparso a 31 anni,
Nel 1905 Ippolita Cattaneo sposa Antonio Giusso del Galdo,fratello di Felicia giusso,Ippolita era proprietaria di gran parte del palazzo alla Stella (come ha scritto Francesco Giusso nel libro "Un Genovese a Napoli") -Luigi Giusso Duca del Galdo,commercio,industria,finanza e vita vissuta dall'epoca Napoleonica agli albori dell'unità d'Italia,(editore Franco Mauro) dove a pag.261 si legge:degli altri figli di Onorina Giusso il secondogenito Antonio (1876-1960), era un astronomo, ( membro della Società Astronomique de France),per le sue osservazioni,fece costruire, una piccola torre che adibì a specula astronomica, sul vasto terrazzo del palazzo Sannicandro alla Stella,"edificio posto in posizione elevata sulla città".
Il terrazzo,(di circa 800 metri quadrati),affaccia su via Stella, su via S.Nicandro e su via A.Villari e termina con una ringhiera di ferro di stile barocco che da su via Antonio Villari .
In origine l'accesso al terrazzo era dal salone delle feste del piano nobile del palazzo Sannicandro,ma in seguito al frazionamento degli immobili adiacenti : di via Stella e di via Sannicandro,si potè accedere anche da questi fabbricati.
Sui bordi del terrazzo, erano collocati su basi di piperno, numerosi busti ornamentali marmorei, (OGGI SCOMPARSI ) ( 33), raffiguranti personaggi delle Famiglie che si sono succedute nella proprietà del fabbricato .
Si tramanda che il terrazzo, fosse tutto pavimentato con riggiole maiolicate. (33)
Nel periodo della reggenza,il futuro e piccolo Re "Ferdinando"visitava spesso il palazzo dove amava giocare con un piccolo asinello su questo terrazzo .
Re Ferdinando IV a otto anni
Francesco II di Borbone,ultimo Re delle due Sicilie,16/01/1836/27/12/1864
salito al trono il 22/05/1859,fu deposto il 13/02/1861
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Nel 1860,Giovan Battista Chiarini,riferendosi al palazzo Sannicandro scriveva: nel primo appartamento v'ha una galleria tutta dipinta a fresco dal Solimèna. ( note : 4,12,14 ) , (foto N°9,10,11).
Nel Palazzo agli inizi del diciannovesimo secolo si trasferì da Matera,l’aristocratica Famiglia dei Ridola.
Anche i Padri Barnabiti hanno dato lustro al Palazzo,infatti, sono stati presenti in questo fabbricato,dal 30 Novembre 1867 al 1870,quando il Rettore Padre Vallesi e altri religiosi furono ospitati dal principe di Sannicandro in un appartamento,ove aprirono una scuola, successivamente acquistarono il palazzo (Falcone) attiguo alla chiesa di S.Maria di Montesanto,attuale loro sede e del "Prestigioso Istituto Bianchi).
Palazzo Sannicandro
Conseguentemente si sono persi : il grande dipinto del Solimèna,(4) le boiserie,gli arazzi ,le attrezzature, le tele del teatrino di corte, i busti di marmo sul terrazzo (33), il pregevole letto in muratura (5),gli affreschi della scala cinquecentesca di Giovanni Balducci e quelli della scala monumentale di Gaetano Magri,gli affreschi di Michelangelo Schilles ,(allievo del Solimèna) e di Nicolantonio Alfano,scomparsa la piccola cappella privata nell'appartamento del Principe,con l'altare adornato con motivi in tardo barocco Napoletano,con al centro un dipinto della Madonna della Stella con L'Arcangelo Michele e i Santi : S.Francesco di Paola , S. Marciano,Sannicandro,Santa Daria, S.Emidio, Maria Maddalena De Pazzi, protettori del Palazzo, il locale della cucina era riccamente decorato con maioliche e completamente affrescato, una grande cappa sovrastava i fuochi delle fornacelle.
Oggi è un condominio ..........................................
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Domenico Cattaneo Della Volta Paleologo |
I Cattaneo della Volta Principi di Sannicandro
1°Principe Domenico Cattaneo 1613/1676
2° Baldassarre Cattaneo 1660/1739
3° Domenico Cattaneo 1696/1782
4° Francesco Cattaneo 1721/1790
5° Augusto Cattaneo 1752/1824
6° Francesco Cattaneo 1774/1833
7° Mariano Augusto Cattaneo 1797/1860
8° Francesco Cattaneo 1844/1875
9° Mariano Augusto Cattaneo 1869/1950
10° Francesco Cattaneo 1876/1953
11° Corrado Cattaneo 1900/1988
12° Corrado Cattaneo 1953/2011
13° Francesco Cattaneo 1954/
Foto e quadri di alcuni dei Principi di Sannicandro che abitarono in questo palazzo
Baldassarre Cattaneo Della Volta Paleologo |
nel 1692 sposa Isabella Gaetani di Sermoneta
Domenico Cattaneo Della Volta Paleologo |
marito di Giulia Di Capua
Giulia Di Capua |
Giulia di Capua, (Termoli 03-07-1701), sposò Domenico Cattaneo a Napoli il 04-08-1717
ebbero 14 figli,molti dei quali morti in giovane età,morì nella Sua villa di Barra il 06-05-1763,fu
sepolta nella chiesa della Stella il 13-05-1763 al lato della Madonna della Stella.
In suo onore il giorno del funerale alla Stella, il Padre Minimo Fra Gherardo degli Angioli ne descrisse le Lodi nella "Orazione per Giulia Di Capua"che è riportata in un prezioso documento, (da pag.128 a pag.156 ),"Delle Orazioni Varie di Gherardo degli Angioli Minimo"(9), Napoli MDCCLXXX,Biblioteca Naz. Roma Vittorio Emanuele,documento digitalizzato da Google : http://books google.com
Stemma Famiglia Di Capua |
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Un doveroso accenno sul 3° Principe di Sannicandro Domenico Cattaneo,sicuramente il più noto della Nobile Famiglia Cattaneo Della Volta di Napoli.
Domenico Cattaneo con sua moglie, Giulia Di Capua,dimoravano nel palazzo alla Stella e nella loro villa di Barra.
Nel 1759 Re Carlo,per mot ivi dinastici dovette rinunciare al trono di Napoli e si trasferì in Spagna per diventarne il Re con il titolo di Carlo III.
Poichè i figli: Filippo,Carlo e Ferdinando erano minori,istituì un "Consiglio di Reggenza"che governasse in Sua vece e avendo grande stima del Principe Domenico Cattaneo,lo nominò presidente del consiglio di reggenza sino al raggiungimento della maggiore età del principe Ferdinando ; Bernardo Tanucci fu nominato codiuvatore.
Al Principe Domenico,Re Carlo terzo,nel 1755 affidò anche l'incarico di tutore dei principini suoi figli,ed in particolare di "Aio" del futuro re Ferdinando.
Cariche che Domenico Cattaneo tenne con onore e dignità.
Purtroppo nella funzione di "Aio" del principino Ferdinando,Domenico Cattaneo,fu accusato di curare poco la preparazione politica/civile/culturale del futuro re,queste opinioni negative, erano diffuse da alcuni suoi contemporanei e avversari politici (gelosi della grande stima che re Carlo poneva nel Principe di Sannicandro) e furono ripresi poi in seguito, da scrittori/ politici/storici avversi ai Borboni che hanno creato la leggenda della mediocre cultura del Principe di Sannicandro e della superficialità, di come il Principe seguisse la formazione del giovane Ferdinando.
Fortunosamente queste dicerie sono state smentite recentemente,con il ritrovamento di una fitta corrispondenza (7) tra Domenico Cattaneo e Re Carlo Terzo,da cui si evince che Re Carlo Terzo era informato giornalmente sugli affari del Regno e sulla gestione educativa del figlio e che era Re Carlo che ne dettava gli l'indirizzi, gestendo dalla Spagna, non solo l'educazione del figlio Ferdinando ma anche del Regno di Napoli.
Fu il Principe Baldassarre che commissionò al Solimèna la grande tela raffigurante l'apoteosi di Casa Cattaneo"un tempo al soffitto nella galleria del palazzo alla Stella" ,ora nel museo Baccarat a Parigi e che rimanendo contentissimo della grande opera, donò al Solimena,altri 500 Ducati oltre all'onorario concordato (14) ,fu il Principe Domenico che diede l'incarico ,sempre al Solimèna, di disegnare l'altare e il pavimento maiolicato della chiesa di S. Michele Arcangelo ad Anacapri .
Francesco Cattaneo 4° Principe |
Augusto Cattaneo 5° Principe |
Francesco Cattaneo 6° Principe |
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Uno dei locali del Palazzo Sannicandro,adibiti a rimessa delle carrozze,in questi locali
si custodivano tre carrozze della Famiglia Cattaneo
carrozza (con lo stemma dei Cattaneo),attualmente nella sala delle carrozze del museo
Pignatelli ,in origine,nel Palazzo Sannicandro
Francesco Solimèna,ritratto di donna,olio su tela,Tolosa ,Musèe des Augustins (12) |
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Domenico Cattaneo 3° Principe di Sannicandro,fu nominato Grande di Spagna / Cavaliere dell'ordine del Toson D'oro nel 1752 da Ferdinando VI*
(29)
Bernardo Tanucci, Ministro del Re Carlo di Borbone
e di suo figlio Ferdinando IV dal 1754 al 1776 Si noti l'onorificenza di Cavaliere dell'insigne
e Reale Ordine di S.Gennaro
[Archivio di Stato di Napoli, Sede di Pizzofalcone,
Notai del Settecento, Gregorio Servillo, ff. 422r-436r] -------COLLOCAZIONE ARCHIVISTICA DA
COMPLETARE-------------
(39)
Nel nome del Signor Nostro Giesu Cristo amen
Die
sexto mensis februarij secundae indictionis millesimo septingentesimo trigesimo
nono Neapoli extra moenia huius civitatis contra Ecclesiam et Monasterium seu
Conventum Divae Mariae de Stella Reverendorum Patrum Minimorum, seu di Santo
Francesco di Paola, et proprie in Palatio olim Domini Principis Sancti Nicandri
Domini Balthaxaris Cattaneo à preghiere, e richieste fatteci per parte
dell’Eccellentissimo Signor D. Antonio Spinelli di Fuscaldo personalmente ci
siamo conferiti in detto Palazzo dove avemo trovato il detto Signor D. Antonio
Spinelli, et altri Signori Cavalieri ivi venuti á far ufficio di condoglienza
coll’Eccellentissimo Signor D. Domenico Cattaneo Duca di Termoli, e
Casalmaggiore per la morte seguita nella notte passata del fù Signor D.
Baldassare Cattaneo Principe di Santo Nicandro suo padre, il quale Signor D.
Antonio Spinelli in nome del detto Signor Duca di Termoli, e Casalmaggiore,
have richiesto me sudetto notaro, che dovessi esibire, aprire, legere, e
publicare, così il testamento in iscritto chiuso, e sigillato per lo detto
quondam Signor Principe fatto, e consignato à me sudetto notaro sotto li undici
del mese di febraro 1733; come anco il foglio chiuso, e sugellato di varie
disposizioni, e legati dal medesimo olim Signor Principe di Santo Nicandro
consignato à me sudetto notaro sotto il di 22 maggio 1736 per doverli
conservare, et aprire doppo sua morte; il tutto à fine di sapersi la elezzione
della sepoltura del cadavere del detto fù Signor Principe D. Baldassare (che
stà attualmente giacente in casa) come per adempiere la volontà del detto
Signor Principe espressa in detto testamento, e foglio, e nel codicillo
nuncupativo del medesimo olim Signor Principe fatto ieri cinque del corrente
mese di febraro 1739 rogato per mano mia. Et essendo tal richiesta giusta per
tanto io sudetto notar Gregorio hò esibito in presenza del detto Signor D.
Antonio Spinelli il detto originale testamento col detto original foglio di
disposizioni e legati. E primieramente si è dimostrato detto testamento al notaro
Nicola Servillo Regio Giudice à Contratti figlio del notar Gioacchino, et alli
infrascritti quattro delli sette testimonij, che rogati dal detto quondam
Signor Principe intervennero nella clausura del detto testamento cioè, al notar
Antonio Servillo di Napoli del quondam Nicola, al notar Michele Iacoviello di
Napoli, a Stefano Salvetti, et al notar Antonio Valente; E di più in luogo
degli altri trè testimonij, che intervennero rogati nella clausura del detto testamento,
cioè, notar Basilio Mastellone di Napoli al presente giacente in letto con
indisposizione di petto; Giovanni di Viva (allora giovine, che assisteva nella
mia Curia) al presente irreperibile; et in luogo di Saverio Servillo, figlio
anco del notar Gioacchino Servillo, morto nel caduto anno 1738 si è detto testamento
dimostrato all’infrascritti altri trè testimonij surrogati in luogo di quelli,
cioè, al magnifico Giuseppe Teodoro surrogato in luogo del detto notar Basilio
Mastellone, al magnifico Giuseppe Moltedo surrogato in luogo del detto Giovanni
di Viva; Et al magnifico Giovanni Corfini surrogato in luogo del detto quondam
Saverio Servillo. Per li quali sudetti Regio Giudice à Contratti, e testimonij
sudetti visti diligentemente detto testamento e firme da essi fatte dalla parte
di fuori, e li sugelli in quello apposti; si è trovato, et osservato in detto
testamento non esservi vizio, macola, nè difetto veruno, e le firme, e
sottoscrizzioni essere proprie di esso Regio Giudice à Contratti, e delli detti
testimonij allora intervenuti, che fecero dette sottoscrizzioni anco sopra li
sugelli da essi testimonij apposti in detto testamento che perciò d’ordine e
volontà del detto Signor D. Antonio Spinelli nel nome sudetto per me sudetto notaro
Gregorio Servillo si è proceduto alla pubblicazione, et apertura del detto testamento,
e dalla parte di fuori del detto testamento vi era l’atto publico della clausura
di esso testamento del tenor seguente cioè: In nomine Domini Nostri etc. Si
copij l’atto publico colle sottoscrizzioni anco, e sugelli apposti dalla parte
di fuori.
E
dalla parte di dentro di esso testamento vi era del tenor seguente, videlicet: Nel
nome della Sacrosanta etc. Si copij l’intiero testamento colla sottoscrizzione
del fù Signor Principe testatore.
E
poi si è anco aperto da me il foglio originale di disposizioni, e legati fatti
dal detto quondam Signor Principe del tenor seguente, videlicet:
Della
quale apertura di detto testamento e foglio il detto Signor D. Antonio subito
ne ave richiesto Noi perché ne facessimo publico atto etc. Nos
autem etc. unde etc.
Presentibus supradictis Regio ad
Contractus Iudice, et testibus ut supra rogatis.
Ita
est notarius Gregorius Servillo de Neapoli
Nel nome della sacrosanta et individua
Trinità, Padre, Figlio e Spirito Santo tre Persone un solo Dio, e colla
protezione della Santissima Vergine Maria d’Immaculata Concezione, de miei
Santi Protettori S. Michele Arcangelo, S. Nicolò di Bari, e S. Giuseppe.
Io D. Baldassare Cattaneo Principe di
Santo Nicandro et utile Signore della Terra, seu Feudo di Casalnuovo, e della
Terra dell’Apricena, ò sia Casalmaggiore, per grazia della Maestà di Carlo
Terzo Rè delle Spagne e Imperatore, uno de Signori Grandi di Spagna,
considerando la fragilità di questa vita, e che niente è più certo della morte,
sicome niente più è incerto dell’ora di quella, ritrovandomi, per la Dio
grazia, sano di corpo, mente, ed intelletto, e nel mio retto parlare, memoria
et udito, hò stabilito fare, sicome fò il presente mio testamento in iscritto,
chiuso, e sigillato, et in quello, espressamente voglio, che s’intenda apposta
la clausola codicillare, e voglio, che vaglia come testamento in iscritto,
chiuso, e sigillato, e se per tale ragione non valesse, vaglia per ragione di testamento
nuncupativo, donazione causa mortis, e per ogni altra miglior via che puo, e
vale e nella legge mi vien permesso, e casso, irrito, ed annullo ogni altro testamento,
ed ogn’altro atto d’ultima volontà ch’avessi fatto da tutto il passato sino ad
oggi, eziandio in quanto à cause, e legati pij; et in specie casso, irrito, ed
annullo l’ultimo testamento in iscritto da me fatto, chiuso, e sigillato sotto
il di 2 di settembre 1724 sollennizzato per gli atti del notar Gregorio
Servillo di Napoli, dal quale mi è stato originalmente restituito, e da me
lacerato, e voglio che questa sia la mia ultima volontà, e che chiunque mi
succederà per qualsivoglia ragione, ò in virtù del presente testamento ab intestato,
sia tenuto, e debbia adempire quanto nel presente mio testamento si conviene.
Proibendo espressamente falcidia trebellianica ed ogni altra detrazione.
Primieramente come fedel cristiano,
dichiarando aver vissuto, e voler vivere nel grembo di Santa Chiesa Cattolica
Romana colla fede cattolica insegnata, e lasciata da Gesù Cristo Signore, e
Redentor nostro, raccomando l’anima mia all’onnipotente Dio, Santissima
Trinità, Padre, Figlio, e Spirito Santo, trè Persone, et un sol Dio, pregandolo
per li meriti della Passione, e morte di Nostro Signore Gesù Cristo, vero Dio,
e vero Uomo, perdonar j miei peccati, e condurre l’anima mia nell’eterna gloria
del Paradiso, per cui l’ha creata, invocandoci l’intercessione della Beatissima
sempre vergine Maria concepita senza macchia di peccato originale, del Glorioso
S. Michele Arcangelo, dell’Angelo mio custode, del glorioso S. Giuseppe protettore
particolare dell’agonizanti e di tutta la Corte Celestiale. E voglio, che,
quando à Dio piacerà, di farmi passare all’altra vita, il mio cadavere sia
sepelito senza pompa alcuna, nella Venerabile Chiesa di Santa Maria della
Stella, nella mia sepoltura sita nella cappella di S. Francesco di Paola da me
acquistata; in virtù d’istromento rogato per notar Gregorio Servillo di Napoli.
Et in caso, che io morissi in Genua, ordino, che il mio cadavere sia sepelito
nella sepoltura propria di nostra Casa fondata nel Coro di S. Anna de Reverendi
Padri Carmelitani Scalzi fuori delle mura di Genua. E morendo nel mio Stato di
S. Nicandro, ordino che sia sepelito nella Chiesa di Santa Maria delle Grazie
de Padri Riformati, dove debbia farsi sepoltura à parte con la lapide. Ordino
che subito seguita la mia morte, con quella maggior prestezza, che sarà
possiblie, si debbiano celebrare docati cinquecento di messe, cioè messe
quattrocento in S. Nicandro, messe ducento ad Apricena, ed altre messe duecento nel Convento di Santa
Maria di Stignano situato in territorio del feudo di Castelpagano, a
disposizione del mio erede, e le restanti messe nella città di Napoli da
Conventi mendicanti, il più presto, che sarà possibile. Dichiaro, che in S.
Nicandro mio feudo stà fondata una Cappellania che è stata istituita dal
quondam Signore D. Domenico Cattaneo Principe di S. Nicandro mio Padre di felice
memoria come erede del quondam Signore Baldassare Cattaneo suo fratello per
ordine del quondam Signore Sebastiano Maretti; qual Cappellano ha obligo di
celebrare la messa nell’oratorio di S. Giuseppe, ò vero nella Chiesa Madre di
detto luogo, alla forma dell’istromento dell’erezzione di detta Cappella, in
atti del notar Giovanni Colle Saggese, ò altro più vero notaro à 7 di maggio
1650, con obligo di celebrar la messa à ragione come in detto istromento si
contiene, in cui si riserbò di depositare il capitale di docati quattrocento
alla forma del decreto della Reverenda Fabrica di Napoli. E perché l’obligo di
detto Cappellano era solo di celebrare le messe, che capivano nel frutto di
detti docati 400. Perciò ordinò detto quondam Signor Principe mio Padre nel suo
ultimo testamento rogato per lo quondam notar Giovanni Battista dell’Aversana
di Napoli, che s’accrescesse la rendita d’annui docati venti moneta di Napoli,
oltre quelli, che già si pagavano, che in tutto sono annui docati quaranta in
circa da pagarsi à detto Cappellano, mà con obligo à detto Cappellano di
celebrare la messa ogni giorno e così tutto l’anno in detto luogo; ad arbitrio
dell’erede di esso olim Signor Principe e successivamente ad arbitrio mio,
quanto sij, rispetto all’aumento sudetto, e del mio primogenito in infinitum
per linea mascolina coll’obligo di far celebrare dette messe da quel
Cappellano, che io vorrò, e per quel tempo che mi parerà, non intendendo
fondare Cappella, che si dovesse dare ad titulum mà solo, che si celebrasse la messa cotidiana,
de quali ne lasciò il pensiero al suo erede e successivamente à me sudetto
Principe e mio primogenito mascolino in infinitum, e ciò non solo per detto
aumento, mà rispetto à tutta la Cappella sudetta; ordino però, che si continui
detto aumento di docati venti all’anno anche da miei eredi in perpetuum.
Dichiarò anco detto quondam Signor Principe D. Domenico mio Padre, che in sua
casa stava fondata un altra Cappella, seu Cappellania ordinata dal quondam
Signor Baldassare suo fratello nel suo testamento in essecuzione del quale fù
da lui fondata come per istromento rogato dal quondam notar Francesco Mignone
di Napoli à 16 Agosto 1651 per annui docati trentasei sopra un magazeno sito in
Genua alla Ciappella; et in difetto di esso, sopra ogn’altro suo bene; con
restare à suo arbitrio di far celebrare la detta messa, dove lui voleva; Perciò
volse, che in detto arbitrio, e commodità di far celebrare detta messa
succedesse il suo erede, e dopo lui, il susseguente ad esso; e così da mano in
mano, con doversi però provedere dell’elemosina della detta messa da tutti
l’eredi per loro porzione, qual messa cotidiana si è celebrata, e fatta celebrare
da me, con altre entrate ereditarie, mentre il detto magazeno non è più in
nostro dominio, e perciò, sicome si celebra ogni giorno in casa, una messa,
intendo, che quella s’intenda stabilita per l’adempimento di detto legato.
Che perciò confirmo le sudette Cappellanie
perpetue stabilite, ut supra, dal detto quondam Signor Principe mio Padre, e
voglio, che il mio erede e suoi eredi, e successori in perpetuum, et in
infinitum debbiano continuare, e farle celebrare dalli Cappellani per esso
eligendi. Dichiaro, che la buona memoria della Signora Principessa D. Isabella
Caetano mia moglie nel suo ultimo testamento rogato per notaro Gregorio
Servillo chiuso à 14 ottobre 1703, e per la di lei morte seguita aperto à 19
del medesimo mese ed anno, ordinò, che D. Domenico Cattaneo Duca di
Casalmaggiore, nostro commune figlio primogenito, e suo erede fusse tenuto
fondare una Cappellania perpetua d’una messa il giorno, da celebrarsi nella
sudetta chiesa parocchiale di S. Giorgio, dal sacerdote nominando, ed eligendo
da esso Duca e suoi eredi, e successori in perpetuum; al quale Cappellano,
volle se li pagassero annui docati quarantacinque, ed oltre di ciò annui docati
cinque per lo jus sacristiae, alla detta chiesa; con che volendo affrancare il capitale
dell’annui docati cinquanta, potesse farlo, con pagarne il capitale al quattro
per cento, quale messa cotidiana si è fatta celebrare con ogni esattezza; onde
ordinò al detto Duca, che debba puntualmente adempirla, e farla adempire dalli
suoi eredi, e successori giusta l’ordinato della detta olim Signora Principessa
sua madre, e mia moglie; E perciò voglio, che resti obligata per l’adempimento
di detta Cappellania, non solo la robba, che pervenirà da detta mia moglie ma
anche l’intiera mia eredità. E di più ordino, e voglio, che dal di della mia
morte in avanti in perpetuum, et in infinitum mundo durante si abbia à
celebrare una messa il giorno per l’anima di me sudetto Principe testatore
nella Venerabile Chiesa de Reverendi Padri della Missione del Borgo de Vergini
di questa città, per uno de Padri Missionarij, esistenti nel Monastero, seu
Convento, e per la limosina di detta messa cotidiana perpetua, ordino, e voglio
che subito seguita mia morte si abbia à venire à convenzione colli detti
Reverendi Padri, à quali si abbiano à pagare per una sol volta docati duemila condizionati
per impiegarsi in compra, per beneficio delli Padri prò tempore che dimoraranno
in detto Convento, seu Monastero, quali Padri attento detto pagamento di docati
2000 da farseli condizionati per convertirsi in compra abbiano ad obligarsi in
perpetuum, et in infinitum celebrare, e far celebrare detta messa cotidiana in
detta loro chiesa per l’anima mia e ciò, precedente assenso apostolico da
impetrarsi; con doversi descrivere detto peso in tabella dej pesi del detto
Convento, e Chiesa, acciò non se ne perda la memoria, e senza che in perpetuum
possa detta messa cotidiana perpetua includersi nel Mare Magnum, ò in altra
qualsivoglia bolla pontificia ottenuta, ò che si ottenesse, mà sempre in
perpetuum, et incessanter mundo durante debba celebrarsi detta messa cotidiana
mentre con tal condizione legge e patto, ordino, che si paghino detti docati duemila
prò una vice; Et in caso, che detti
Padri non volessero accettar detto legato col peso di detta celebrazione di
messa cotidiana perpetua, voglio, ed ordino, che si debbiano in tal caso dal
mio erede, e dalli suoi successori in perpetuum et in infinitum corrispondere e
pagare alli detti Reverendi Padri, la limosina cotidiana di annui docati
cinquanta in perpetuum, et infinitum, in tre terze, e paghe di ciascuno anno
per la celebrazione di detta messa cotidiana, à ragione di grana dodici la
messa, ad instar di messe sciolte, che vengono ad importare docati
quarantacinque all’anno, e l’altri docati cinque per lo jus sacristiae.
Di più ordino, e voglio, che dal di della
mia morte in avanti in perpetuum, et in infinitum, mundo durante, s’abbia à
celebrare un altra messa il giorno per l’anima di me sudetto Principe testatore
nella Chiesa di Santa Maria della Stella, nell’altare della Cappella del glorioso
S. Francesco di Paola, che hò acquistato, in virtù d’istromento rogato per notar
Gregorio Servillo di Napoli, dà un sacerdote prò tempore eligendo dal mio erede,
e suoi eredi, e successori, amovibile ad nutum di detto mio erede, e suoi eredi,
e successori; anco senza causa; e per detto effetto, voglio, ed ordino, che dal
detto mio erede si abbia à pagare la somma di annui docati cinquantaquattro al
Cappellano che celebrarà detta messa cotidiana, per la limosina della medesima
messa cotidiana; ordino però, che il detto mio erede abbia la facoltà di
nominare il Cappellano per la celebrazione di detta messa cotidiana sin tanto,
che pervenga uno de due figli di Paolo Scorza, che serve presentemente da
Gentiluomo in mia Casa all’età di potersi ordinare sacerdote. Ed in tal caso da
ora nomino quello di detti due, alla celebrazione di detta messa e voglio che
debba goderla sua vita durante, e che possa valersene, per assegnarla per patrimonio,
à fine di potersi ordinare sacerdote; Con pagarseli per detta Cappellania
docati quattro e mezzo al mese; E mancando il detto Cappellano, che viene da me
stabilito nuovamente, resti in elezzione del mio erede, e suoi successori, di
nominare altro Cappellano, à suo arbitrio, amovibile parimente ad nutum. E se
per accaso, tutti due li figli di detto Paolo Scorza ascendessero al
sacerdozio; In tal caso pure voglio, che la detta Cappellania sia conferita da
detto mio erede à quello delli due che eligerà Andrea Scorza presentemente mio cameriere
e zio di detti figlioli; Così pure che sino à quel tempo, che uno di detti figlioli
stia in istato di poter celebrare la messa, lascio la facoltà al mio erede di
farla celebrare da un altro à suo arbitrio, pure amovibile ad nutum. Dichiaro
che à 27 giugno 1729, mediante istromento rogato per notar Gregorio Servillo di
Napoli, li Reverendi Padri del Venerabile Convento, seu Monastero di Santa
Maria della Stella sito all’incontro la mia casa palaziata, concederono à me
sudetto Principe la Cappella del glorioso S. Francesco di Paula sita nella
Chiesa del detto Convento. E volendo io dotare la detta Cappella di congrua
dote, per li suppellettili necessarij che vi bisognassero in futurum, promisi,
e mi obligai dare, e pagare ogni anno in perpetuum, et in infinitum, al detto
convento, e suoi Reverendi Padri, annui docati dodici dal detto giorno in
avanti, et in perpetuum, ò pure dare e pagare al medesimo Monastero docati trecento
per una sola volta da impiegarsi in compra per la dote di detta Cappella; con
condizione però che, fondandovi io sudetto Principe, una Cappellania, ò messa
perpetua da celebrarsi nell’altare di detta Cappella, li sudetti docati dodici,
ò pure il frutto, che pervenirà dalla sudetta compra, quelli si intendessero
ancora, e fussero per lo jus sacristiae di detta Cappellania; come questo, ed
altro appare dal detto istromento, al quale in ogni cosa s’abbia relazione. Che
perciò ordino, che dal mio erede si paghino detti annui docati dodici al detto
Convento e suoi Reverendi Padri, per li suppellettili, bisognaranno per detta
Cappella in futurum, ed anco per lo jus sacristiae per la sopradetta messa
cotidiana, da me ordinata celebrarsi in perpetuum nell’altare della detta
Cappella à me conceduta giusta il convenuto nel sudetto istromento di
concessione à mio beneficio fatta, della detta Cappella, conforme da me se li
sono pagati puntualmente detti annui docati dodici. E volendo il detto mio
erede restituire il capitale di docati trecento per l’affrancazione di detti
annui docati 12, debbano detti docati 300 investirsi in compra, il frutto della
quale compra doverà restare à beneficio del detto Convento, per ragione di
detti suppellettili, per servizio di detta Cappella, et anco per lo detto jus
sacristiae; Dichiarando che detti annui docati 12; per detto capitale di docati
300 sono oltre li docati sette, per ciascuno anno, li pago per lo censo del
largo, seu suolo, all’incontro il mio palazzo, da essi concedutomi, nel quale
suolo vi hò fatto alcune case, obligandoli per detto effetto, per la
sodisfazione del detto legato, le medesime case, che hò fatto in detto suolo.
Di più, oltre quello che hò disposto,
ordino e voglio, che dopo mia morte, si paghino al detto Andrea Scorza mio
cameriere docati otto al mese, durante sua vita, e desidero che segua à servire
la Casa; quando però non volesse continuare, ò non potesse, ò non lo volesse il
mio erede tanto voglio che se li corrispondano li detti docati otto al mese.
Alla Signora Paola d’Amico lascio, ed ordino, se li paghino carlini trenta il
mese, durante la di lei vita, conforme gli l’ho pagati dopo la morte della
Signora Duchessa d’Ayrola mia sorella, e se li dia una camera per abitazione in
casa, appunto quella dove abitava Nicolino lo Scalco. A Pietro Verrina mio paggio,
quando non voglia il mio erede servirsene in Casa, desidero, che lo mandi à sue
spese à Santo Nicandro suo paese provedendolo d’un abito, quando non voglia
lasciarli quello, che ave addosso, e li assegni carlini trenta il mese,
facendolo applicare nella computistaria, per subentrare ad ogni mancanza, che
potesse sopravenire all’altro aggiutante, quando si renda abile, accrescendoli
in tal caso quella provisione, che sarà stimata ragionevole, quando però non
volesse attendere à far bene, incolpi se medesimo. A Mario Ragno per carità
lascio carlini dieci il mese da pagarseli, sua vita durante.
Dichiaro che il Signor D. Paolo Mattia
Doria mio carissimo amico gli anni passati ricevè dà me in imprestito
graziosamente docati trecentocinquanta in più partite, per dovermeli restituire
ad ogni mia semplice richiesta, come appare dall’ultima polisa per lo Banco del
Santissimo Salvatore, in testa di Scipione Orsomando, e Pietro Dies, di docati
98—75 girati à Carlo e Nicola Maresca, e da questi à Giovanni Nicola Bonvino,
dal quale furono girati ad esso Signor D. Paolo Mattia, disse à compimento di
docati 350 d’ordine, e di proprio mio denaro, per dovermeli restituire ad ogni
richiesta ut supra, atteso che altri docati 251—25; per detto compimento, li
ricevè, cioè docati 250 con fede di credito del Banco dello Spirito Santo sotto
li 31 ottobre 1716 in testa del Signor D. Giulio Valdetaro, dal detto Dottor
Giovanni Nicola Bonvino giratali e docato uno e grana 25 in denari contanti in
detto di 30 giugno 1717, che fù fatto detto ultimo pagamento di docati 98—75 à
compimento di detto imprestito di docati 350, che perciò, in segno della nostra
antica amicizia, rilascio al detto Signore D. Paolo Mattia la detta somma
imprestatali, et ordino al mio erede, che non possa pretendere cosa veruna dal
detto Signor D. Paolo Mattia nè per la detta sorte di docati 350 nè per li loro
interessi, quatenus si dovessero.
Dichiaro che sin ad oggi per mia cortesia,
e per elemosina ho pagato à Beatrice Protano di Santo Nicandro, annui docati trentasei;
ordino pertanto, e comando che dal mio erede se li continui detto pagamento di
annui docati trentasei vita durante di essa Beatrice. Al Signor Nicola
Alderisio mio medico lascio docati cinquanta pro una vice tantum. A Giovanna
Benedetta Catarina mia figlia naturale monica nel Monastero di Montescaglioso,
al presente Badessa del detto Monastero, dichiaro, che m’obligai pagare annui
docati ventiquattro, durante la di lei vita, che perciò ordino che se li
accrescano altri annui docati dodici, che in tutto sono annui docati trentasei,
durante la di lei vita tantum, e non oltre; e quelli se li paghino puntualmente
dal detto mio erede tertiatim durante la vita di essa Giovanna Benedetta
Catarina tantum. Dichiaro, che à suor Maria Vittoria mia benedetta figlia
monica professa nel Venerabile Monastero di S. Giovanni Battista di questa città
dell’ordine de Predicatori ho pagato la sua dote seu limosina dotale con altre
spese solite ingressarum. Ed oltre di ciò si riserbò essa mia figlia annui
docati trecento nell’istromento della rinunza fatta da lei à mio beneficio,
stipulato per notaro Gregorio Sevillo che perciò à maggior cautela l’istituisco
mia erede particolare nella medesima dote sodisfattali, ed annui docati trecento
di suo vitalizio riserbatosi in detto istromento; Ed ordino, che detti annui
docati trecento se li possa esigere pro faciliori exactione dalle prime, e
precipue entrate, rendite, e frutti della mia massaria grande sita nelle
pertinenze di questa città à Pietrabianca, e proprio alle Case à demanio, citra
pregiudizio di poterseli esigere sopra tutti miei beni, in conformità
dell’obligo fatto in detto contratto.
Item lascio alla predetta suor Maria
Vittoria mia benedetta figlia docati ducento prò una vice, da pagarsili subito
seguita mia morte, perché se ne facci cioccolata per amor mio ed anco lascio
alla medesima l’orologio di repetizione da buffetto con cascia d’ebano, che
tengo in mia casa, acciò se lo tenga per mia memoria e preghi Dio per me.
Dichiaro, che per mia divozione ho fatto
celebrare per l’anima mia una messa il giorno nella Cappella publica della mia
massaria sita à Pietrabianca seu alle Case à demanio, pertinenze di questa città,
con pagare ad uno Cappellano, che assiste nella mia casa sita in detta massaria,
docati cinque al mese, cioè docati trè per la limosina per la messa e docati
due per l’assistenza che fà al palazzo della detta mia massaria, che perciò
voglio ed ordino, che si continui à celebrare la detta messa cotidiana in detta
Cappella anche per compire all’obligo fatto nella fondazione di detta Cappella
di dover far celebrare la messa in tutte le feste, e per detto effetto restino
obligati li frutti della detta massaria, e casa à pagare docati trentasei
l’anno per la detta celebrazione di messa cotidiana. E quando non si trovasse
chi volesse celebrare la detta messa cotidiana in detta cappella con la detta limosina di un carlino al
giorno, ordino, che si celebri la messa solamente nelle giornate festive di
precetto di tutto l’anno; con pagarsi la limosina per la celebrazione di detta
messa, seu messe, conforme sarà di ragione.
A D. Anna Contessa di Montoro mia
carissima e benedetta figlia vedova del quondam Signor D. Bartolomeo di Capua, Conte
di Montoro, dichiaro avere costituito, e sodisfatto le sue doti di docati cinquantunomila,
come appare dalli capitoli matrimoniali, e cautele dotali stipulate per detto notar
Gregorio Servillo di Napoli, alle quali s’abbia relazione; che perciò li lascio
la mia benedizione e la istituisco mia particolare erede nelle medesime doti
già sodisfattele.
Alla detta Contessa mia benedetta figlia
lascio il mio anello con uno smeraldo grande in mezzo brillantato, e due
diamanti brillanti alli lati che si trova dentro una cassetta bianca, con altre
gioje in guardarobba. Et in caso, Dio non voglia, venisse à mancare à detta mia
figlia il Signor Principe della Riccia suo unico figlio maschio, ò vero in caso
avesse causa di partirsi dalla casa del sudetto Signor Principe suo figlio, il
che sia à sua elezzione; in tal caso ordino, e voglio, che il detto Duca mio figlio,
ed erede debbia ricevere detta Contessa sua sorella, e dare l’abitazione nel
mio palazzo, e proprio nel quarto, dove io abito con tutto il commodo di suoi
servidori, e donne, durante la vita di essa Contessa e tavola gratis, quando
voglia mangiare unitamente con esso. E mancando alla medesima Contessa, cavalli
per commodità delle sue carozze, ordino, che gli l’abbia à dare esso Duca mio figlio,
della mia razza, gratis, ad elezzione di essa Contessa.
Alla Duchessina mia nuora lascio il mio anello
con uno diamante brillante in mezzo, e due rubini di lato; come parimente uno vezzo di perle, che fù da me
comprato, oltre l’antico della Casa, che stà dentro la cassetta bianca di
pioppo in guardarobba.
Al Signor Duca di Sermoneta mio nipote
lascio un paro di cavalli della mia razza, j quali, intendo, che mandi à
sceglierseli dentro la medema.
A Monsignor D. Giuseppe Schinosi Vescovo
di Caserta lascio il mio calamaro alla francese dà boffetto, del quale mi servo
ordinariamente in contrasegno del mio affetto, e lo prego, voglia ricordarsi di
me nelle sue orazioni.
Volendo dare à miei vassalli di Santo
Nicandro qualche contrasegno del mio amore, rilascio, e dono all’Università di
Santo Nicandro tutto quello mi va debitrice per fiscali attrassati sino à tutto
l’anno 1732, à tenore della declaratoria fatta dà Razionali eletti della stessa
Terra, e che dovvranno fare per tutto detto tempo, non ostante che nell’anno
1729 senza veruna ragione avessero fatta una rivoluzione contro di me; se però
pretendessero rifezzione per la Camera riserbata, ò per altre ingiuste pretensioni;
in tal caso, voglio, che si faccino j conti, e sicome, risultando forsi io
debitore, dovvrà il mio erede sodisfarli, così risultando creditore, come
infallibilmente accaderà, intendo che siano costretti à pagare, perché abusano
della mia cortesia.
Di più volendo anco gratificare j poveri
particolari del mio Stato di Santo Nicandro, e Casalmagiore ordino, e voglio,
che il mio erede facci un rilascio di tutto quello saranno debitori per tutto
l’anno passato 1732 à quelli debitori, che conoscerà più bisognosi tra quelli,
che sono restati dovendo, per aver avuto disgrazie nelle massarie, per
l’imprestiti fattili dalla mia Casa, ò per affitti tenuti, che non le avessero
corrisposto, ò per altre cause, che detto mio erede conoscerà meritevoli di
rilascio, non includendo in questi, quelli che avendo avuto il maneggio della
mia robba, resi j loro conti, forsi fussero restati debitori; se però al mio erede
paresse che fussero impotenti à pagare, li farà quel rilascio che stimarà
giusto.
Benvero, voglio, che se li rilasci tutto
quello, che le venisse caricato per frutti, ò interessi di quello, che
restaranno liquidi debitori sino al giorno della mia morte; in modo che pagando
il capitale, ò in rate, ò in altro modo, estinguano sempre porzione di
capitale. E quando il mio erede li riconoscesse così miserabili, che non
avessero forma di pagare, rimetto ad esso di farle parimente quel rilascio, che le parerà giusto.
Di più ordino, e voglio, che, subito
seguita la mia morte, il detto mio erede debba far distribuire docati seicento
d’elemosina, nella forma seguente, cioè docati ducento alla Casa della Missione
qui in Napoli, perché quei Padri
vogliano aver memoria dell’anima mia nelle loro orazioni, docati ducento alla
Casa Santa dell’Incurabili, docati cento dovranno dispensarli à poveri, ò qui,
ò nello Stato, à suo arbitrio; docati cinquanta alli Padri Cappuccini di
Casalmaggiore e docati cinquanta alli Padri Riformati del Convento di Santo
Nicandro.
Di più possedendo sopra l’Università della
mia Terra di Santo Nicandro docati duemila in circa annui di fiscali, e docati
quaranta d’istromentarij; ordino e voglio, che si paghino dal mio erede in
perpetuum da questo capitale docati cento annui, per impiegarsi nella forma
seguente, cioè, docati venti al Reverendo Capitolo di detta Terra per la
celebrazione d’un anniversario che dovvranno fare ogni anno nel giorno che sarà
seguita mia morte, con castellana e messa sollenne, il quale anniversario
doverà essere celebrato sollennemente colli assistenti e con venti lumi almeno,
con candele d’una libra l’una. E di più si doveranno celebrare pure in detto
giorno altre messe dodici lette per l’anima mia. Altri annui docati venti in
perpetuum li lascio al Convento di Santa Maria delle Grazie de Padri Riformati
di Santo Nicandro, perché faccino lo stesso anniversario come sopra. E delli
restanti docati sessanta debbano farsene sei maritaggi l’anno, di docati dieci
l’uno, da estrarsi in detta Terra à sorte tra le più povere zitelle, la quale
estrazione debbia farsi in ogni anno, nel giorno dell’apparizione del glorioso
S. Michele Arcangelo mio protettore, con l’intelligenza del Paroco pro tempore
il quale abbia il peso dell’essecuzione di detto pio legato; e la detta estrazione
si dovvrà fare alla presenza di detto mio erede, quando si trovi in Santo
Nicandro, ed essendo assente, si farà in Chiesa alla presenza dell’Agente prò
tempore, e dell’Erario coll’intervento del Paroco.
Item ordino, e voglio, che, subito seguita
mia morte si debbano dispensare, e distribuire à titolo di limosina docati
ducento à miei vassalli della Terra di Santo Nicandro, ed altri docati cento à
miei vassalli della Terra dell’Aprocina pro una vice tantum, e questi, ò in
denari contanti, ò in grano, ad elezzione del detto Duca mio erede.
Item à tutta la Famiglia di mia Casa,
oltre la mesata del di loro salario che si trovarà principiata al tempo di mia
morte, lascio due altre mesate intiere à titolo di legato, tanto à quelli che
restaranno à j servizij del mio erede, quanto à quelli che saranno licenziati.
Ed essendo che senza l’istituzione d’erede
il testamento de juris censura si dice esser nullo; Per tanto io sudetto
Principe di Santo Nicandro D. Baldassare Cattaneo istituisco, ordino e fò mio erede
universale e particolare il sudetto D. Domenico Cattaneo Duca di Casalmagiore
mio carissimo, e benedetto figlio, sopra tutti, e qualsivogliano miei beni
feudali, e titolati di qualsivoglia titolo, e specialmente nella sudetta Terra
di Santo Nicandro, decorata col titolo di Principe, e nel Grandato di Spagna
stabilito sopra la medesima Terra di Santo Nicandro, nel feudo di Casalnuovo e
nella Terra dell’Apricena seu Casalmagiore; loro corpi, beni, membri, entrate,
ed effetti feudali, e burgensatici, ragioni, giurisdizioni ed intiero Stato, et
in qualsivogliano altri miei feudi presenti e futuri, nec non sopra tutti, e
qualsivogliano altri miei beni burgensatici, crediti, nomi di debitori,
fiscali, adoghi, arrendamenti, beni stabili, mobili, semoventi, suppellettili,
oro, ed argento lavorato e non lavorato, gioje, denari contanti esistenti, così
in casa, come in Banchi, tanto qui in Napoli, quanto nella Serenissima
Republica e città di Genua, e suoi cartularij, e Banchi, et in qualsivoglia
altro Regno, dominio e luogo, et in mano di qualsivogliano esistenti, in
deposito, ò in semplice consegna, ed altri qualsivogliano effetti, che posseggo
in qualsivoglia parte del mondo, riscotenze, animali, carozze, industrie,
mercanzie, ed altre qualsivogliano ragioni, azioni à me in qualsivoglia modo
spettanti, ed appartenenti, dovunque siti, e posti, et in qualsivoglia cosa
consistenti, col peso di sodisfare li sudetti legati.
Item lascio al notaro Gregorio Servillo
per clausura, apertura, e copia del presente mio testamento docati cento pro
una vice; con che debbia darne più copie se saranno necessarie.
Se mi piacerà, dichiaro, che intendo
lasciare uno foglio di varij legati e disposizioni, quale sarà sottoscritto di
mio proprio pugno in potere del detto notaro Gregorio, ò del mio Padre
Confessore che perciò ordino, e voglio, che debba detto mio erede esseguire
inviolabilmente quanto nel detto foglio sarà da me ordinato e disposto, dandoli
forza, e vigore, come se fusse inserito di parola in parola nel presente mio testamento.
Item lascio essecutori del presente mio testamento,
et ultima volontà la sudetta D. Anna Cattaneo Contessa di Montoro mia figlia,
monsignor Vescovo di Caserta, et il Signor Duca di Sermoneta mio nipote, alli
quali dò, e concedo ampia potestà di esseguire e mandare in effetto quanto nel
presente mio testamento si contiene senza decreto di Corte, nè altra sollennità
giudiziaria. E questa dichiaro essere la mia ultima e deliberata volontà.
Di più lascio alla Casa Santa
dell’Incurabili docati trecento pro una vice tantum per elemosina, e per
suffragio della mia anima.
Item ordino, e voglio, che ogni anno in
perpetuum nel di della mia morte, seu in quella giornata, che non verrà
impedita si abbia à celebrare un funerale per l’anima mia, cioè, una messa
cantata di requiem colla libera e col cataletto e candele accese, a quante
messe potranno dirsi in quella stessa mattina. E per detto effetto, ordino che
abbiano à pagarsi da miei eredi in perpetuum docati quindeci, così per la detta
messa cantata, seu funerale, come per lo di più delle messe che vi capiranno. E
questi nella medesima Chiesa di Santa Maria della Stella, ove sarà sepelito il
mio cadavere.
Baldassare Cattaneo Principe di S. Nicandro
ha disposto come sopra
Notamenti
Legato fatto alla famiglia sodisfatto,
videlicet:
Si nota che dal Signor D. Nicola Belarde
per lo Banco di S. Giacomo con sua poliza notata fede à 21 febraro 1739 si sono
pagati al Signor Andrea Scorza docati trentasei disse pagarli d’ordine, e di
proprio denaro del Signor Duca di Termoli in adempimento del legato lasciatoli
dal detto quondam Signor Principe di Santo Nicandro in questo suo testamento,
cioè docati 20 à titolo di legato pro una vice tantum, e docati 16 per
l’importo delle due mesate come cameriere del detto quondam Principe come
parimente ave ordinato pagarseli à titolo di legato.
E nel medesimo giorno dal detto Signor D.
Nicola Belarde con altra sua poliza per San Giacomo si sono pagati al Signor
Archangelo Gallina docati ventiquattro d’ordine e di proprio danaro del detto
Signor Duca di Termoli in adempimento del legato dal detto quondam Signor
Principe di Santo Nicandro fatto al detto Arcangelo, cioè docati dieci a titolo
di legato pro una vice tantum, e docati 14 per l’importo delle due mesate, come
agiutante di Camera del detto quondam Signor Principe che ave ordinato
pagarseli à titolo di legato.
Nel medesimo di 21 febraro 1739 dal
sudetto Signor Don Nicola Belarde si sono pagati per detto Banco San Giacomo
docati tredici à Francesco Coppola d’ordine e di proprio danaro del detto
Signor Duca di Termoli per l’importo di due mesate come cocchiere del detto
quondam Signor Principe di Santo Nicandro ordinate pagarseli a titolo di
legato.
Nel medesimo di 21 febraro 1739 dal
sudetto Signor D. Nicola Belarde si sono pagati con trè polize separate per San
Giacomo, cioè, docati dieci à Giuseppe Malacreta, altri docati dieci a Liborio
Fontana, et altri docati dieci a Pietro Mastrillo disse d’ordine, e di proprio
danaro del detto Signor Duca di Termoli per l’importo di due mesate per
ciascheduno di essi trè sopradetti come lacchè del detto quondam Signor
Principe di Santo Nicandro ordinate pagarseli à titolo di legato, et in tutte
le sopra enunciate polize stà espresso che detti legatarij restano intieramente
sodisfatti, e detto Signor Duca erede quietato anco per aquilianam stipulationem,
et per pactum de aliquid aliud non petendo come appare dalle dette polize, alle
quali mi riferisco. Notar Gregorio Servillo
Legato per Santa Maria la Stella
Banco di San Giacomo pagate al Reverendo
Padre fra Saverio Mirone Sagristano Maggiore del Monastero di Santa Maria della
Stella de Reverendi Padri Minimi di S. Francesco di Paola docati venticinque corrisposti
dit[t]e sono per tanti importa l’apprezzo d’una sciamberga e calzone
dell’ultimo abito che si avea fatto il quondam Eccellentissimo Signor Principe
di S. Nicandro, dal quale Eccellentissimo Signore il detto abbito col
sciamberghino si è lasciato al detto Reverendo Padre nel suo ultimo testamento
rogato per il magnifico notar Gregorio Servillo sotto li 5 febraro del corrente
anno 1739 affinchè detto Reverendo Padre lo venda, e del prezzo ricaverà del
medesimo ne faccia utensili, seu suppellettili per servizio della Cappella del
detto glorioso Santo, ius patronato della Casa del detto quondam
Eccellentissimo Signore, mentre il sciamberghino del detto abbito l’hà ricevuto
il detto Padre, e la sciamberga, e calzone, per essersi lasciato sopra il
cadavere del detto quondam Eccellentissimo Signor Principe nella di lui morte,
perciò in adempimento del detto legato già è seguita la consegna del detto
sciamberghino, e per la sciamberga, e calzone se li fà il presente pagamento, d’ordine
e di proprio danaro dell’Eccellentissimo Signor Duca di Termoli mio Signore, e
li pagamente notato prima sarà il sudetto ultimo intiero abbito nella margine
del detto testamento e ne starete à fede
del detto magnifico notaro. Napoli marzo 1739 – D. Nicola Belarde – notata fede à 24 marzo per docati 25—
Sequino per Casale – Si è da me fatto questo notamento à 5 agosto 1739 — Notar Gregorio Servillo
In nomine Domini Iesu Christi amen. Anno à
circumcisione ipsius. Millesimo septingentesimo trigesimo tertio regnante etc.
Die vero undecimo mensis februarij xj indictionis Neapoli, e proprio nella casa
della solita abitazione di me sottoscritto notar Gregorio Servillo vicino la porta
piccola del Real Monastero di Santa Chiara, conferitosi in detta mia casa
l’Eccellentissimo Signor D. Baldassare Cattaneo Principe di Santo Nicandro, uno
de Signori Grandi di Spagna, sano per la Dio grazia di corpo, mente et
intelletto, e nel suo retto parlare, memoria, et udito esistente, e costituito
in presenza Nostra detto Signor Principe, e considerando la fragilità di questa
vita, la certezza della morte, e l’incertezza dell’ora di quella, ave stabilito
fare, conforme ave fatto il presente suo testamento in iscritto, chiuso, e
sigillato sottoscritto dalla parte di dentro di sua propria mano in presenza di
Noi sottoscritti Regio Giudice à Contratti, notario e testimonij, quale ave
voluto, che vaglia per detta ragione di testamento in iscritto, chiuso, e sigillato,
e se per tale ragione forsi non valerà, vuole, che vaglia per ragione di
testamento nuncupativo, ò sia per ragione di legato, codicilli donazione causa
mortis, e per ogni altra migliore via, che può e vale, e di ragione li viene
permesso, et in esso s’intenda espressamente apposta la clausola codicillare,
informato à pieno della validezza di essa clausola. Cassando primieramente,
irzitando, et annullando ogni altro testamento, codicilli, et altri atti di
ultima volontà da esso fatti da tutto il passato sino alla presente giornata,
eziandio in quanto à legati, e cause pie, ancorchè vi fussero apposte
qualsivogliano clausole anco derogatorie, ò derogatorie delle derogatorie va
che da oggi avanti non faccino più fede, nè sortiscano effetto alcuno in
giudizio, nè fuori, et in specie àve cassato l’ultimo suo testamento pure in
iscritto per esso Signor Principe fatto à due di settembre 1724 per mano mia
sollennizato, quale li è stato da me restituito, e per esso Signor Principe
lacerato. Volendo, che questa sia la sua ultima volontà e che chiunque ad esso
Signor Principe succederà, ò in vigore del presente suo testamento, ò ab
intestato, sia tenuto e debbia adempire quanto nel presente suo testamento si
contiene; proibendo espressamente che dal presente suo testamento, e legati in
quello fatti non si possa detraere nè defalcare cosa alcuna per legge di
natura, per ragione di quarta, falcidia, trebellianica, nè per lo debito sussidio
de beni, nè per ragione, causa, e modo qualsivoglia, quale testamento tenendolo
esso Signor Principe nelle sue proprie mani, et asserendo con viva voce questa
essere la sua ultima volontà, l’ave consegnato à me notar Gregorio Servillo di
Napoli per doverlo fedelmente conservare, e doppo sua morte aprire subito sopra
il suo cadavere in presenza delli medesimi Regio Giudice à Contratti, e
testimonij infrascritti, ò altri surrogati in luogo dell’assenti, ò forse,
impediti in numero opportuno ad istanza di chiunque lo domanderà, et anche
senza richiesta d’altri ex officio, senza decreto di Corte, ò altra sollennità
giudiziaria, affinchè subito si mandi in esecuzione la sua volontà. Volendo,
che del presente testamento, e legati in quello fatti, se ne possano per noi
fare uno, ò più publici istromenti, eziandio se di qualsivoglia legato fusse
bisogno farsene publico istromento. Richiedendoci esso Signor Principe, che
delle cose sudette ne facessimo publico istromento. Nos autem etc. unde etc.
Ego notarius Nicolaus Servillo de Neapoli,
notarij Ioachim Regius ad Contractus Iudex, à supradicto Excellentissimo Domino
Principe Sancti Nicandri testatore Domino D. Balthaxare Cattaneo rogatus
clausurae presentis eius testamenti
prò Regio ad Contractus Iudice interfui, ipsumque vidi subscribere à parte
interiori eius propria manu, meque subscripsi.
Ego qui suprà Gregorius Servillo de Neapoli
publicus, ac Regia authoritate notarius à supradicto Excellentissimo D. Principe
Sancti Nicandri D. Balthaxare Cataneo
testatore rogatus clausurae presentis eius testamenti pro notario publico
interfui, ipsumque vidi subscribere à parte interiori eius propria manu, meque
subscripsi.
Io notar Basilio Mastellone sono [testimone]
rogato dall’Eccellentissimo Signore D. Baldassare [Cattaneo] Principe di S.
Nicandro hò visto sottoscrivere [il] presente suo testamento dalla parte di
dentro [di] sua propria mano mi sono sottoscritto, et hò [sugellato] con
sugello alieno.
Io notar Antonio Servillo sono testimone
[rogato da] D. Baldassare Cattaneo Principe di San Nicandro [nel] presente suo testamento
l’ho visto sottoscrivere [di] sua propria mano dalla parte di dentro, […] ed ho
sugellato, ut supra.
Io notar Michele Iacoviello di Napoli sono
testimone dal sudetto Principe di S. Nicandro nel presente [testamento] l’hò
visto sottoscrivere, et mi sono firmato ut supra.
Io Stefano Salvetti sono testimone rogato
dal sudetto Signor Principe di Santo Nicandro nel presente suo testamento, l’hò
visto sottoscrivere [dalla parte] di dentro, e mi sono sottoscritto, ut supra.
Io Antonio Valente sono testimone [rogato
dal] sudetto Signor Principe di S. Nicandro nel presente [suo] testamento l’hò
visto sottoscrivere [dalla] parte di dentro, e mi sono sottoscritto, e
[sigil]lato ut supra.
Io Giovanni Viva sono testimone rogata da[l
sudetto] Signor Principe di S. Nicandro nel presente [suo] testamento lo visto
sottoscrivere dalla [parte] di dentro di sua propria mano, e perciò mi sono
sottoscritto et hò sigillato ut supra.
Io Saverio Servillo sono testimone
[rogato] dal sudetto Signor Principe di Santo Nicandro [nel] presente suo testamento
l’hò visto sottoscrivere di sua propria mano dalla parte di dentro, e perciò mi
[sono] sottoscritto, et ho signato ut supra.
Io sottoscritto D. Baldassare Cattaneo
Principe di Santo Nicandro uno de Signori Grandi di Spagna dichiaro, che à 11
del mese di gennaro del passato anno 1733 feci il mio testamento in scritto,
chiuso, e sigillato solennizzato per mano del notaro Gregorio Servillo di
Napoli, in presenza del Regio Giudice à Contratti, e testimonij intervenuti, e
sottoscritti in esso testamento, che fù dato à conservare al detto notaro
Gregorio, nel qual testamento istituij il mio erede universale, e feci varij
altri legati, e disposizioni e specialmente mi riserbai facoltà di lasciare un foglio
di varij legati, e disposizioni sottoscritto di mio proprio carattere, in
potere del detto notaro Gregorio, ò del mio Padre Confessore. Ed ordinai al mio
erede, che dovesse esseguire inviolabilmente, quanto in esso foglio sarebbe dà
me ordinato, e disposto, avendoli dato forza, e vigore, come se fusse inserito
di parola in parola in detto testamento.
Avvalendomi adunque della detta facoltà
riserbatami in detto mio testamento hò fatto il presente mio foglio, quale
voglio, abbia à conservarsi dal detto notaro Gregorio, per doverlo poi aprire,
e publicare nell’atto dell’apertura del detto testamento.
Primieramente annullo il legato, che avevo
fatto à favore di Pietro Verrina che mi serviva alla Camera, avendo voluto
partire dà mia casa, e commettere molte leggierezze, le quali tutte le vengono
dà me perdonate, e prego il mio benedetto figlio, ed erede, quando lo conosca
emendato, et inclinato al bene, ad aiutarlo, per darli dà vivere nella
Computistaria di Santo Nicandro.
Sono entrato in qualche scrupolo di non
aver adempito à due voti fatti, in occasione di mie malatie, l’uno à Santo
Nicolò di Bari, l’altro à Monte S. Angelo, di docati cento l’uno; che però
ordino, e voglio, che, seguita mia morte, il mio erede faccia avere à detti due
Santuarij la valuta di docati cento ad ogn’uno di essi, ò in denaro contante, ò
in una lampada di argento, ò in altro ornamento sacro, à suo piacere, e come stimarà
meglio; il tutto però, quando io non avessi adempito à tale debito, prima di mia
morte, come lo dichiarerò.
Di più lascio à titolo di legato alla mia
Cappella del glorioso S. Francesco di Paula, dentro la Venerabile Chiesa di
Santa Maria della Stella de Padri Minimi, all’incontro il mio palazzo, docati
trecento dà impiegarsi, ò in ristoro di fabrica per la detta Cappella quando si
riconoscesse, che patisse al muro, come pare. E quando per tale effetto vi
volesse maggior somma, intendo, che il mio erede debbia supplirlo, correndo à
carico nostro di sostenerla; quando poi non necessiti di alcuno riparo, voglio
che li docati trecento s’impieghino in qualche ornamento per la medesima
Cappella, ad elezzione del mio erede, ò in argento, ò in suppellettili per la
medesima, ò come meglio parerà à detto mio erede.
Hò pagato in mia vita al Reverendo Padre
Domenico Tortora, che hà soluto udire le mie confessioni, carlini trentotto il
mese, cioè carlini trenta per elemosina dà farsi dà lui, e carlini otto per la
limosina di otto messe che in ogni mese ave celebrato, ed applicato, secondo la
mia intenzione. E disiderando, che continui la celebrazione di dette messe per
l’anima mia, sua vita durante; che perciò ordino, e voglio se li paghino docati
venti per ciascheduno anno, sua vita durante.
Ad Andrea Scorza mio cameriero, oltre
quello, che hò disposto à suo favore nel mio testamento, voglio, se li paghino
altri docati venti prò una vice tantum. Et ad Arcangelo Gallina – altro mio
cameriero se li paghino docati dieci prò una vice tantum. Napoli li 10 decembre
1734.
Io Baldassare Cattaneo Principe di S.
Nicandro dispongo come sopra.
Nel sudetto mio testamento hò fatto un
legato à D. Anna Cattaneo Contessa di Montoro mia figlia del mio anello di
smeraldo con uno smeraldo grande brillantato, e due diamanti di lato; ma perché
la sudetta mia figlia ave eletto di vivere nel Monastero di S. Giovanni
Battista, benchè da secolare, non avendo ella più bisogno di gioie; Per tanto
rivoco il detto legato, avendo io già da ora donato al Duca di Termoli mio figlio,
il detto anello. Ed all’incontro, come cosa più à lei servibile, li lascio per
mia memoria la mia lucerna d’argento per legere, ò scrivere la sera.
In detto mio testamento hò lasciato alla
Casa Santa dell’Incurabili docati cinquecento in due capitoli; Ma avendo
riconosciuto, che sia stato equivoco, mentre di essi ne ho destinato docati
duecento ad altra opera pia; Perciò intendo, e voglio, che alla detta Casa
Santa dell’Incurabili si paghino solamente docati trecento prò una vice, non
ostante, che altrimenti apparisse dal detto testamento. Napoli li 22 maggio
1736.
Io D. Baldassare Cattaneo dispongo come
sopra
Napoli à 22 maggio 1736
Principe di S.
Nicandro
In mani del Signor notaro Gregorio
Servillo
Foglio di disposizioni, dichiarazioni e
legati fatto dall’Eccellentissimo Signor Principe di Santo Nicandro,
consignatomi oggi li 22 maggio 1736 in Napoli, per doverlo fedelmente
conservare col di lui testamento in iscritto, per doversi aprire, e publicare
una col detto testamento doppo la sua morte, quale sia doppo lunghissimi e
felicissimi anni. Notar Gregorio Servillo
In nomine Domini Nostri Iesu Christi. Amen
Die quinto mensis februarij secundae
indictionis millesimo septingentesimo trigesimo nono Neapoli. E proprio fuori
le mura di questa città nella casa palaziata dell’infrascritto Eccellentissimo
Signor Principe di Santo Nicandro sita dirimpetto la Chiesa, e Monastero seu
Convento di Santa Maria della Stella de Reverendi Padri dell’Ordine de Minimi,
seu di S. Francesco di Paola.
A preghiere e richieste fatteci per parte
dell’Eccellentissimo Signor D. Baldassare Cattaneo Principe di Santo Nicandro
personalmente ci siamo conferiti in detta sua casa palaziata, ed essendomo ivi
gionti avemo trovato nel quarto superiore, dove egli abita, il detto Signor
Principe giacente in letto, benchè infermo di corpo, sano però per la Dio
grazia, di mente, ed intelletto, e nel suo retto parlare, memoria, et udito esistente,
il quale spontaneamente ave asserito avanti di Noi, che à undeci del mese di febraro
1733 in Napoli fece il suo ultimo testamento in iscritto, chiuso, e sigillato,
e quello consignò à me sudetto notaro per doverlo fedelmente conservare, e dopo
sua morte aprire. Ed in oltre à 22 di maggio 1736 il medesimo Signor Principe
fece un foglio di disposizioni, dichiarazioni, e legati parimente chiuso, e
sigillato, e quello consignò à me medesimo notaro Gregorio Servillo per doverlo
fedelmente conservare col di lui testamento in iscritto, per doversi aprire, e
publicare una col detto testamento dopo la sua morte. E perché la volontà dell’uomo
è ambulatoria, e li è lecito di aggiungere, e mancare sino alla morte; Per
tanto ratificando prima il detto testamento, e foglio di sue disposizioni
praeter di quello, che infra disponerà; esso Signor Principe ave fatto, e fà li
presenti suoi codicilli nuncupativi, quale vuole, che vagliano come tali, seu
vagliano per ragione dè lagati, ò donazione causa mortis, e per ogni altra
miglior via che dalle leggi li vien permesso, volendo, che inviolabilmente
abbiano ad adempirsi, giusta la loro serie, continenza, e tenore.
Item dichiara, che fra le altre cose in
detto suo testamento ave ordinato esso Signor Principe, che dal di della sua
morte in avanti in perpetuum et in infinitum, mundo durante, si abbia à
celebrare una messa il giorno per l’anima di esso Signor Principe nella Chiesa
di S. Maria della Stella nell’altare della Cappella del glorioso S. Francesco
di Paola, che ave acquistato, in virtù d’istromento rogato per mano di me
sudetto notaro Gregorio Servillo dà uno sacerdote prò tempore eligendo dal suo erede,
amovibile ad nutum di esso erede di esso Signor Principe, e delli di lui eredi
e successori, anco senza causa; E per detto effetto avere ordinato in detto suo
testamento, che dal detto suo erede si avesse à pagare la somma di annui docati
cinquantacinque in circa al Cappellano, che doverà celebrare detta messa
cotidiana, sin tanto che uno delli due figli del magnifico Paolo Scorza (che
serve presentemente da Gentiluomo in sua casa) pervenisse all’età di potersi
ordinare sacerdote; Et in tal caso dovesse uno di detti figli di Paolo Scorza
godere detta Cappellania, sua vita durante, e che potesse valersene per
assignarla per suo patrimonio à fine di potersi ordinare sacerdote, come
ampiamente ave detto contenersi in detto testamento, al quale s’abbia
relazione.
Che perciò in vigore delli presenti
codicilli ordina, e vuole esso Signor Principe, che Ippolito Scorza figlio del
detto magnifico Paolo, subito che sarà asceso, colla Dio grazia al grado
sacerdotale, abbia à celebrare, sua vita durante, la detta messa cotidiana per
l’anima del detto Signor Principe nell’altare di S. Francesco di Paola in detta
Chiesa di Santa Maria la Stella.
Verum dal di della morte di esso Signor
Principe in avanti debba celebrarsi detta messa cotidiana dà altro sacerdote
eligendo dal suo figlio ed erede. Però vuole, ed espressamente ordina esso
Signor Principe, che detto Ippolito possa servirsi di detta Cappellania à
titolo di suo patrimonio per ascendere al grado sacerdotale. Et acciò con
effetto detto Ippolito Scorza possa ottenere, così la prima tonsura, come gli
ordini minori, e sagri, et il presbiterato, vuole, ed ordina esso Signor
Principe, che dal suo erede si paghino al detto Ippolito Scorza in luogo del suo
patrimonio annui docati trentasei, e questi sino à tanto, che detto Ippolito
sarà asceso al grado sacerdotale; dal quale giorno in poi doverà cessare il
pagamento di detti annui docati trentasei, atteso si doveranno dal detto giorno
in poi pagare ad esso Ippolito gli annui docati cinquantacinque ordinati per
detta Cappellania, quali restaranno à titolo di patrimonio di esso Ippolito,
con restare obligato esso Ippolito celebrare ogni giorno la detta messa in
detta Cappella di S. Francesco di Paola eretta in detta Chiesa di S. Maria
della Stella, vita durante di esso Ippolito per l’anima di esso Signor
Principe; Dichiarando esso Signor Principe che detti annui docati
cinquantacinque sono franchi al Cappellano, che celebrarà detta messa, dallo
ius della Sagristia, per lo quale ius ne stà detto Monastero di Santa Maria la
Stella sodisfatto da esso Signor Principe, in virtù di convenzione frà di loro
inita.
Verum se forsi in essecuzione de decreti
sinodali della Corte Arcivescovile Napolitana fusse di bisogno supplire al
detto Ippolito sino alla somma d’annui docati settantadue, cioè annui docati
trentasei per la messa cotidiana, ed annui docati trentasei per ragione del suo
patrimonio; sia tenuto in detto caso l’erede di esso Signor Principe, dal di
che detto Ippolito cominciarà à celebrare detta messa cotidiana per l’anima di
esso Signor Principe, non solo pagarli gli annui docati cinquantacinque
stabiliti, ed ordinati pagarsi al Cappellano prò tempore della detta
Cappellania, ma anco pagarli il supplemento sino alla somma di annui docati
settantadue, vita durante di detto Ippolito tantum.
Item esso Signor Principe lascia il suo abito,
seu vestito nuovo ultimamente fatto, al Reverendo Padre Saverio Sagristano di
Santa Maria della Stella, affinchè lo venda, e dal prezzo da quello perveniendo
ne facci altri utensili, seu suppellettili per servizio della detta Cappella di
esso Signor Principe.
Item esso Signor Principe lascia il suo bastoncino
con manico d’oro ultimamente comprato, al suo nipote figlio primogenito
dell’Eccellentissimo Signor Duca di Termoli e Casalmaggiore suo figlio, acciò
se lo goda per memoria di esso Signor Principe suo avo.
Delli quali codicilli, dichiarazioni, e
legati esso Signor Principe ve ave richiesto Noi perché ne facessimo publico
atto etc. nos autem etc. unde etc.
Presentibus notario Nicolao Servillo notarij Ioachim Regio Iudice ad Contractusnifico Doctore Phisico Nicolao Alderisio de Neapo
Magnifico Antonio Claviso de Domo eiusdem Testibus
Magnifico Iosepho
Moltedo Domini Principis
et Magnifico Archangelo Gallina
Ita est notarius Gregorius Servillo de
Neapoli
Trascrizioni a margine dei fogli
f. 422r
Apertura del testamento
del fù Signor Principe di Santo Nicandro D. Baldassare Cattaneo, e del foglio
de disposizioni, e legati fatti dal medesimo e codicillo nuncupativo del
medesimo olim Signor Principe di Santo Nicandro per mano mia rogato à 5 febraro
1739
f. 427v
Si nota, che dal Signor D. Nicola Belarde
si sono pagati per Banco di S. Giacomo con sua poliza notata fede à 21 febraro 1739 docati cinquanta
all’infrascritto Signor D. Nicola Calderisio disse pagarli d’ordine, e di
proprio denaro del Signor Duca di Termoli in adempimento dell’introscritto
legato fattoli dal fù Signor Principe di Santo Nicandro in questo suo testamento,
restando detto Signor Duca erede quietato per aquilianam stipulationem per come appare dalla detta poliza, alla quale mi riferisco.
Notar Gregorio Servillo
f. 428r
Si nota, che dal Signor D. Nicola Belarde
con sua poliza per Banco di S. Giacomo notata fede à 21 febraro 1739 si sono pagati docati duecento all’introscritta
Signora Suor Maria Vittoria Cattaneo monica in S. Giovanni Battista disse
pagarli d’ordine, e di proprio danaro del Signor Duca di Termoli in adempimento
del legato lasciatoli dall’introscritto fù
Signor Principe di Santo Nicandro per comprarsene cioccolatto, e stante detto
pagamento resta lei sodisfatta, e detto Signor Duca erede quietato, etiam per aquilianam stipulationem per come appare dalla
detta poliza, alla quale etc.
Notar Gregorio Servillo
f. 429r
Si nota che dal Signor D. Nicola Belarde
si sono pagati per lo Banco di S. Giacomo notata fede à 21 febraro 1739 docati duecento alli Reverendi Padri della
Missione de Vergini di questa città docati duecento disse d’ordine, e di
proprio danaro del Signor Duca di Termoli in adempimento dell’introscritto legato lasciatoli dal fu Signor
Principe di S. Nicandro pro una vice, restando detto Signor Duca quietato per
come appare dalla detta poliza, alla quale etc.
Notar Gregorio Servillo
f. 430r
Li notamenti dell’introscritto legato, seu delli pagamenti fatti alla
famiglia stanno notati sotto le fine del presente testamento nel foglio
susseguente al presente
f. 430v
Ho ricevuto l’introscritti docati cento
per lo Banco di S. Giacomo con poliza in testa del Signor D. Nicola Belarde notata fede à 21 febraro 1739 disse pagarmeli
d’ordine e proprio danaro del Signor Duca di Termoli in adempimento del lasciatomi dall’introscritto quondam Signor Principe di Santo
Nicandro per l’introscritto suo testamento e copie, e stante detto pagamento
fattomi resta detto Signor Duca quietato per aquilianam stipulationem, e per
patto di altro non domandare per detta causa.
Notar Gregorio Servillo
f. 430v
Si nota, che dal Signor D. Nicola Belarde
con sua poliza per lo Banco di S. Giacomo notata fede à 21 febraro 1739 si sono pagati docati trecento alla introscritta Casa Santa dell’Incurabili disse
pagarli d’ordine e di proprio danaro dell’Eccellentissimo Signor Duca di
Termoli in adempimento dell’introscritto
legato lasciatoli dall’introscritto Signor
Principe di Santo Nicandro in questo suo testamento restando esso Signor Duca
quietato com’erede di questo anco per aquilianam stipulationem come appare dalla detta poliza alla quale etc.
Notar Gregorio Servillo
f. 433r
Foglio consignatomi chiuso dall’introscritto fù Signor Principe di Santo Nicandro à
22 maggio 1736 aperto col sudetto testamento oggi li 6 febraro 1739 stante la
morte seguita del detto Signor Principe.
Notar Gregorio Servillo
f. 433v
Si nota, che dal magnifico Giuseppe
Teodoro con sua poliza notata fede à 20 maggio 1740 per lo Banco dello Spirito
Santo si sono pagati al Venerabile Convento di S. Maria della Stella docati
duecento sette, e grana cinquanta, disse pagarli d’ordine, e proprio danaro
dell’Eccellentissimo Signor Duca di Termoli erede dell’introscritto olim Signor Principe di Santo Nicandro
per causa dell’introscritto legato di docati trecento lasciatoli
per impiegarsi in fabrica per la Cappella in detta Chiesa del glorioso S.
Francesco di Paola per il patimento del muro di detta Cappella come allora
pareva quando anco avesse bisognato spendere più, e quando poi non necessitasse
tutta detta somma di docati 300 al detto riparo ordinò, che s’impiegassero in
qualche ornamento per la detta sua Cappella ad elezzione del suo erede, e
sicome la spesa del riparo, e risarcimento del detto muro ave importato la
somma di docati 92—50 secondo la misura, et apprezzo fatto dal Signor Giovanni
Papa Tavolario del Sacro Regio Consiglio, quali si sono pagati al capomastro
fabricatore Domenico Zeccolella à 18 marzo del corrente anno come stà
dichiarato nella poliza del Banco de Poveri di docati 158—16 sotto nome di
Nicola Belarde, vengono ad avanzare dal detto legato di docati 300 li sudetti
docati 207—50 pagati con detta altra poliza à Reverendi Padri quali hanno
promesso farne sei candelieri d’argento coll’impresa di detta Eccellentissima
Casa per ornamento della detta Cappella del detto Glorioso Santo, e col detto pagato ho, resta adempito detto legato per
come appare dalla detta poliza, alla quale mi riferisco.
Notar Gregorio Servillo
f.433v
Questo legato fatto a Scorza, e Gallina
stà sodisfatto come dal notamento fatto in fine del testamento del Signor
Principe
f. 435r
Codicillo nuncupativo dell’Eccellentissimo
Signor D. Baldassare Cattaneo Principe di Santo Nicandro
f. 435v
Sodisfatto questo introscritto legato, come dal notamento fatto in
calce del testamento del Signor Principe D. Baldassare Cattaneo appare
Notar Gregorio Servillo
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- Dott.Arch. Sergio Attanasio Università degli Studi di Napoli Federico 2°anno accademico 2006/2007 La Committenza Nobiliare nel Settecento a Napoli e nel Vesuviano, “Palazzo Sannicandro in Via Stella”
Società storica del Sannio domenico-Cattaneo-della-volta-controverso-aio-del -re
www.nobili-napoletani.it
Portale del sud-org/cognomi_c1.htm
(1) Soprintendenza per i beni Ambientali e Architettonici di Napoli ,relazione prot. 22770
del 28/07/2000 e prot. 19032, Dott.Architetto Tobia Di Ronza
2 Affreschi probabilmente di Giovanni Balducci ritrovati e restaurati a cura della Soprintendenza di Napoli nel corso dei lavori di restauro dell'edificio.
3 affreschi superstiti
4 Il dipinto del Solimèna rimase nel salone di ingresso dell'appartamento nobile sino alla fine dell’ottocento/inizi 900,(poi in seguito al frazionamento dell'appartamento se ne persero le tracce) fu poi rinvenuto nel “1981” nel salone del palazzo Parigino "De Noailles"attualmente sede del museo Baccarat ,(11 Place des Etas Unis -75116),l’opera collocata dagli studiosi tra il 1730 ed il 1731 fu attribuita al Solimèna nel 1981,da Arnauld Brejon de Lavergnèe,fu venduta a Ferdinand
8 il documento in cui si trovano gli epitaffi è il seguente: Opuscoli di Giambattista Vico nuovamente pubblicati con alcuni scritti inediti da Giuseppe Ferrari,Milano,dalla società Tipografica dè Classici Italiani MDCCCXXXVI, vol.I,pp.341/342, Link:http://boocks.google.it/boocks google.com
9 Frà Gherardo degli Angeli di Eboli ,poeta e allievo di Giambattista Vico ,studiò nei Gesuiti, ma nel 1729 entrò nell'Ordine dei Minimi alla Stella,predicatore e oratore ufficiale per conto del Re,predicò fino al 1765 quando,malato,si chiuse nel Monastero di S. Maria Della Stella dove morì il 2 Giugno 1783.(Dizionario biografico Treccani).
12 Foto forniti dalla Prof.ssa Bitti Cattaneo Della Volta 13 Giovanni Balducci è sepolto nelle catacombe di S.Gaudioso.sotto la Chiesa di S.Maria della
Sanità. (foto e articoli sul web).
14 Bernardo De Dominici ,pittore storico dell'arte (1683 / 1759) nel suo trattato del 1742,"Vite de'
Pittori,Scultori ed Architetti Napoletani" descrisse le allegorie che il Solimèna volle rappresentare in questa grande tela i vari modi per i quali si ascende alla Gloria e le Virtù che cercano di sottrarre dai vizi la gioventù la quale è guidata da Pallade e da Mercurio. La Gloria è accompagnata da varie scienze acquistate con lungo studio,nel basso Pericle che sbrana
il leone nel mentre alcuni sacerdoti porgono incensi a un simulacro di un falso dio con altri bellissimi
accompagnamenti e figure allusive.
Questo libro è c/o la Biblioteca Nazionale Austriaca di Vienna
15 Pozzo a pianta poligonale posto nel passaggio tra il cortile e lo spazio archivoltato
16 Ottorino Gurgo,Lazzari una Storia Napoletana
17 Wikipedia
18 Rosario Villari Politica Barocca inquietudini mutamento prudenza
19 I sicari di Masaniello furono,(17):Carlo e Salvatore Catania,Andrea Rama,Andrea Cocozza
Michelangelo Ardizzone,ricompensati poi con incarichi e somme di denaro.
Il corpo di Masaniello,recuperato e ricomposto da un gruppo di persone,fu sepolto,dopo
una processione per le vie di Napoli,nella basilica del Carmine dove rimase sino al 1799,dopo fu
tolto e se ne persero le tracce.
20 guida_il_sole_tra_i_vicoli_2011
21 Il Convento Carmelitano di Santa Maria della Vita è ubicato nell'area dell'ex ospedale di
S.Camillo,attualmente ospita un centro di recupero per tossicodipendenti e di ospitalità per i
senza fissa dimora.
22 (Tesi di dottorato ,Dott. Mario Epifani,anno accademico 2006/2007)
23 S. Maria Maddalena De' Pazzi, (1566/1607) nacque a Firenze il 2 Aprile,è sepolta sotto l'altare
maggiore del monastero di S.Maria degli Angeli (S.Maria De 'Pazzi) che ha sede in Careggi (Fi)
Gaspare Roomer ne era devotissimo e fu il promotore del culto di questa Santa a Napoli.
24 Un Ducato equivaleva a 3,44 grammi oro 24 K,che al prezzo corrente sono circa 100 EU
200.000 ducati potrebbero valere 20 milioni di EU.
25 Napoli,Atlante della città storica Stella,Vergini,Sanità, di Italo Ferraro edizioni Oikos
26 Nuovo Monitore Napoletano (l'ira di Masaniello contro Diomede Carafa)
Altre informazioni su :wikipedia palazzo dei principi di Sannicandro
Nicola Della Monica,Palazzi e giardini di Napoli Newton Compton editori
27 Prospetti e foto aerea fabbricato : Studi : Arch. : Raffin, Arch, Angelo Salvatore Spadaro ; Arch.
28 Ludovico de La Ville - Sur Yllon
29 Foto fornita dai Coniugi : Francesco Tommasini Mattiucci /Bitti Cattaneo Della Volta
Quando Ferdinando di Borbone (1751 / 1823) ereditò il regno di Napoli, (1759) aveva otto
anni e assunse il nome di Ferdinando IV,data la sua giovane età il regno fu affidato a un
consiglio di reggenza presieduto da Domenico Cattaneo 3° principe di Sannicandro
Con l'invasione del regno di Napoli delle truppe Francesi, (1798) re Ferdinando si rifugiò
a Palermo e prese il nome di Ferdinando III.
Dopo il congresso di Vienna (1814 / 1815 ), re Ferdinando ritornò sul trono di Napoli
prendendo il nome di Ferdinando I.
31 Napoli borbonica-Maria Antonietta-forumFree ladyreading.forumfree.it
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(40, 34)
Santuario di Santa Maria Della Stella
- Questa chiesa così come oggi si presenta è solo una parte dell'originale complesso architettonico fondato dai Padri Correttori nel 1571, poi rifondato dieci anni dopo da Domenico Fontana,il convento della Stella e gran parte della chiesa medesima, furono distrutti quasi totalmente dai bombardamenti del 1943 e dallo spaventoso incendio doloso del novembre del 1944 che ne ha compromesso definitivamente l'assetto generale comprendente prima di questi episodi opere pregevolissime del Farelli, di Massimo Stanzione, Beltramo e Domenico Antonio Vaccaro, nonché Fumo e Sanmartino.
Gli anni e gli avvenimenti della fondazione della chiesa.
7 Agosto 1571
- Non prima però della peste del 1501, anno in cui la tradizione racconta del ”sogno del tessitore Sebastiano”, un abitante del rione alto Fonseca, al quale la Madonna dopo aver rilevato che nella chiesa di San Giovanni a Carbonara, sotto cumuli di rovine giaceva una sua Immagine, promise di liberare il popolo di Napoli dal morbo della peste se avessero trovato opportuna sede per il ricovero dell'icona e della sua venerazione con oboli e preghiere. E ciò avvenne realmente: l'icona trovò posto solo inizialmente in una cappella a Lei dedicata fuori Porta San Gennaro e qualche tempo dopo presso i ”Mastri Governatori” di Santa Maria in Costantinopoli, nell'omonima chiesa sull'omonima via. Durante le opere di riforma della città nel periodo del viceregno di Pedro de Toledo, l'icona ancora una volta cambierà sede per un oratorio a piazza Cavour, molto probabilmente in un'area ristretta tra le scarpate anfrattuose oggi occupate dall'edilizia teresiana del Borgo alle Cavaiole. Soltanto nel 1580 sotto il primo vicariato del De Amicis e sulla prima Provincia napoletana dell'Ordine dei Minimi di San Francesco da Paola, si decise d'innalzare il convento da sempre appartenuto ai Minimi fatto costruire così com'è con l'uso dei lasciti di Laura Brancaccio dei Marchesi di Montalbano.
La chiesa, alta 17 metri, bassa rispetto al suo sviluppo longitudinale, si presenta dolcemente a croce latina, ottenuta da un rettangolo misurante 22 metri per 45.
- Le cappelle risultano profonde ognuna 5 metri e fiancheggiano 5 per lato, la navata unica e vasta e larga da cappella a cappella 12 metri; tra le lesene delle cappelle e la navata medesima sedici grandiosi paraste proveniente dalla distrutta chiesa domenicana dei Santi Pietro e Sebastiano, presentano questa chiesa, che è di forma ellittica, leggermente come fosse concava; l'abside rettangolare, ha ai due lati fin dalla sua costruzione due aperture: a destra questa comunica con la strada e a sinistra con l'antisagrestia; all'intersezione del transetto con la navata non si erge la cupola. Il semplice e geometrico schema dell'aula congregazionale con l'altare in fondo, isolato nel presbiterio, indica l'adesione ai canoni della Controriforma. Dieci cappelle realizzate con decorazioni in stucco, gli altari tutti rifatti poiché distrutti dai bombardamenti del 1943 con quadri provenienti dai depositi della Soprintendenza ai Beni Artistici e Storici; la navata ed il transetto hanno il soffitto cassettonato ed ornato da elementi naturalistici ripresi da quelli originali del '700 anch'essi distrutti dalla furia bellica; le tre tele che ornano il soffitto del transetto, a partire dalla sinistra Fuga in Egitto, Circoncisione di Gesù, Nascita della Vergine eseguite da Pietro del Pò con la collaborazione del figlio Giacomo, prima del 1688, provengono dalla Cappella Palatina al Maschio Angioino.
Le opere artistiche e le influenze della Caserma dei Carabinieri Podgorà.
Il quadro dell'Immacolata Concezione firmato "Io Batta Caracciolus" che si ammira nell'abside, nella prima metà del '700 era collocato nella sagrestia dove vi restò fino all'ultima sistemazione della chiesa.
- I restauri operati dalla Soprintendenza in seguito all'incendio del 1944, spogliarono la chiesa degli elementi in stucco, tipica veste del pieno Settecento, scoprendo l'architettura in piperno della chiesa qual doveva presentarsi nel periodo del tardo manierismo napoletano. Il coro ligneo del Cinquecento dietro l'altare maggiore aveva un pavimento di antiche ”riggiole” fatte sparire alla fine del '700. Va aggiunto e non trascurato che fino al 1638 durante la lunga fase di costruzione del complesso chiesastico non v'è traccia di un architetto, mentre dopo e fino alla prima metà del '700 si segnala la presenza di Bartolomeo Picchiatti, sovrintendente ai lavori si dice interrotti e ripristinati solo dal figlio con l'aiuto di Pietro ed Aniello de Marino, accertato da più di un anno. A partire dal 1638 in poi la direzione dei lavori sulle fabbriche del chiostro e dei due dormitori, assegnati alla locale tenenza dei Carabinieri nella caserma Podgorà all'indomani dell'espulsione degli Ordini religiosi del 1861.
Chiesa di S.Maria della Stella in Napoli |
Il quadro del Caracciolo, è posizionato al posto del dipinto di Giacomo Farelli (1629/1706),il Farelli dipinse nel coro della chiesa di S.Maria della Stella, (ubicato dietro L'altare Maggiore),tre tele distrutte poi nell'incendio provocato dai bombardamenti del 1943,esse raffiguravano una Madonna che appare a S. Francesco di Paola, (fig,1 al posto del quadro attuale del Battistello Caracciolo), Cristo che caccia i mercanti dal Tempio , alla parete del lato sinistro dell'Altare Maggiore e Cristo e l'Adultera alla parete del lato destro (fig. 3).
Il 4 Agosto del 1943 un bombardamento aereo sulla città di Napoli colpì la Chiesa dissestando
l'intero edificio e provocando un incendio .
Antisagrestia
Degno di attenzione è il monumento funebre del Vescovo di Vico Equense Aloyous Riccius morto nel 1643,prelato della Nobile Famiglia dei Riccio (poi Rizzo),che raggiunse la massima influenza sotto le dominazioni degli Aragonesi e degli Angioini e che, tramite alleanze matrimoniali,era imparentata con le più potenti famiglie dell'epoca,tra cui i Caracciolo (nel 1500 ) e i Carafa della Stadera ( nel 1650 )
P. Gherardo Degli Angeli ,illustre letterato e insigne oratore dei Minimi,(Eboli 16/12/1705,Napoli 2 2/6/1783) |
Epigrafe di P. Gherardo Degli Angeli nell'antisagrestia della Chiesa di S.Maria della Stella |
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Giambattista Vico ------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------ |
34 Ringrazio i Padri Minimi di S.Maria della Stella per le foto che mi hanno permesso di fare all'interno del Santuario e al molto Reverendo P.Mario Savarese "Rettore del Santuario" che mi ha fornito copia di un opuscolo del 1910 ,con interessantissimi cenni storici sul Santuario di S.Maria della Stella,così come era prima dell'incendio,monografia storica del Padre Minimo Giuseppe Maria Roberti per ulteriori approfondimenti sul Santuario di S.Maria della Stella,consultare questa monografia.
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